mercoledì 10 gennaio 2024
Due settimane di attività radio da Clipperton, piccolo atollo del Pacifico, dove nel secolo scorso si compì una tragedia. Francesco Valsecchi lascerà un nanolibro di papa Francesco
La QSL, la cartolina di conferma dell'avvenuto contatto radio con un operatore della spedizione, che usa il nominativo TX5S

La QSL, la cartolina di conferma dell'avvenuto contatto radio con un operatore della spedizione, che usa il nominativo TX5S - Dalla pagina web della spedizione

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L'unico radioamatore della Città del Vaticano, Francesco Valsecchi (nominativo HV0A), farà parte di una spedizione di 16 appassionati a Clipperton, piccola isola remota nel Pacifico, da dove trasmetteranno per diversi giorni, con il nominativo TX5S, per collegare migliaia e miglialia di loro colleghi di tutto il mondo. Così tra le antenne questa volta sventolerà anche la bandiera gialla e bianca. Sarà la prima volta in un evento del genere.

Valsecchi porterà con sè e lascerà sul posto anche un nanolibro di papa Francesco che che contiene il volume “Perché avete paura?”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, che raccoglie al suo interno il testo e le immagini della Statio Orbis del 27 marzo 2020, il momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia da covid che fu presieduto dal Papa sul sagrato di San Pietro. (Per il testo CLICCA QUI). «Nessuno si salva da solo», disse con forza papa Francesco in quell'occasione, in una piazza vuota e battuta dalla pioggia. E la storia tragica che accadde proprio in questo remoto angolo del mondo nel secolo scorso ce lo conferma.

Francesco Valsecchi, l'unico radioamatore attivo dal Vaticano col nominativo HV0A

Francesco Valsecchi, l'unico radioamatore attivo dal Vaticano col nominativo HV0A - Da QRZ

“È un gesto personale - dice Valsecchi, parlando del nanolibro alla Radio Vaticana - ma io la faccio volentieri e cercherò poi di condividere questa scelta con qualcuno dei membri strada facendo, perché sono orgoglioso di portare qualcosa di molto importante della Santa Sede e del Santo Padre su un pezzo di terra così remoto e così lontano da tutto e da tutti”.

E aggiunge: "Cercherò un posto il più possibile meno invasivo per depositare questo microchip. Probabilmente sull'unico piccolo promontorio che c'è nell'isola alto una trentina di metri”. Uno scoglio di roccia lavica dove ci sono i resti del faro del re di Clipperton e dove ora si potrà simbolicamente leggere quanto detto del Papa: “In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi”.

La tragedia dell'isola dimenticata (ma contesa) di Clipperton

Quando, il 17 luglio del 1917, i marinai della nave da guerra statunitense "Yorktown" si avvicinano all’isola di Clipperton, sperduto atollo nell’oceano Pacifico orientale, cercano, in piena Prima Guerra mondiale, una base navale tedesca. Quello che trovano, invece, sono tre donne, otto minori e il cadavere di un uomo. Sono gli ultimi sopravvissuti della guarnigione inviata nel 1906 dal Messico (Acapulco dista 1.280 chilometri ed è la terraferma più vicina) per ribadire le pretese del presidente Porfirio Diaz sull’isola, contesa alla Francia e alle compagnie americane e britanniche di fosfati che si erano lì stabilite per commerciare il guano prodotto dai circa 110 mila uccelli che tuttora abitano questo remoto anello di terra, lungo 12 chilometri, con al centro un lago salmastro di origine vulcanica e circondato per centinaia di miglia solo dal mare e dagli squali.

I superstiti erano quanto rimaneva di una spedizione originariamente composta da nemmeno un centinaio di persone, principalmente soldati messicani con le loro mogli, i loro figli e i loro domestici. Si erano stabiliti su quell’isola disabitata e contesa e per sopravvivere avevano realizzato qualche orto, delle serre e un piccolo allevamento di maiali, sebbene dipendessero per il loro sostentamento dall’arrivo, ogni quattro mesi, di un battello proveniente dalla madrepatria. Con lo scoppio della rivoluzione messicana nel 1910 i contatti con la madrepatria divennero sempre più rari, in pratica furono dimenticati.

