domenica 30 giugno 2019
Sacchetti abbandonati in strada a Scampia, Chiaiano, Pianura, persino a Pompei. Ma il problema rifiuti in Campania è ciclico. E per protesta si bruciano i cassonetti
Camion carichi di rifiuti in direzione degli impianti di Acerra (Ansa)

Camion carichi di rifiuti in direzione degli impianti di Acerra (Ansa)

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Stamani a Casoria, in provincia di Napoli, si è aperta in strada una voragine profonda e larga parecchi metri nella quale è precipitato un compattatore dei rifiuti: sette i palazzi sgomberati, interrotte le forniture di acqua ed energia elettrica nella zona. Si sta indagando sulle cause, è rimasto ferito lievemente l'autista del camion.

Se Roma piange, Napoli si dispera. Mentre le strade della Capitale affogano nei rifiuti, anche nelle periferie e nella provincia della terza città d’Italia i sacchetti invadono le strade, ammorbando l’aria afosa di questi giorni.

È solo una delle cicliche emergenze- spazzatura che si susseguono di anno in anno e la causa è sempre la stessa: il ciclo dei rifiuti precario della Campania. Basta un piccolo intoppo, il sistema si inceppa e la monnezza resta in strada: come avviene da due settimane nei popolosi quartieri periferici di Scampia, Chiaiano e Pianura.

Ma i disagi si fanno sentire anche nel centro storico, a Torre del Greco – la quinta città campana con i suoi 85mila abitanti – e in parte a Pompei, dove le migliaia di turisti che affollano quotidianamente gli scavi archeologici hanno trovato al loro arrivo i sacchetti lasciati in strada.

L’Asia, l’azienda che si occupa della raccolta per il Comune di Napoli, non riesce a coprire per intero il territorio cittadino. A pagarne le spese sono proprio le periferie più disagiate di Napoli. Non sono mancate anche stavolta, in particolar modo nello scorso fine settimana, proteste plateali da parte di alcuni cittadini che hanno ribaltato i cassonetti e dato vita ai soliti roghi. E per di più ora, a scorrazzare tra i sacchetti abbandonato in ogni angolo, hanno fatto la comparsa anche i topi a completare lo scenario che si presenta agli occhi di chi guida lungo gli stradoni della periferia napoletana.

L’impasse che blocca città e provincia è figlia di almeno tre fattori. Anzitutto il guasto al nastro di una delle tre linee del termovalorizzatore di Acerra, l’unico presente in Campania, che tratta la frazione secca derivata dagli Stir della regione; guasto che ha causato le code chilometriche dei camion provenienti dagli impianti di tritovagliatura col conseguente rallentamento dei conferimenti.

C’è poi lo stallo generale delle gare d’appalto nazionali e internazionali per lo smaltimento dei rifiuti fuori regio- ne; un sistema precario come quello campano si regge inevitabilmente sul trasporto nelle altre regioni e all’estero, ma da qualche tempo le porte degli impianti italiani, europei e cinesi si stanno chiudendo alla spazzatura campana, proprio in un momento in cui il mercato è impazzito e i prezzi sono schizzati a 200 euro a tonnellata. Terza ragione: il mancato allestimento di siti di stoccaggio alternativi.

Ed è proprio su questi che punta il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, al fine di scongiurare un’ulteriore emergenza che potrebbe verificarsi a settembre, quando l’impianto di Acerra andrà in manutenzione generale per l’intero mese. De Luca ha intimato agli amministratori dei comuni campani di provvedere all’individuazione di siti di stoccaggio di piccole dimensioni per far fronte all’eventuale rallentamento.

Il governatore, insieme al suo vice Fulvio Bonavitacola (che regge la delega all’Ambiente), punta anche a rompere il muro che regioni e Paesi hanno frapposto al trasporto dei rifiuti campani, chiedendo al governo di intervenire in tal senso. A cercare di limitare i danni, in queste ore, è proprio una nave diretta in Spagna che si sta facendo carico di seimila tonnellate di rifiuti.

Ma Maria Teresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, denuncia una «continua 'emergenza programmata' a danno delle comunità » e «l’incapacità politica di gestire il ciclo integrato dei rifiuti». L’associazione ambientalista ricorda anche «l’incalzante sanzionamento da parte della Commissione europea per le inadempienze in materia di gestione dei rifiuti che, occorre ricordare, attinge dalle nostre tasche a una velocità pari a 120mila euro al giorno».

Già, la multa che l’Unione europea ha comminato nel 2015 all’Italia perché la Campania non ha completato il ciclo dei rifiuti e non ha rimosso le milioni di ecoballe lasciate a marcire sul suolo campano. Da quella data la sanzione non è calata nemmeno di un centesimo. Segno che non è cambiato molto.

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