lunedì 9 dicembre 2024
Il giorno dopo il disastro sono stati trovati tutti e tre i dispersi: autotrasportatori e manutentori. Ieri assemblea a Livorno, oggi sciopero nel sito. Il cardinale Lojudice: sicurezza prioritaria
Vigili del Fuoco al lavoro nel deposito Eni di Calenzano

Vigili del Fuoco al lavoro nel deposito Eni di Calenzano - ANSA

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Il giorno dopo l’ennesima strage di lavoratori l’odore acre del fumo è ancora fortissimo. L’area del deposito Eni di via Erbosa sembra una zona di guerra, con i detriti e la schiuma antincendio sparsa ovunque intorno al sito di stoccaggio ridotto a un gigantesco scheletro annerito, e le famiglie residenti nella zona che sono rimaste fuori tutta la notte dalle loro case con le finestre andate in frantumi. Un anziano volontario della Protezione Civile osserva la scena sconsolato, paragonandola al disastro del 2009 alla stazione di Viareggio: il gpl che si propagò nell’aria da un treno deragliato e incendiò un’intera strada mentre gli abitanti dormivano. Anche il disastro di lunedì mattina a Calenzano è stato causato dai combustibili e lo stesso sindaco, Giuseppe Carovani, parla di tragedia annunciata. «Era un’azienda a rischio di incidente rilevante ed era stato predisposto un piano di emergenza che abbiamo seguito. C’è però una situazione di vulnerabilità strutturale per la presenza di questo sito sul nostro territorio e ora la presenza del deposito Eni diventa incompatibile con l’area della Piana fiorentina».

La mattinata di ieri, nel primo dei due giorni di lutto cittadino indetti dal Comune, è stata scandita dallo straziante ritrovamento di altre tre vittime. I vigili del fuoco hanno recuperato i corpi dei lavoratori inizialmente dati per dispersi facendo salire a cinque la conta dei morti. Erano tre autotrasportatori e due membri di una squadra di manutenzione arrivata dalla Basilicata, padri di famiglia che si guadagnavano da vivere girando l’Italia sulle autocisterne. Vincenzo Martinelli, 51 anni, e Carmelo Corso, 57 anni, erano rispettivamente di Napoli e di Catania ma vivevano entrambi a Prato, a pochi chilometri dallo stabilimento. Al momento dell’esplosione si trovavano a bordo delle loro autocisterne come Davide Baronti, 49 anni, di Livorno. Originari della Basilicata erano invece Franco Cirelli, 50 anni, e Gerardo Pepe, 45, manutentori di una ditta esterna che stavano lavorando alla sostituzione delle tubazioni di carburante.

Eni ha sottolineato in una nota che al momento «è assolutamente prematuro ipotizzare le cause reali dell’esplosione». Quello che si sa è che il disastro è avvenuto alla pensilina numero sei dell’area di carico del deposito e un testimone presente sulla scena prima dell’esplosione ha riferito di aver visto una copiosa fuoriuscita di liquido all’altezza del cavo dell’alimentazione del carburante. Inizialmente ha pensato che fosse acqua ma poi ha sentito l’odore del combustibile, ha capito che c’era un pericolo e si è allontanato per dare l’allarme. Un attimo dopo c’è stata l’esplosione nella quale ha riportato solo una ferita al braccio mentre agli altri non ha lasciato scampo.

Vigili del Fuoco al lavoro nella raffineria

Vigili del Fuoco al lavoro nella raffineria - Ansa

All’interno dell’edificio ormai pericolante i Carabinieri della scientifica sono riusciti a recuperare il video della telecamera di sorveglianza del deposito. Nel filmato si vede l’ingresso dell’ultima autobotte nella pensilina di rifornimento appena cinque minuti prima del boato, poi le immagini mostrano il momento preciso dell’esplosione con le fiamme che si alzano altissime ma non consentono di capire esattamente il punto da cui ha avuto origine. La procura di Prato ha già aperto un fascicolo d’indagine con l’ipotesi di omicidio colposo plurimo ma secondo quanto appreso ci sarebbe almeno un’altra contestazione che al momento gli inquirenti non vogliono divulgare. Il procuratore capo Luca Tescaroli ha nominato quattro consulenti e un ausiliario per rispondere ai quesiti che ruotano attorno all’innesco e alle procedure di sicurezza. Tra loro ci sono anche due esplosivisti che hanno lavorato come periti nell’inchiesta sulla strage di Capaci, che lo stesso Tescaroli seguì quando era pm a Caltanisetta. L’inchiesta cercherà di capire come e perché sia avvenuta la perdita di carburante e soprattutto se siano state rispettate tutte le norme di sicurezza. Partendo da lì saranno valutate eventuali responsabilità su quanto accaduto.

