venerdì 20 giugno 2025
A Torino la cerimonia dei The World’s 50 Best Restaurants. Primo italiano il Lido 84 di Gardone Riviera, al 16° posto. Bottura rilancia il progetto "Food for Soul", contro lo spreco alimentare
Tutti i premiati, a Torino, della classifica The World’s 50 Best Restaurants. Primo il peruviano "Maido" di Lima con lo chef Micha Tsumura

Tutti i premiati, a Torino, della classifica The World’s 50 Best Restaurants. Primo il peruviano "Maido" di Lima con lo chef Micha Tsumura - Ufficio Stampa

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Il miglior ristorante del mondo è peruviano, ma, per la prima volta nella storia, la proclamazione è finalmente avvenuta in Italia. Giovedì sera, il gotha della gastronomia mondiale si è data appuntamento a Torino per celebrare e premiare i migliori 50 ristoranti al mondo secondo la prestigiosa classifica The World’s 50 Best Restaurants. Stilata in base alle votazioni dei 1.120 esperti internazionali nel settore della ristorazione e da esperti gourmet itineranti per comprendere i cinque continenti, la graduatoria quest’anno ha accolto dieci “new entry” ed è stata proclamata all’Auditorium del Lingotto alla presenza del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il ristorante Maido di Lima, salito dal quinto al primo posto rispetto al 2024, è stato eletto il miglior ristorante al mondo: guidato dallo chef Micha Tsumura, propone una cucina di stile giapponese precisa ed equilibrata, che unisce raffinate tecniche orientali e ingredienti peruviani in un menù degustazione di oltre dieci portate, costruito sulla stagionalità. Il nome del locale richiama il tradizionale saluto “Maido!”, con cui il personale accoglie ogni ospite. Completano il podio della classifica l’Asador Etxebarri, in Spagna, al secondo posto, e il Quintonil di Città del Messico, al terzo.

È stato comunque piuttosto positivo anche il bilancio dell’Italia, che si è distinta con sei risultati importanti: Lido 84 di Gardone Riviera in sedicesima posizione, il Reale di Castel di Sangro al diciottesimo posto, l’Atelier Moessmer Norbert Niederkofler di Brunico in ventesima posizione, seguito da Le Calandre di Rubano al trentunesimo posto, Piazza Duomo di Alba al trentaduesimo e infine Uliassi di Senigallia alla posizione numero 43. Lo scenario internazionale della ristorazione è comunque in piena evoluzione e i risultati della nuova classifica lo confermano. A emergere sono sempre più spesso ristoranti provenienti da aree finora meno centrali nel panorama gastronomico globale: Sud America in primis – con città come Cartagena, Santiago del Cile, Lima e Rio de Janeiro – ma anche l’Asia, con una presenza crescente di insegne di Bangkok, della Corea e, naturalmente, del Giappone. L’Europa, pur mantenendo un ruolo rilevante, appare oggi meno dominante rispetto al passato, segno di un equilibrio geografico che si va ridefinendo. “Con grande piacere – ha detto William Drew, direttore dei contenuti per The World’s 50 Best Restaurants - festeggiamo il ristorante Maido. Guidato da un brillante chef, il team ha dimostrato una dedizione straordinaria, integrando con naturalezza le tecniche giapponesi con gli ingredienti tradizionali peruviani per creare piatti che affascinano e sorprendono gli ospiti. La lista di quest’anno celebra l’eccellenza culinaria di 22 regioni, sottolineando il crescente apprezzamento globale per la varietà, la creatività e l’eccellenza nel settore dell’ospitalità”.

Tra i protagonisti che hanno contribuito a portare la cerimonia dei World's 50 Best Restaurants in Italia, un ruolo centrale è stato quello di Massimo Bottura. Lo chef tristellato dell’Osteria Francescana – già arrivato in vetta alla classifica e quindi ora fuori concorso – ha colto l’occasione per rilanciare il progetto Food for Soul, nato per contrastare lo spreco alimentare trasformando il cibo in eccesso in pasti destinati a chi si trova in situazioni di fragilità. Avviato in Italia, con sedi a Milano, Modena, Bologna e Napoli, oggi ha ormai una portata globale, con Refettori attivi in Europa, America, Oceania e Asia: oltre 3,9 milioni i pasti preparati fino a oggi, più di 1,5 milioni gli ospiti accolti, e quasi 171 mila tra chef, apprendisti e volontari coinvolti. “I progetti Refettorio – spiega Bottura - sono molto più di semplici mense: sono luoghi di accoglienza, dove la comunità riscopre il calore della condivisione, il rispetto reciproco e la forza dell’unione. Non ci limitiamo a sfamare o recuperare cibo. Ci battiamo per un sistema che riduca gli sprechi e promuova l’inclusione sociale. Insieme, ridefiniamo il valore del cibo e costruiamo un futuro più sostenibile, un pasto alla volta”.

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