Negli Stati Uniti li chiamano poeticamente «snowflakes children», i bambini-fiocco di neve; in Italia, più prosaicamente, sono embrioni «crioconservati» di cui non si sa bene cosa fare. Il tema è tornato d’attualità con l’annuncio della prossima calendarizzazione alla Commissione Affari sociali della Camera di una proposta di legge firmata dall’onorevole Antonio Palagiano (Idv) sull’adozione degli embrioni abbandonati. Anche se ancora manca l’annuncio ufficiale dalla presidenza della Commissione, l’onorevole Palagiano si dice fiducioso che la proposta verrà discussa in maggio e sarà uno dei primi provvedimenti a incardinarsi nell’iter di discussione.Luci e ombre accompagnano il dibattito sull’adozione di embrioni "orfani", variamente, e a volte aspramente, discusso tra i bioeticisti e oggetto di un Parere specifico del Comitato nazionale per la bioetica.Proviamo a riassumere i termini della questione. Il punto di partenza è l’elevato numero di embrioni umani – cosiddetti sovrannumerari – formati a seguito delle tecniche di fecondazione artificiale e crioconservati in contenitori di azoto liquido nei vari centri di cura della sterilità prima della legge 40 (che vieta il congelamento, salvo eccezioni assolute). L’entrata in vigore della legge che ha stabilito il divieto di soppressione degli embrioni già prodotti e non trasferiti ha sancito, allo stesso tempo, il divieto di produzione di embrioni non destinati al trasferimento.Nel 2005, nell’introdurre il concetto di Adozione per la Nascita (Apn), il Comitato per la bioetica, sotto la presidenza di Francesco D’Agostino, riconobbe un diritto prevalente alla nascita per gli embrioni crioconservati per cui non sia più realizzabile l’iniziale progetto parentale e si trovino nella condizione di "abbandono". Il dibattito interno che portò all’approvazione del Parere prese in considerazione gli oneri economici e organizzativi della crioconservazione, il rischio di una degenerazione degli embrioni e la considerazione dell’embrione come vita umana che merita rispetto e tutela fin dal concepimento.Esaminati anche i rischi di un implicito aggiramento del divieto di fecondazione eterologa e di introduzione surrettizia della maternità surrogata il Comitato qualora si fosse introdotta l’adozione, aggiunse una serie di raccomandazioni al legislatore per prevenire ogni possibilità di commercializzazione, la riservatezza ai genitori biologici e ai nuovi genitori e la necessità del riconoscimento del bambino nato a seguito di tale procedura dello status di figlio legittimo o naturale.Dalla votazione si astennero Adriano Bompiani, Maria Luisa Di Pietro e l’allora monsignore Elio Sgreccia, con la motivazione che «pur muovendo dalle migliori intenzioni, ovvero salvare una vita umana personale, la soluzione prospettata appare teorica e imperfetta e non si inquadra in un contesto di reale garanzia di salvaguardia della vita di tutti gli embrioni concepiti».Ferma opposizione a questa proposta venne formulata da Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica dell’Università Cattolica di Milano: «È fuorviante – scrisse – parlare di adozione perché qui si tratta di indurre artificialmente la gestazione e il parto di un figlio altrui». Nell’argomentare la sua posizione Pessina parlò di procreazione come processo unitario tra padre, madre e figlio che, con l’adozione degli embrioni, verrebbe "spezzettato" con una conseguente frantumazione delle figure parentali.Un convinto sostenitore dell’adozione degli embrioni è stato invece don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, che incoraggiò una ventina di coppie a recarsi in Spagna per procedere all’impianto di embrioni sovrannumerari, anche nel caso in cui si trattasse di embrioni definiti «non impiantabili», cioè con meno del 50% di cellule vive, o col rischio di ammalarsi.Più recentemente, il problema è stato affrontato nella Relazione della Commissione di studio sugli embrioni crioconservati nei centri di Pma a cura del Ministero della Salute. A seguito della deroga alla crioconservazione introdotta dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 151/2009, si potrebbe rischiare una nuova sovrapproduzione di embrioni umani, che pur se limitata a casi ben definiti, rischia concretamente di ampliare in misura non prevedibile il già considerevole numero di embrioni stoccati nei centri. Di qui il suggerimento al legislatore, affinché prenda in esame la possibilità di un’adozione che, «non prevista attualmente dalla legge in Italia, potrebbe risolvere molti problemi bioetici che nascono dalla crioconservazione di embrioni abbandonati».