giovedì 24 novembre 2011
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La ricetta non è pronta, ma presto, prima possibile - visto l’andamento dei mercati - lo sarà. E in Parlamento ci sarà da correre, rinunciando ognuno a qualcosa. In altre parole: niente imboscate. Pranzo di lavoro di due ore con i presidenti delle Camere, per Mario Monti, per blindare un rapporto operativo. Girandola di telefonate con i leader politici della sua composita maggioranza.«Siamo di fronte a una nuova realtà: c’è una vasta maggioranza non politica che supporta un nuovo governo», scrivono in una nota congiunta Renato Schifani e Gianfranco Fini. «In questo contesto - spiegano -, c’è l’esigenza di un più incisivo coordinamento dei Presidenti dei due rami del Parlamento col Governo». Insomma, essendo stato definito, questo, come governo "del presidente", la seconda e la terza carica dello Stato si fanno carico di assecondarne il cammino, tutt’altro che agevole a dispetto della maggioranza parlamentare esorbitante. A loro Monti ha chiesto aiuto concordando un metodo di lavoro: massimo coinvolgimento preventivo dei gruppi, e rapporto operativo fra ministri e capigruppo delle loro commissioni di riferimento.Domani sarà un Consiglio dei ministri interlocutorio, Monti prende tempo, avendo l’esigenza di verificare punto per punto i conti alla luce dello spread che cresce e della crescita che rallenta. Obiettivo è arrivare alla riunione dei capi di Stato e di governo della Ue dell’8 e 9 dicembre a Bruxelles con un pacchetto già sorretto da un’ampia maggioranza parlamentare. Nel frattempo a fare da apripista, da addentellato costituzionale a tutta la nuova manovra in arrivo, il governo punta a portare a casa con la massima base parlamentare possibile la norma del pareggio di bilancio inserito in costituzione. Norma che ha iniziato ieri il suo iter alla Camera e che dovrebbe costituire il primo biglietto da visita con la Ue, con un impegno bipartisan sancito in Parlamento.«Gradiremmo un maggiore coinvolgimento, già sull’articolo 81 - cioè il pareggio di bilancio, ndr -, dopo tutto siamo ancora il maggiore gruppo in Parlamento», rivendica il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri, rinviando a stamattina, alla conferenza dei capigruppo con Schifani, una valutazione compiuta sul cambio di passo che Monti ha proposto, e un po’ imposto, nel vertice di ieri.Anche di questo - accanto a un giro di orizzonte sui vertici in corso in Europa - si è parlato ieri nel lungo colloquio serale che Monti ha avuto con Giorgio Napolitano. Era stato lo stesso presidente della Repubblica, martedì, ad auspicare che il nuovo esecutivo possa creare le «condizioni per «una maggiore obbiettività e costruttività» del confronto in Parlamento. E non è un mistero che il vertice di ieri dei presidenti delle Camere con il premier si sia svolto sotto gli auspici del Quirinale.«Si crea un doppio binario - ragiona il senatore e costituzionalista del Pd Stefano Ceccanti - da un lato il governo ha interesse a blindare con una vasta maggioranza i provvedimenti necessari in economia, dall’altro l’iniziativa parlamentare si riprende il suo protagonismo sugli altri temi, anche con maggioranze variabili e anche con un libero dibattito all’interno dei gruppi, e una possibile divisione al loro interno. Che non metterebbe a rischio la tenuta del governo».
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