giovedì 11 maggio 2023
La "due giorni" organizzata dall'ex presidente del Forum Gigi De Palo. Domani papa Francesco e la premier Giorgia Meloni. Blangiardo (Istat): «Si nasce sempre meno, a rischio 500 miliardi di Pil»
Il presidente della Fondazione per la natalità Gigi De Palo con la ministra Eugenia Roccella

Il presidente della Fondazione per la natalità Gigi De Palo con la ministra Eugenia Roccella - Fotogramma

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Gian Carlo Blangiardo indica i grafici e mette in fila i numeri dietro i quali prende forma l’emergenza natalità. «La popolazione cala. Una decrescita drammatica e costante. I 59 milioni di oggi scenderanno a 48 milioni nei prossimi anni. Spariranno 11 milioni di persone». Nell’auditorium della Conciliazione c’è silenzio.

Il già presidente dell’Istat guarda Gigi De Palo, l’organizzatore della “due giorni” che gli siede a fianco sul palco, e lega decrescita demografica a decrescita economica: «Così perderemo 500 miliardi di Pil». Le immagini si accavallano. Blangiardo è bravo a fotografare la portata dell’emergenza. «Gli 800mila ultranovantenni di oggi saranno 2,2 milioni nel 2070. Di questi 145mila saranno ultracentenari. Teniamone conto perché ci sarà una spesa sanitaria enorme per garantire una qualità di vita degna a una popolazione così invecchiata».

C’è un grande obiettivo che lega mondo politico e mondo economico: invertire una tendenza. Gigi De Palo, ieri presidente del Forum della famiglie e oggi capo della fondazione per la Natalità che ha organizzato la due giorni spinge deciso: «Quello che fa più male della situazione demografica italiana è che il desiderio di un popolo non trova soluzioni concrete nelle politiche dei governi. E uso il plurale perché sono circa quarant'anni che non cambia nulla. Non dovremmo dormirci la notte davanti a questo desiderio di due figli per donna in contrasto con il tasso di natalità fermo all’1,24».

La situazione è drammatica, ma c’è voglia di reagire. C’è voglia di fare fronte comune. L’appello destinato a fare titolo arriva dal capo dello Stato. Sergio Mattarella cita l’articolo 31 della Costituzione… «… Richiama la Repubblica ad agevolare con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Proteggendo la maternità, l’infanzia e la gioventù…».

La strada è chiara a tutti, ma il capo dello Stato vuole rimettere in fila le priorità: «… Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliare l'equilibrio tra vita e lavoro, sono questioni fondamentali per lo sviluppo delle famiglie. Il tema interpella in particolare i giovani, costretti, sovente, a rimandare il proposito di formare una famiglia in attesa di "tempi migliori", posticipando l'esperienza della genitorialità fino, a volte, alla definitiva rinuncia».

È un messaggio forte e un appello finale che fa titolo: "La nascita di un figlio segnale di speranza e di continuità della comunità". Mattarella spinge deciso. E domani sarà la volta di papa Francesco e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. C’è consapevolezza dell’emergenza e c’è voglia di farci i conti. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri arriva all’auditorium e posa la lente su Roma: «Nel 2008 erano nati 27.603 bambini, nel 2021 siamo scesi sotto i 18mila. E nel 2022 non saremmo troppo sopra i 16mila nati. Siamo quindi in pieno inverno demografico anche nella Capitale». I soliti numeri e il solito appello: «La natalità è il tema meno di parte che può esistere. Se c'è una cosa che deve unire tutti deve essere la consapevolezza che è forse il problema principale del nostro Paese», scandisce Gualtieri. Gli interventi si accavallano. Tutti spingono.

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara si concentra sull’impatto che l’emergenza demografica avrà su scuola e sull'istruzione per il prossimo decennio: «Fra dieci anni, dagli odierni 7,4 milioni di studenti, dato 2021, nell'anno scolastico 2033/34 si scenderà a poco più di sei milioni, a ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno. Se a ciò aggiungiamo il fenomeno cosiddetto della fuga dei cervelli, risulta purtroppo piuttosto credibile che se l'andamento demografico rimanesse quello attuale, fra 30 anni saremo cinque milioni in meno e fra questi avremo perso due milioni di giovani. Di conseguenza, l'organico docente, che è una variabile dipendente degli studenti, rischierebbe di passare dalle attuali oltre 684mila cattedre a circa 558mila nel 2033/34. Con una riduzione di 10/12mila posti di lavoro ogni anno».

Servono risposte e servono subito. La politica c’è. Le grandi imprese pure. Ma ora servono passi concreti. Mattarella nel messaggio insiste: «La coesione sociale del Paese si misura sulla capacità di dare un futuro alle giovani generazioni, creando un clima di fiducia. La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l'attenzione. Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità».

Parole che scuotono la politica e la politica risponde. «Abbiamo bisogno di una vera rivoluzione culturale. La natalità è una questione centrale e prioritaria nel programma di governo», ripete dal palco Eugenia Roccella, ministra della Famiglia, Natalità e Pari opportunità. E dopo aver sottolineato l’approccio «innovativo, trasversale per materia, strutturale e non episodico», insiste: «Non ci si limita infatti agli interventi diretti per la famiglia: il nostro governo ha considerato i figli come un criterio orientativo, e direi fondante, per la sua azione in ogni ambito. Dal fisco agli incentivi alle imprese, dai bonus edilizi agli aiuti contro il caro bollette, dai fringe benefit all'assegno di inclusione che sostituisce il reddito di cittadinanza, i figli sono un parametro dirimente. Questo significa priorità».

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