Nel giugno 1914 la speranza prende la forma della nave americana Cleveland, che rimpatria il grosso della guarnigione, ma non il capitano e governatore Ramon Arnaud che ostinatamente sceglie di non salire su una nave nemica e di presidiare Clipperton. Con lui rimangono undici uomini fidati e le loro famiglie. Saranno decimati dallo scorbuto, mentre Arnaud e l’unico altro soldato rimasto moriranno in mare nel tentativo di trovare soccorso in una nave apparsa all’orizzonte. Nel 1917 a Clipperton l’unico uomo rimasto assieme alle donne e ai bambini è il guardiano del faro Victoriano Alvarez, che soffre di disturbi mentali e si dichiara re dell’isola. Il suo regno è segnato dagli abusi, dalle violenze e da due omicidi. Il 16 luglio del 1917 le sopravvissute guidate dalla vedova del capitano Arnaud decidono di porre fine al terrore e lo uccidono. Il corpo trovato dalla Yorktown, incredibilmente arrivata il giorno seguente l’omicidio dopo anni di isolamento, è il suo, nell’ultimo atto di una tragedia che si conclude con il salvataggio delle donne e dei bambini e con il loro ritorno in Messico.

L'atollo di Clipperton

L'atollo di Clipperton - Dalla pagina web della spedizione TX5S

Perché una spedizione di radioamatori su un'isola remota?​

«DXpedition» (spedizione DX) è per tutti i radioamatori sinonimo avventura, almeno per quelli che decidono di andare a trasmettere in un luogo remoto e/o diffcilmente raggiungibile del pianeta. Un gioco, impegnativo, almeno per chi si sente erede di Guglielmo Marconi, che vede protagonisti quelli che partono e quelli che restano a casa e devono collegare i protagonisti della spedizione. Come nel caso di quella, in partenza domani da San Diego negli Stati Uniti, che "attiverà", così si dice in gergo, con il nominativo TX5S, l'isola di Clipperton nel Pacifico.

L'imbarcazione, con 16 radioamatori a bordo, tra cui anche un medico e, come detto, l'unico radioamatore autorizzato a trasmettere dalla Città del Vaticano, con il nominativo HV0A, Francesco Valsecchi, raggiungerà la piccola isola in sei giorni. Poi ce ne vorranno due per montare il campo: antenne, radio, computer, generatori di corrente e accessori di ogni tipo. Quindi inizierà la festa. Ci sono già migliaia e migliaia di appassionati che attendono l'inizio delle operazioni.

L'obiettivo di che cercherà di collegarli sarà quello di potere collezionare la "QSL" (cartolina di conferma del contatto cartacea o digitale) di un nuovo Paese valido per i radioamatori (200 stati e 140 isole). Un nuovo trofeo insomma che permetterà di salire nella classifica dei Paesi collegati, riconosciuta con appositi diplomi.

L’isola che i radioamatori troveranno è oggi disabitata ed è meta di missioni scientifiche, come quella che accompagnerà i radioamatori, e della marina francese, che ci sbarca almeno una volta anno per sostituire la bandiera nazionale. Le operazioni radio durereranno quindici giorni. “Ci sarà un discreto sforzo per portare il materiale e poi montare le tende e il campo base - spiega Francesco Valsecchi - Il primo giorno porteremo anche i due piccoli frigoriferi dove stiveremo il cibo d'emergenza e ogni giorno dalla nave, che stazionerà lì a 2-300 metri di distanza, partirà un gommone che ci porterà da mangiare. Se succede che il tempo è brutto o che le onde sono alte, noi dobbiamo essere autosufficienti”.

La posizione dell'isola dimenticata di Clipperton nel Pacifico

La posizione dell'isola dimenticata di Clipperton nel Pacifico - Goggle Map

L’obiettivo è raggiungere i 150 mila contatti radio

A turni di 8-10 ore, i radioamatori si siederanno poi davanti a un tavolino con una radio davanti e inizieranno a chiamare e a cercare di collegare il maggior numero possibile di apparecchi nel mondo. Lo faranno parlando al microfono, utilizzando il codice Morse e attraverso modi digitali. ”Verranno montati due campi”, racconta Valsecchi, “uno, il principale, dove sicuramente ci sarà anche il WiFi e un altro a 500 metri di distanza, dove saranno installate antenne su altre frequenze per evitare che si interferisca troppo. Faremo anche collegamenti moonbounce, attraverso cui verrà inviato il segnale sulla luna e da qui rimbalzato sulla Terra”. L’obiettivo, sottolinea, è di mettere a registro circa 150 mila collegamenti in tutto il mondo, il numero di riferimento per spedizioni di questo genere.

Per saperne di più:

La pagina Web della spedizione: CLICCA QUI

Un'altra pagina Web dedicata alla spedizione: CLICCA QUI

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A destra le antenne della stazione radioamatoriale HV0A gestita da Francesco Valsecchi

A destra le antenne della stazione radioamatoriale HV0A gestita da Francesco Valsecchi - Da QRZ





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