lunedì 5 giugno 2023
Una sentenza della Cassazione apre a possibili ondate di risarcimenti per l'inquinamento acustico. Nel mirino anche gli incassi da autovelox. Decaro, presidente Anci: «I soldi li spendiamo bene»
Movida a Campo dei Fiori, Roma

Movida a Campo dei Fiori, Roma - Ansa

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Nelle scorse ore, i Comuni sono finiti al centro delle polemiche. Perché la questione è di quelle che riguardano tutti: l'utilizzo del denaro pubblico. Da un lato, il tesoretto delle multe. Fra auto in divieto di sosta, in doppia fila o colte in eccesso di velocità, i sindaci di tutta Italia - riporta il Codacons in una ricerca pubblicata sabato scorso - incassano ogni anno ben mezzo miliardo di euro. Dall'altro, l'annoso problema della movida in città. Una recente sentenza della Cassazione ha dato ragione a una coppia di bresciani che si lamentava degli eccessivi rumori che salivano dalla strada fino a tarda notte. Secondo i giudici, il baccano sarebbe nocivo per la salute di chi abita nelle vicinanze e perciò, laddove non venga garantito il rispetto della quiete pubblica, sono i Comuni a doversi fare carico di pagare i danni. Con possibili conseguenze nefaste per i bilanci delle amministrazioni.
In particolare, nel caso dei coniugi di Brescia, la richiesta di risarcimento ammontava a oltre 50mila euro. Adesso la Suprema corte ha disposto un appello bis per quantificare i danni reali subiti dalla coppia. La Cassazione, in breve, ha ritenuto legittima la richiesta dei residenti dei quartieri della movida, perché la pubblica amministrazione non ha tutelato la salute dei propri cittadini. Non è dunque difficile ipotizzare che, alla luce di un simile precedente, possano essere in molti a lamentare un eccessivo inquinamento acustico nelle proprie città, chiedendo rimborsi ai primi cittadini che temono per i bilanci. Preoccupata la risposta del sindaco di Ravenna e presidente dell'Unione delle province Michele De Pascale: «Una sentenza che si inserisce in un quadro normativo quanto mai intricato come quello dell'inquinamento acustico. È evidente che servirebbe un intervento legislativo che abbini alle responsabilità i poteri, per poi far rispettare le regole». In altre parole, non si chiedano risarcimenti senza dare gli strumenti per contrastare la movida. Ancor più dura la risposta di Miguel Gotor, assessore alla Cultura del comune di Roma: «Mi pare un provvedimento eccessivo. Per arginare gli effetti negativi della cosiddetta "mala-movida" bisogna prevenirli con provvedimenti appositi, ad esempio la chiusura anticipata nei fine settimana dei mini market che vendono alcolici». Per Alessio d'Amato, al contrario, consigliere regionale d'opposizione nel Lazio, «è una sentenza importante che riconosce la prevalenza del diritto alla salute come inalienabile nei confronti della movida». In ogni caso, la sentenza della Cassazione ha messo in allerta le amministrazioni che rischiano di essere travolte dalle richieste di risarcimento. Senza poterle soddisfare.
Per adesso, però, ad arricchire le casse comunali ci pensano le multe. Solo a Milano, la città che guadagna di più dalle sanzioni per violazione del Codice della strada, gli incassi sono ammontati a oltre 150 milioni di euro. Quasi il 3,5% delle entrate totali dell'amministrazione. Seguono Roma, 133 milioni di euro, e Firenze, dove si registra il record di multe tramite autovelox per un totale di ben 23,2 milioni di euro. Le polemiche nel capoluogo toscano sono giunte fino in Consiglio, dove l'opposizione ha esposto oggi una riproduzione di un autovelox.
La percezione fra i cittadini è che le multe siano esose. Ma il rischio di un'emorragia di risarcimenti dovuta ai danni della movida preoccupa le amministrazioni. A rassicurare entrambe le parti, trattando con il governo sul Pnrr, ci pensa il presidente dell'Associazione nazionale comuni italiani Antonio Decaro: «Se glieli dai, i Comuni i soldi li spendono e spendono bene. Il problema è che arrivano troppo lentamente».

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