giovedì 12 maggio 2016
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Roma. E ora le adozioni. Se si tratterà di una riforma confusa e ideologica come la legge Cirinnà sulle unioni civili c’è poco da stare allegri. Ieri Micaela Campana, responsabile Pd per il Welfare e relatrice del ddl unioni civili alla Camera, è stata esplicita: «Abbiamo preso l’impegno come Pd di mettere mano alla riforma delle adozioni: sta continuando alla Camera l’indagine conoscitiva, stiamo ascoltando alcuni esperti del settore giuridico ma anche associazioni e famiglie, alla fine depositeremo un testo base. Tra le famiglie coinvolte ci sono anche quelle omosessuali». Ecco il punto. Si vuole mettere mano in modo strutturale e coerente al complesso tema adozioni o si cerca soltanto un espediente per arrivare alla stepchild stralciata nella legge sulle unioni civili? O addirittura all’adozione piena e legittimante per comporre definitivamente l’equiparazione tra coniugi e partner dell’unione civile? Se l’obiettivo è quello di delineare una legge quadro sulle adozioni, con una riforma profonda della 184/1983, sarà necessario capirne i presupposti. Giuristi, giudici minorili, responsabili delle associazioni hanno ripetuto in questi mesi che occorre evitare assolutamente una legge a maglie larghe, secondo la prospettiva fuorviante del 'più adozioni' per tutti. Innanzi tutto perché l’adozione rimane una strada in salita che necessita di un’attenta verifica dei requisiti di idoneità. Filtro, oggi operato dai tribunali per i minori, che è innanzi tutto una garanzia per i bambini. La legge 184 aveva tra i suoi obiettivi quello di evitare i fallimenti, dolorosi per le famiglie e ancora di più per i minori. Ma, proprio in questo senso, una legge aperta ai 'nuovi diritti', non potrà evitare di confrontarsi la domande decisiva: affidare un bambino senza famiglia, e quindi con un passato già molto difficile, a una coppia omosessuale, sarà davvero la scelta migliore per il suo futuro? Il dibattito è aperto. Per affrontarlo in modo serio occorre mettere da parte l’ideologia e guardare in faccia la realtà, cosa che a sentire il senatore dem Sergio Lo Giudice non sembra facile. «Non abbiamo raggiunto la cima ma abbiamo conquistato un’altura importante e strategica, da cui non riusciranno più a ricacciarci indietro. Lo sanno bene i nostri detrattori, a partire dalla Cei che infatti ieri ha dichiarato la propria sconfitta presentandola come una sconfitta di tutti», ha dichiarato ieri, facendo intendere che la battaglia continua. ( L.Mo.) Le previsioni Nonostante la premessa rimandi all’articolo 2 della Costituzione, gran parte del testo ricalca il diritto di famiglia (articolo 29). No alla «stepchild» ma resta la norma che parifica il termine «coniuge» al «partner» delle unioni
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