giovedì 15 giugno 2023
La piattaforma dei primi cittadini punta sul rifinanziamento del Fondo affitti e morosità incolpevole: «Sono 50 anni che non si fanno interventi ad hoc». E sollecitano risorse a lungo termine
Proteste per la mancanza di case a prezzi accessibili

Proteste per la mancanza di case a prezzi accessibili - ANSA

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«Sono 50 anni che non facciamo politiche per la casa. In questo momento, al Paese occorre un nuovo piano per la casa». È quanto ha dichiarato il presidente dell’Anci – il sindaco di Bari, Andrea Decaro – nel corso della presentazione del “Manifesto sull’emergenza casa,” realizzato dalle amministrazioni comunali di Napoli, Bari, Bologna, Catanzaro, Firenze, L’Aquila, Milano, Palermo, Potenza, Roma, Torino, Venezia, coordinate dalla stessa Anci. Il contenuto del manifesto – che sarà consegnato la prossima settimana al governo – è stato reso noto nell’ambito della rassegna “Dialoghi sull’abitare”, promossa dal Comune di Napoli, che ha visto nei giorni scorsi gli amministratori delle città italiane confrontarsi sul tema.

I Comuni chiedono il rifinanziamento immediato, con 300 milioni di euro, del Fondo affitti e morosità incolpevole, lasciato a secco dall’attuale governo nell’ultima legge di Bilancio. Per gli amministratori locali si tratta dell’unico strumento rivelatosi in grado, negli ultimi anni, di sostenere le famiglie italiane che non ce la fanno a pagare l’affitto, descritte come sempre più in aumento e destinate ad aumentare. Il rifinanziamento va «accompagnato da una revisione delle modalità di assegnazione delle risorse che le destini direttamente a Comuni e Città metropolitane, evitando il doppio passaggio regionale, al fine di accelerarne l’erogazione».

Secondo i sindaci italiani, bisogna inoltre dare vita a una politica strutturale di sostegno agli affitti, con particolare riguardo a lavoratori e studenti, attraverso lo stanziamento di risorse sul lungo termine («almeno decennali»), «per consentire una programmazione da parte dei Comuni». Tra gli investimenti che l’Anci chiede all’esecutivo per ampliare l’offerta abitativa c’è il rifinanziamento del programma di interventi per il recupero e la razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica dei Comuni e degli ex Iacp, trasferendo i fondi direttamente ai Comuni nel primo caso.

I sindaci chiedono al governo anche di poter acquisire e gestire il patrimonio di edilizia sociale, rivolto ai cittadini che non riescono ad acquistare una casa, ma hanno un reddito troppo alto per entrare nelle graduatorie per l’assegnazione di una casa popolare. A tale scopo, «potrebbero essere assegnate ai Comuni gli immobili ed edifici di soggetti statali o parastatali (Inps, ex Inpdap, caserme, beni demaniali) e anche le grandi aree dismesse che, se assegnati ai Comuni con un fondo che consenta loro di adeguarli e metterli in sicurezza, possono essere trasformati in alloggi per edilizia sociale o studentati pubblici».

Per lo stesso scopo potrebbero essere utilizzati gli immobili invenduti o oggetto di aste giudiziarie «che rappresentano dei “vuoti urbani” nelle città». L’Anci chiede inoltre di poter «disporre dei Fondi per le manutenzioni del patrimonio pubblico, utilizzabili anche per operazioni di efficientamento energetico, in modo permanente e strutturale». Un’operazione «strategica perché consente di programmare gli interventi di manutenzione che non possono essere solo emergenziali o straordinari, e si traduce di fatto in un incremento del patrimonio immobiliare da poter assegnare».

Infine, secondo i sindaci, bisogna affrontare l’emergenza abitativa con una nuova legislazione. A tale scopo, occorre per prima cosa bloccare la frammentazione delle politiche sulla casa con una legge quadro sull’edilizia residenziale pubblica che restituisca uniformità territoriale rispetto ai criteri di accesso alle case popolari. L’ultimo capitolo del manifesto dell’Anci sulla casa tocca anche il tema degli affitti brevi a scopo turistico.

I primi cittadini invocano una legge più «chiara e definita» che regolamenti gli affitti brevi, garantendo un «diritto alla residenzialità degli abitanti, immaginando un rapporto fra i posti letto destinati al turismo, all’accoglienza e all’ospitalità dei non residenti e quelli per soddisfare il diritto all’abitare dei residenti»». Infine, bisogna rendere più remunerativo per i proprietari di case l’affitto di lungo periodo attraverso «strumenti fiscali e agevolazioni, che rendano più appetibile e remunerativo per i proprietari di immobili mettere sul mercato, destinandoli ad affitti di lungo periodo, gli immobili sfitti, anche incentivando le locazioni a canone concordato».


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