venerdì 4 ottobre 2019
Ottomila ciclisti "d'altri tempi", molti stranieri, sulle strade della Toscana in cerca di sensazioni uniche
L'Eroica, un'immagine dell'edizione dello scorso anno (Paolo Penni Martelli)

L'Eroica, un'immagine dell'edizione dello scorso anno (Paolo Penni Martelli)

COMMENTA E CONDIVIDI

Una pedalata indietro nel tempo. Biciclette e abbigliamento d’epoca. Polvere, sudore e fatica. È L’Eroica, tributo a un ciclismo che fu. Un evento che Gaiole, piccolo comune incastonato tra le colline del Chianti senese, aspetta come fosse il Natale. L’appuntamento di quest’anno è fissato per domenica 6 ottobre.
Come da tradizione, il popolo de L’Eroica si ritrova al via per pedalare su uno dei cinque percorsi disegnati lungo le strade bianche della provincia di Siena: da quello leggendario, che in 209 chilometri collega il Chianti a Montalcino, due eccellenze toscane nel mondo, a quello più breve dei 46km. In mezzo c’è il “corto” (81km), il “cento” (106km) e il “medio” (135km).

Sono passati 22 anni da quel 5 ottobre 1997, quando 92 cacciatori di sentimenti ed emozioni diedero vita alla prima edizione in un arcobaleno di maglie di lana attillatissime. Da allora, ogni anno, la prima domenica di ottobre si ripete la magia. «L’Eroica è un esempio di valorizzazione del patrimonio ambientale, di stile di vita sostenibile e di ciclismo pulito», ha raccontato l’ideatore, Giancarlo Brocci. «Un mondo dove ognuno è “eroico” a modo suo: l’importante è dimostrare che ci si può sacrificare col sorriso per una passione sana».
Per l’occasione, i partecipanti tirano fuori da cantine e soffitte biciclette da corsa su strada costruite fino al 1987 incluso. Magari, ricordi di nonni o bisnonni. «L’Eroica è nata per ricercare e ricreare le radici autentiche di uno sport bellissimo, con una grande anima popolare». Uno sport dove tecnologia e doping lasciano il posto a valori come «fatica, avventura, scoperta, imprevisto, solidarietà, gusto dell’impresa e amicizia che suscita la condivisione della difficoltà».

Al traguardo non c’è alcun vincitore perché L’Eroica non è una gara. «Si pedala tutti assieme per ammirare il panorama, fermarsi ai ristori d’epoca e vivere un’esperienza fantastica». Si sale in sella nel nome del ciclismo eroico di Gino Bartali e Fausto Coppi «quello capace d’insegnare i bisogni veri, quelli legati al sacrificio che cerca i limiti del proprio fisico, quando sete, fame, stanchezza si fanno sentire con tutta la loro intensità».

Se nel 2018 gli eroici al via sono stati circa 7.500, quest’anno sono 8mila, un terzo dei quali stranieri provenienti da Germania, Svizzera, Regno Unito e Francia. Spiccano gli oltre 120 statunitensi e i 40 australiani. Il segreto del successo? «Semplice, L’Eroica coniuga alla perfezione sport e turismo, creando ricchezza e valore per un territorio che sembra disegnato apposta per andare in bicicletta, gustando i profumi, i colori autunnali, un bicchiere di buon vino e una scodella di ribollita». Ma non solo: «Le persone partecipano a L’Eroica perché non è uno spettacolo confezionato come il ciclismo del giorno d’oggi. Noi rappresentiamo un’alternativa culturale importante a tutti coloro che si sono appropriati dello sport per business. Abbiamo restituito il “giocattolo” alla gente».

Essere eroico significa soprattutto «essere come un ciclista di un tempo che pedalava in un paradiso fatto di strade bianche, maglie di lana e biciclette in acciaio, frutto del lavoro di maestri artigiani che il mondo ci invidia da sempre».

Oltre a Luciano Berruti, mitico pettorale numero 1 de L’Eroica, scomparso nel 2017 all’età di 74 anni, grande assente dell’edizione 2019 è l’ex campione del Mondo Felice Gimondi, stroncato il 16 agosto da un arresto cardiaco a 76 anni. «Gli eroici non muoiono mai perché vivono nel ricordo: Luciano perché è l’immagine del nostro mondo e Felice perché è stato un grande campione».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: