mercoledì 17 agosto 2016
La piccola Elena e quella maglietta del dramma di Taranto donata al Papa
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Elena ha 8 anni e senza saperlo, con la sana incoscienza dell’età, ha compiuto un gesto che ha reso orgogliosa un’intera città. Nel corso dell’ultima udienza generale di Papa Francesco ha donato al Pontefice una maglietta che racconta il dolore di Taranto, stretta nella morsa della salute che si perde per mantenere il lavoro in fabbrica.  «Eravamo a Roma al seguito di mio figlio più grande - racconta la madre di Elena, Simona Fersini – per festeggiare, insieme agli altri genitori, i 30 anni del gruppo scout Taranto 15, della parrocchia beato Nunzio Supplizio. Dopo ore di coda per entrare nell’Aula Paolo VI, per l’udienza generale, mi hanno detto che insieme ad Elena, che ha la sindrome di Down, mi sarei potuta sistemare in prima fila. All’inizio ho rifiutato. Mi sembrava di godere di un privilegio per via della disabilità della mia bambina. Poi una capo scout mi ha fatto riflettere, dicendomi  che così, per orgoglio, stavo privando mia figlia della possibilità di un abbraccio, di un bacio del Papa». Così Simona ha seguito il consiglio e si è sistemata davanti insieme ad Elena, in attesa che arrivasse Francesco. «Mentre aspettavamo, mi è venuta l’idea. Porto sempre con me la maglietta del Comitato dei cittadini e lavoratori liberi e pensanti, l’associazione ambientalista che si batte per la chiusura dell’Ilva. L’avevo indossata il giorno prima, era in borsa. Ho chiesto ad Elena se le andasse di donarla al Papa e lei è stata subito entusiasta. Così quando il Santo Padre si è avvicinato lei lo ha abbracciato, si sono scambiati un bacio e gli ha donato la maglietta. A quel punto ho detto al Papa: 'Veniamo da Taranto, la città dell’Ilva, la fabbrica che ammazza la gente'. C’era una grande confusione ed ero molto emozionata. Mi ha ascoltato con attenzione e ha detto qualcosa che non ho capito».  Elena è ancora elettrizzata da questo incontro speciale, «anche se lei non coglie a pieno la portata. Per mia figlia – spiega Simona – il Papa è come una persona di famiglia, come il nonno. Ho pensato tanto che se mi fossi preparata a quel momento forse avrei fatto un discorso più articolato, avrei detto parole diverse. L’emozione ha giocato la sua parte». Ora il sogno è che Francesco possa andare a vedere di persona la situazione di Taranto. «Ma per capirla a fondo – conclude Simona – dovrebbe fare una visita in incognito, senza incontri istituzionali. Lo porteremmo in fabbrica, tra gli operai e all’ospedale Moscati, dove si fanno ore di fila in piedi per sottoporsi alla chemioterapia. Solo così potrebbe capire fino in fondo il nostro dramma».
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