sabato 28 maggio 2022
La pandemia ha rallentato solo in parte il varo dell'ultimo ospedale del Gruppo San Donato: sarà il più alto d'Italia e punterà su ortopedia, cardiovascolare, chirurgia bariatrica e neurochirurgia
Il nuovo ospedale "Galeazzi - Sant'Ambrogio" di Milano

Il nuovo ospedale "Galeazzi - Sant'Ambrogio" di Milano - (Ufficio stampa Gruppo San Donato)

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Se non fosse stato per la pandemia, il nuovo ospedale “Galeazzi - Sant’Ambrogio” di Milano, ultimo nato nella galassia della prima realtà sanitaria del Paese, il Gruppo San Donato (Gsd) della famiglia Rotelli, sarebbe stato ultimato in 30 mesi. Poco male, perché questo istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), che svetta nel Milano Innovation District (Mind) - alla periferia di Milano, nell'area che 7 anni fa ha ospitato l'Expo - e che riunisce sotto un unico tetto due consolidate realtà ospedaliere della città, avrà un "ritardo" di soli sei mesi. Una tempistica impressionante per una struttura che, con i suoi 15 piani fuori terra, sfiora i 100 metri di altezza (è l’ospedale più alto d’Italia e tra i primi 5 d’Europa), che dispone di oltre 600 posti letto, e che, per superficie costruita, occupa 172.000 metri quadrati. Ci sono voluti 3 anni, dunque, per edificare un ospedale che, a detta dei committenti, vuole lanciare la sfida ai più importanti poli chirurgici del Paese in quattro campi: l’ortopedia, il cardiovascolare, la chirurgia bariatrica e la neurochirurgia.

Se buona parte dell’eccellenza sanitaria del Paese abita a Milano, è anche grazie alla mole di investimenti che la interessano e alla competitività che qui si sviluppa anche in termini di ricerca. Oltre al Galeazzi, che costerà quasi 370 milioni, e che ospiterà i primi pazienti da fine agosto, ruspe e gru lavorano nelle aree industriali dismesse ex Falck, a Sesto San Giovanni, alle porte del capoluogo, per costruire, entro il 2025, la “Città della salute”, un polo pubblico di alta specializzazione da 650 posti letto che, a differenza del Galeazzi, per volere del progettista Renzo Piano si articolerà su soli tre piani fuori terra, per un’altezza non superiore ai 18 metri. Costo previsto: 450 milioni. Sarà pronto invece nella primavera 2024 un altro ospedale pubblico, il nuovo Policlinico, che, a dispetto dei costi contenuti – 266 milioni, almeno questa è la previsione – è già definito come «la più grande opera architettonica degli ultimi 90 anni che ridisegna il centro di Milano», ricostruendo ex novo il vecchio Policlinico universitario. Questa struttura disporrà di 900 letti.

Ma torniamo al presente, al cantiere del Galeazzi, che poggia su tecnologie e sostenibilità. Vi lavorano stabilmente 550 persone «ma abbiamo raggiunto il picco delle 650 – racconta l’ingegner Paolo Rainaldi, project manager di Gsd Real Estate –, con 35 operai impegnati anche di notte. La pandemia, almeno in parte, ci ha condizionati e abbiamo fatto di tutto per recuperare le ore perse». A fine agosto, spiega Rainaldi, «consegneremo un’opera che è un autentico concentrato di tecnologia e sicurezza ad alto comfort ambientale, totalmente autonoma. Avremo teleriscaldamento, centrali termiche per la produzione di vapore, cogeneratori da 800 kilowatt l’uno, impianto fotovoltaico, geotermia. A livello energetico – osserva l’ingegnere –, tutte le centrali sono governate da un sofisticato sistema di controllo che monitora in tempo reale lo stato e il condizionamento dell’edificio, e stabilisce le necessità anche in base ai costi dell’energia».

Il Galeazzi - Sant’Ambrogio impiegherà 1.500 persone che si muoveranno tra i piani grazie a 52 ascensori. Il settimo piano servirà esclusivamente per le evacuazioni in caso di pericoli. Su dipendenti, pazienti e familiari in visita – che potranno sfruttare circa 1.300 posti auto –, “veglieranno” 600 telecamere collegate con la sala controllo, mentre l’area riservata alla didattica universitaria e ai convegni disporrà anche di un aditorium da quasi 500 posti. La dotazione tecnologica, quasi tutta nuova (degli esistenti ospedali resterà ben poco), comprende 3 risonanze magnetiche, un acceleratore lineare per la radioterapia, tre tac, un simulatore, due sale ibride robotizzate. Ben 32 le sale operatorie (se si considerano anche le 2 per endoscopie). Un’ultima curiosità: «L’ospedale – evidenzia Rainaldi – è dotato di shock transmitters: in caso di terremoti o venti eccezionali entrano in azione dei cilindri che monitorano, tramite giunti mobili, le eventuali oscillazioni, riportandole nella sala controllo. Come si dice, meglio prevenire...».

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