Intanto Cgil, Cisl e Uil di Firenze e Prato hanno indetto uno sciopero generale provinciale di quattro ore per la giornata di oggi con una manifestazione che si terrà proprio a Calenzano. Ieri si è tenuto un primo sit-in alla raffineria di Livorno, con un’assemblea pubblica di 500 lavoratori. «Questa è una guerra silenziosa che sembra non finire mai e suscita interesse sempre solo dopo tragedie come questa. La nostra è rabbia, non si può morire lavorando» hanno detto le Rsu con i lavoratori accorsi fuori dall’impianto. I sindacati hanno ricordato che a Firenze è ancora vivo il ricordo di un’altra terribile strage sul lavoro, il crollo al cantiere Esselunga di via Mariti del febbraio scorso, anche quella costata la vita a cinque operai, sulla quale al momento non c’è ancora nessun iscritto nel registro degli indagati. «Dieci mesi dopo Firenze è di nuovo a piangere per un’immane tragedia in un luogo di lavoro» hanno detto i segretari generali della Cisl Toscana e Firenze-Prato, Silvia Russo e Fabio Franchi. «Spetterà come sempre alla magistratura accertare eventuali responsabilità ma è tragicamente evidente che su questo territorio c’è un problema».

La Chiesa in preghiera: «Sicurezza prioritaria»

La Chiesa toscana si è stretta in preghiera alle famiglie delle cinque vittime della strage di Calenzano e ai feriti. Un invito in tal senso a tutte le parrocchie è arrivato dal presidente della Conferenza episcopale regionale, cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena. In occasione della giornata di lutto, decisa per oggi dal governatore Eugenio Giani, in tutte le comunità si terrà un momento di preghiera per i lavoratori morti e feriti e di riflessione sulla terribile piaga delle morti sul lavoro. «Esprimo la mia vicinanza e quella dei confratelli vescovi della Toscana alle famiglie delle vittime e dei feriti – aggiunge il cardinale Lojudice –. La sicurezza sul lavoro deve essere un’assoluta priorità ad ogni livello».

La tragedia del deposito Eni è stata nuovamente ricordata dall’arcivescovo di Firenze, Gherardo Gambelli, durante l’omelia per la celebrazione per la Madonna di Loreto, patrona dell’Aeronautica militare e degli aviatori, che si è svolta ieri mattina nella Basilica di Santa Croce a Firenze. «In questa celebrazione desidero rivolgere un pensiero particolare alle famiglie delle vittime dell’esplosione avvenuta nel deposito Eni di Calenzano, esprimere le mie condoglianze per i defunti, la mia vicinanza ai feriti, la mia riconoscenza ai soccorritori – ha sottolineato Gambelli –. Li ricordiamo tutti nella preghiera affidandoli all’intercessione della Beata Vergine Maria». Questa sera Gambelli presiederà stasera una veglia di preghiera nella basilica di Santissima Annunziata. Già nelle ore immediatamente successive all’incidente, l’arcivescovo fiorentino aveva manifestato vicinanza alle comunità e gratitudine ai soccorritori.

La nube di fumo nero dopo l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano

La nube di fumo nero dopo l'esplosione nel deposito Eni di Calenzano - ANSA

«Sconcerto» è stato espresso dal vescovo di Prato, Giovanni Nerbini. «Constatiamo che ancora una volta ci sono dei lavoratori che hanno perso la vita, altri invece sono rimasti gravemente feriti. Sono le ennesime morti sul lavoro che tracciano un bilancio veramente pesante e inaccettabile», è stato il monito del vescovo pratese. Un messaggio di cordoglio è arrivato anche dalla Conferenza episcopale di Basilicata, dato che due dei cinque operai morti erano lucani. «Vogliamo unirci al dolore delle famiglie colpite da questa tragedia affinché trovino consolazione e forza per affrontare questo momento difficile – scrivono i vescovi lucani –. Affidiamo al Signore le anime delle vittime e preghiamo per coloro che stanno lottando per la vita a causa delle ferite riportate. Questo evento drammatico – concludono – ci ricorda quanto sia preziosa e fragile la vita umana e ci sprona a rafforzare l’impegno per la sicurezza sui luoghi di lavoro, affinché tragedie simili non abbiano a ripetersi».

Un minuto di silenzio, in memoria delle vittime, è stato osservato, stamattina in Senato in apertura di seduta. «Oggi è un momento di cordoglio, di lutto – ha detto il presidente Ignazio La Russa – tuttavia sono certo che quest’aula saprà individuare ogni possibile forma di impegno legislativo e non per dare il proprio contributo al contrasto dell’inaccettabile piaga degli incidenti sul lavoro».
Un «impegno bipartisan» per la sicurezza dei lavoratori è stato sollecitato dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, che ha chiesto un minuto di silenzio in occasione del tradizionale scambio di auguri per le festività di fine anno con la stampa parlamentare. Quella degli incidenti sul lavoro, ha ricordato Fontana, «è una tematica su cui c’è molta sensibilità, è doveroso. Purtroppo non è possibile immaginare che le persone vanno a lavorare e non tornano nelle case. È una piaga che persiste, bisogna tentare di farla finire, c’è un impegno bipartisan importantissimo». Intanto, domani mattina alle 10 è prevista una commemorazione delle cinque vittime in via Erbosa, a Calenzano, dove ha sede l’impianto dell’Eni. Con il sindaco Giuseppe Carovani, saranno presenti il presidente del Consiglio regionale toscano, Antonio Mazzeo e i capigruppo dell’Assemblea regionale.

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