giovedì 20 luglio 2023
Numeri da emergenza assoluta nella Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze: tra 15 e 19 anni il 28% dei giovani consuma sostanze, l'11% psicofarmaci, due milioni bevono (e il 50% si ubriaca)
Si scrive un cartello in un bar: «Niente alcolici ai minori di 16 anni»

Si scrive un cartello in un bar: «Niente alcolici ai minori di 16 anni» - Ansa

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Una pandemia delle dipendenze. Che sta contagiando i ragazzi in maniera devastante, con numeri che nemmeno le più pessimistiche delle previsioni avevano ipotizzato. C'è uno spaccato sconfortante nella Relazione annuale al Parlamento appena pubblicata dal Dipartimento delle politiche antidroga (e inerente l'anno 2022), che rappresenta per la prima volta nei numeri l'emergenza delle nuove generazioni raccontata dai fatti di cronaca degli ultimi mesi: incidenti stradali, risse, violenze, stupri, omicidi.

Nel nostro Paese il 28% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni (quelli che frequentano le scuole superiori, per intendersi) usa o ha usato sostanze stupefacenti: nel 2021 era poco più del 18%. Un incremento che si ritrova, drammaticamente, anche nella fascia di popolazione giovanile che dichiara di aver consumato sostanze illecite negli ultimi 30 giorni, che passa dal 10,9% al 18,3%. La cannabis è la sostanza illegale più utilizzata: circa 600mila (24%) studenti ne hanno fatto uso nel corso del 2022. Oltre 76mila (3,1%) ne riferiscono un uso quasi quotidiano, dato in aumento. Circa il 60% ha avuto il primo contatto con la sostanza fra i 15 e i 17 anni. Aumenta la percentuale di coloro che l’hanno utilizzata per la prima volta a 14 anni o meno, dato che passa dal 27% (2018) al 33% (2022).

Quasi l'11% dei ragazzi consuma psicofarmaci (la percentuale, già in aumento, s'era fermata al 6% l'anno prima), con picchi mai registrati prima del 15% fra le ragazze. E ancora: quasi due milioni di adolescenti (il 78%) sono consumatori di alcol, il 33% dei quali ne fa un uso elevato che li porta o li ha portati all’intossicazione alcolica e, tra i 18-24enni, la quota di quanti si sono ubriacati nell’ultimo anno è circa il 50%. Uno su due, in questo caso tra chi ha già la patente, e presumibilmente guida.

A fronte di questa tendenza, dal punto di vista della salute, si registra così un aumento generale dell’utenza sia dei servizi pubblici sia delle comunità terapeutiche, oltre che un contemporaneo aumento degli accessi al Pronto Soccorso e dei ricoveri dovuti a problematiche droga-correlate. Nel 2022, quasi il 10% degli accessi al Pronto Soccorso direttamente droga-correlati ha riguardato minorenni e circa il 14% 18-24enni. Tra i ricoveri con diagnosi principale droga-correlata, il 15% ha riguardato persone con meno di 24 anni, valore che risulta anch’esso in aumento. Si osserva inoltre una generale riduzione dell’età media dei ricoverati, specialmente nel genere femminile. Gli utenti dei servizi pubblici under 25 costituiscono circa il 6% del totale degli assistiti, percentuale che sale quasi al 20% tra i nuovi utenti. Nei servizi del privato sociale rappresentano una quota di poco superiore al 9%.

Oltre all’uso di sostanze, negli ultimi anni, si è assistito all’emergere di ulteriori comportamenti a rischio e potenzialmente additivi, spesso legati a Internet e alle nuove tecnologie. Il più diffuso tra questi è il gioco d’azzardo che nel 2022 ha interessato circa la metà degli studenti 15-19enni.

Il sorpasso di genere

La novità più dirompente della Relazione, sottolineata anche nella nota introduttiva dal sottosegretario allaPresidenza del Consiglio con delega alle Politiche antidroga, Alfredo Mantovano, riguarda l’impennata di consumi tra le donne, e le giovanissime in particolare. Se tradizionalmente sono per lo più i ragazzi a utilizzare sostanze psicoattive, «negli ultimi anni – spiega il documento – si sta assistendo a un importante cambiamento dei modelli di consumo fra gli studenti, supportato da una sempre più evidente riduzione delle differenze di genere». Il dato più rilevante è quello osservato fra le studentesse di 15 e 16 anni, che presentano prevalenze di consumo uguali o superiori ai coetanei per quanto riguarda l’uso di cannabinoidi, Nuove sostanze psicoattive (le cosiddette “Nps”), cocaina e oppiacei. Il 2022 ha fatto inoltre registrare per la prima volta il sorpasso dei consumi femminili su quelli maschili per quanto riguarda l’utilizzo di alcol (il 79% delle ragazze contro il 77% dei ragazzi) e gli eccessi alcolici (il 35% contro il 29%), dato che si va a sommare – lo abbiamo scritto prima – al consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica, da sempre appannaggio tipicamente femminile.

A conferma della precocità femminile nell’approccio alle sostanze anche gli accessi al Pronto Soccorso, che pur essendo in numeri assoluti quasi la metà di quelli maschili, vedono maggiormente coinvolte sia le giovani under 17 (che presentano il 13% degli accessi contro il 7% nella stessa fascia di età fra i ragazzi), sia le over 75 (con quasi il 13% degli accessi droga-correlati, contro il 4% dei coetanei). Accessi per il 65% dei casi legati a “psicosi indotte da droghe” (il dato maschile della medesima diagnosi è pari al 44%). Dato ancora più problematico quello relativo ai decessi per overdose, che nel 2022 si sono mantenuti stabili (298 sui 296 del 2021) ma che hanno visto un incremento proprio nel genere femminile rispetto al biennio precedente (da 30 a 45 casi). Di qui la necessità, evidenziata nella Relazione, «di sviluppare interventi di prevenzione e di cura focalizzati proprio sulla popolazione femminile».

Le comunità: «Subito il Fondo dipendenza»

Immediata la reazione del mondo delle comunità di recupero, che da anni insistono sulla necessità di investimenti e in particolare del ripristino di fondi dedicati (su cui il sottosegretario Mantovano ha annunciato un intervento del Governo): «Questi dati confermano la nostra preoccupazione – rileva il presidente della Fict, Luciano Squillaci –. È di pochi giorni fa la notizia sul capodanno del terrore tra sesso, droga, alcol e violenza sessuale: bambini di 14 anni e due di 12 anni in preda alla trasgressione più vile, quella che viola la dignità più profonda, dove non esiste più il confine tra il bene e il male. Si tratta di vite, non di numeri. E da un’attenzione alle persone e alle relazioni educative bisogna ripartire subito per un reale rilancio della sfida alle dipendenze».

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