giovedì 30 gennaio 2014
​La vicenda Stato-mafia perno dell’accusa al Colle. «E ci saranno colpi di scena»
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È tutto pronto. «Abbiamo in mano un dos­sier eclatante», assicura un parlamentare grillino che ci sta lavorando da mesi. Oggi il Movimento 5 Stelle presenta la richiesta del co­siddetto impeachment nei confronti del capo del­lo Stato. Nessun passo indietro dopo la bufera scop­piata per la frase choc del deputato Giorgio Sorial («Napolitano boia dell’opposizione»). Anzi, dal­l’affondo violento si passa all’attacco frontale. «E­ra in programma la prossima settimana, invece ab­biamo deciso di accelerare i tempi», confermano uomini dello staff di M5S. In una conferenza stam­pa, convocata alle 11.30 alla Camera, verranno co­municati i contenuti del documento con cui i pen­tastellati puntano ad avviare la procedura di mes­sa in stato di accusa del presidente della Repubbli­ca. Fonti interne, però, forniscono in anticipo alcuni particolari. A Napolitano verrà contestato soprat­tutto «un ruolo attivo nella presunta trattativa Sta­to- mafia». Ma non solo: «Punteremo l’indice anche sui gravi silenzi del passato in tema ambientale e non mancheranno i colpi di scena». La strategia è chiara. Per la legge italiana l’ impeachment (il ter­mine anglosassone utilizzato da Grillo per creare un maggiore effetto mediatico) non esiste. I reati pre­visti sono quelli di «alto tradimento» e «attentato al­la Costituzione». Ed è su questo secondo punto che si sono concentrate le attenzioni dei due studi le­gali coinvolti per l’iniziativa. Il sondaggio online lanciato ieri sul blog per votare l’atto «più grave» commesso da Napolitano (ha vinto il punto cardi­ne della richiesta, con il 60% delle preferenze dei 20mila iscritti che hanno partecipato) non ha in­fluito nella stesura del provvedimento. Beppe Grillo, comunque, non ci sarà. Resterà lon­tano da Roma. Ma avrà un filo diretto con i fedelis­simi. Insieme a una delegazione di deputati e se­natori ci saranno, invece, i tecnici che hanno lavo­rato sottotraccia nelle ultime settimane. Nemme­no Casaleggio si è fermato nella Capitale per l’oc­casione. Ieri, infatti, il guru ha fatto nuovamente vi­sita agli eletti. È la terza volta in un me­se. Un segnale evidente: sono tante le questioni da affrontare e serve un con­trollo diretto da parte dei vertici. Per quasi tutta la giornata il 'Grillo silen­zioso' ha incontrato i componenti del­le varie commissioni. Non è mancata una tiratina d’orecchi per Sorial: «Ha usato toni inopportuni». Fino a tarda sera di ieri, all’interno di M5S si è va­lutata l’ipotesi di una marcia indietro da parte di So­rial «limitata al termine utilizzato». Alla fine, però, ha vinto la linea dura. Anche in Transatlantico, nes­sun distinguo ufficiale, ma il ragionamento diffu­so era lo stesso: i colleghi di scranno del deputato di origini egiziane hanno criticato il linguaggio. In questo modo, veniva spiegato durante le pause dal decreto Imu-Bankitalia, «ha oscurato una confe­renza stampa piena di contenuti, organizzata da alcuni parlamentari per denunciare l’illegalità e l’incostituzionalità di alcuni decreti approvati». Ec­co perché, per l’appuntamento di oggi, Casaleggio ha raccomandato agli eletti la massima prudenza: «Pesate ogni parola - ha detto a porte chiuse - . Con­tate fino a dieci... Non possiamo permetterci altri scivoloni. Basta farci male da soli».
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