giovedì 26 maggio 2011
Per una ricerca Usa maggiore è la condanna sociale delle sostanze minore è il rischio che i ragazzi siano tentati a provarle e farne uso. Nell’incontro proiettato anche un video choc di quattro minuti realizzato dal Dipartimento politiche antidroga per spiegare agli adolescenti gli effetti devastanti del consumo della polvere bianca.
COMMENTA E CONDIVIDI
È adesso la faranno finalmente finita con certe favolette sulle droghe. La cocaina infatti distrugge anche i volti (non solo la materia cerebrale), buca palati e sbriciola setti nasali. E la disapprovazione sociale degli stupefacenti ne abbatte uso e abuso. Com’è raccontato nelle “Linee di indirizzo sull’uso di cocaina e sulle lesioni distruttive facciali per specialisti otorinolaringoiatri”, presentate ieri e redatte dalla Società italiana di otorinolaringoiatria, otto università italiane, il ministero della Salute e il Dipartimento politiche antidroga. E come racconta uno studio monumentale realizzato negli Usa dal 1976 al 2007 effettuato su 986.003 adolescenti: che prova – ha sintetizzato il capo Dipartimento politiche antidroga, Giovanni Serpelloni – come «se il livello di disapprovazione sociale sia molto alto, nel tempo si riduce il consumo di sostanze stupefacenti».Un video choc Le immagini potranno non piacere e magari "turbare", ma sono eloquenti: è un video breve (quattro minuti) e scioccante per i più deboli di stomaco, quello sulle conseguenze che il consumo di cocaina ha sui volti, specie naso e bocca. «L’opinione pubblica deve sapere che la cocaina è un mostro», ha detto il sottosegretario Carlo Giovanardi. E i nasi e le bocche devastate «ritraggono le condizioni di ragazzi e ragazze di vent’anni». Il video adesso sarà offerto gratuitamente alle televisioni («per trasmissioni di salute e prevenzione») e «ai siti internet», oltre che nelle scuole. Perché sono immagini – ha sottolineato Serpelloni – che sia i giovani che gli adulti dovrebbero vedere». E quando saranno state viste, le parole di chi si occupa di questi temi in termini preventivi «devono avere eco nella coscienza di ciascuno di noi», ha aggiunto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.Anche a medici e genitori. Le linee di indirizzo per gli otorinolaringoiatri – ha spiegato sempre Serpelloni – saranno invece diffuse a quegli specialisti per aiutarli «a riconoscere le lesioni determinate dall’uso di cocaina. È importante che siano sensibilizzati per capire se oltre alla patologia c’è anche l’uso di sostanze». Ma il documento arriverà anche «ai medici di medicina generale e ai genitori, per incrementare la rete di attenzione al problema».Meno "approvazione", meno marijuana. Lo studio statunitense è stato pubblicato da poco sulla rivista scientifica Addiction, è stato lungo trent’anni ed ha appunto riguardato quasi un milione di adolescenti, ai quali è stato chiesto di valutare il grado di approvazione o disapprovazione di uso occasionale della marijuana, quanti amici la fumavano e quanto era difficile per loro procurarsela: «Quando il livello di disapprovazione era al novanta per cento, l’uso nell’ultimo anno diminuiva al diciassette per cento, quando la disapprovazione scendeva al quarantasette per cento, l’uso aumentava fino al quarantanove per cento», ha spiegato il capo del Dipartimento politiche antidroga.Sono decisivi i coetanei. Ma quali sono i fattori che creano, e più fortemente, la disapprovazione sociale nei giovani? «L’atteggiamento contro l’uso di droghe da parte del gruppo dei pari (cioè i coetanei, ndr) – individua fra gli altri la ricerca statunitense – l’atteggiamento contro le droghe da parte dei familiari, la disponibilità della sostanza sul territorio, la presenza di norme legali e sociali contro l’uso di droghe».Politiche e programmi. Giovanardi così è andato avanti: «In tre anni in Italia è stato registrato un calo del consumo di sostanze pari al venti per cento, con punte fino al cinquanta, come per la cocaina a Milano». E secondo il sottosegretario «non è un caso, ma il frutto di una serie di politiche e programmi del Dipartimento». Dunque anche per l’ex-parroco di Scampia, don Aniello Manganiello, le droghe non devono essere liberalizzate: «Soluzione troppo facile e che non affronta né risolve la piaga della droga».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: