venerdì 4 dicembre 2020
Esulta il fronte degli anti-proibizionisti: una vittoria simbolica per liberalizzare gli spinelli Ma per la stessa Oms la marijuana resta responsabile di «un’alta quantità di problemi di salute»
LʼOnu sulla cannabis: non è droga pericolosa

Ansa

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La decisione dell’Onu (passata per un solo voto): «Riconoscerne le proprietà curative» Per l’Onu la cannabis non è più un rischio. Mercoledì la Commissione per gli stupefacenti delle Nazioni Unite ha votato la rimozione della marijuana a scopo medico dalla lista delle droghe più pericolose del mondo. Una decisione che, pur se formalmente assunta per allargare la ricerca sull’uso terapeutico della sostanza, potrebbe avere un impatto decisivo sulla depenalizzazione di cannabis e spinelli. La Commission on Narcotic Drugs, che ha sede a Vienna e comprende 53 Stati, nella sua riunione annuale ha infatti preso in considerazione soltanto una 'raccomandazione' del 2019 dell’Oms, che chiedeva di togliere la cannabis dalla Tabella IV della Convenzione del 1961, dove era elencata insieme a sostanze come eroina e cocaina. Tuttavia è indubbio che il riconoscimento dell’Onu costituisce una vittoria simbolica per i sostenitori del cambiamento delle politiche proibizioniste sulle droghe cosiddette 'leggere'.

Non a caso la decisione è passata per un solo voto (27 a 25, con un astenuto), perché gran parte dei Paesi asiatici e africani si sono opposti. A favore invece quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea (Italia compresa, ma esclusa l’Ungheria) e delle Americhe. Le singole nazioni avranno ancora potere di proibire l’uso della cannabis, tuttavia da ora in poi sarà molto più difficile o impossibile impedire anche ai privati la coltivazione della cannabis per fini terapeutici (il principio attivo del vegetale sembra avere proprietà utili nella cura di Morbo di Parkinson, sclerosi, epilessia, dolore cronico e cancro).

Molti Paesi inoltre considerano le convenzioni Onu come 'guide' per la propria legislazione. Esulta in Italia il Partito radicale, da sempre anti-proibizionista: «Oggi le Nazioni Unite riconoscono il valore terapeutico di questa pianta medicinale centenaria, che non verrà più considerata come causa di effetti nocivi per la salute. La decisione è ancora più importante se si considera che la cannabis è stata inserita nell’Elenco IV senza essere mai stata sottoposta ad alcuna valutazione scientifica. La revoca è quindi una notizia di carattere storico per milioni di pazienti in tutto il mondo e una vittoria storica della scienza sulla politica. Politica che chissà quanto ci metterà per riconoscere la necessità di legalizzare a fini ludici di cannabis e cocaina».

Anche il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, nella sua dichiarazione lascia intravedere orizzonti ben più ampi del solo uso terapeutico: «Si tratta di un passaggio politico internazionale rilevantissimo che dovrà portare a a slegare la regolamentazione della cannabis per uso ricreativo da quella di altre sostanze. L’Italia colga l’indicazione dell’Onu e tolga definitivamente le restrizioni proibizioniste e vessatorie che ancora impediscono a migliaia di malati di utilizzare e coltivare ad uso terapeutico la cannabis. Il punto non è più 'se' ma 'quando' legalizzare».

Peraltro, se a parere dell’Oms l’assunzione di cannabis non presenterebbe «significativi rischi di morte», la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che la cannabis resti nell’Elenco I, quello di livello immediatamente successivo al IV, per «l’alta quantità di problemi di salute pubblica» che provoca. Vari studiosi indipendenti infatti attestano danni comprovati al cervello, soprattutto per i giovani, anche perché la concentrazione del principio attivo degli spinelli in circolazione è più che triplicato negli ultimi decenni. Per contro le potenzialità medicinali sono ancora da dimostrare e comunque relative a patologie molto limitate.

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