lunedì 25 febbraio 2019
Solinas è governatore con il 48%. Salvini: ora è 6 a 0 al Pd. «Per il governo non cambia nulla». La Lega non sbanca. I dem primo partito, i 5 stelle perdono 32 punti.
Massimo Zedda e Christian Solinas

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Il bis a distanza ravvicinata è riuscito. Già a metà mattina, infatti, appariva incolmabile il divario fra Christian Solinas del centrodestra (47%) e Massimo Zedda del centrosinistra (33%). E così, doppiando il risultato delle regionali in Abruzzo, il centrodestra conquista anche la Sardegna con oltre il 52% dei voti, praticamente senza difficoltà. Se non per via di uno scrutinio a passo di lumaca: dopo quasi 12 ore dall’inizio dello spoglio si era appena dopo il giro di boa. La Regione ha deciso che i risultati fossero comunicati solo in forma aggregata: i Comuni con massimo 10 sezioni concluse le operazioni (100%), quelli tra 11 e 30 sezioni al 50% dello scrutinio, mentre per i centri maggiori al 25%. A questo meccanismo si sono aggiunte le lungaggini dovute al voto disgiunto e alle preferenze con controllo di genere.

Smentendo completamente gli exit poll Rai di domenica notte – che profilavano un testa a testa tra centrodestra e centrosinistra, per la precisione Solinas in una forbice dal 36,5 al 40,5 per cento, mentre Zedda tra il 35 e il 39 per cento – il candidato esponente del Partito sardo d’azione Solinas superava di quasi 15 punti quello del centrosinistra, quando erano state scrutinate tre quarti delle sezioni su 1.840. Un flop invece la performance di Francesco Desogus, candidato presidente del M5s, che si ferma a un modesto 11%, ma per il Movimento – crollato rispetto al 42% riportato in Sardegna alle politiche dell’anno scorso – resta la soddisfazione di eleggere per la prima volta propri rappresentanti in Consiglio regionale. Un risultato che «non è quello delle aspettative», ammette Desogus, sottolineando la consapevolezza già prima del voto che «sarebbe stato un percorso in salita».

La realtà è che il voto si è polarizzato, a spese soprattutto dei 5 stelle, ma anche delle formazioni indipendentiste, che restano lontane dalla soglia di sbarramento del 5%. Il Pd risulta ancora il primo partito con poco più del 13%, sempre tallonato dalla Lega al 12% e seguito dal Psd’Az attorno al 10% e dai pentastellati, fermi a poco più del 9, e Fi con circa l’8%. «Oggi ha vinto la Sardegna», le prime parole del neopresidente, il cui pensiero «va alla gente comune».

Matteo Salvini, ripetendo una prassi già utilizzata in Abruzzo, continua a ripetere che per il governo non cambia nulla. Il vicepremier invece mette il dito nella piaga dei dem, precisando come dopo questa tornata «la Lega vince 6 a zero contro il Pd». Poco dopo però si sente dire dal suo alleato regionale, Silvio Berlusconi, un’amara verità: la Lega «non è autosufficiente» e dunque c’è «un sostanziale equilibrio» nella coalizione tra tra Carroccio e Forza Italia. Parole a cui il segretario di via Bellerio risponde con un «andiamo avanti».

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