mercoledì 26 agosto 2009
Nella "ricostruzione" dell'economia gli immigrati sono una "risorsa di grande rilevanza" ma "potremo utilizzarla solo se saranno governati i gravi problemi che essa pone sotto il profilo della integrazione sociale e culturale". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, intervenendo
al Meeting di Cl a Rimini.
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Nella "ricostruzione" dell'economia gli immigrati sono una "risorsa di grande rilevanza" ma "potremo utilizzarla solo se saranno governati i gravi problemi che essa pone sotto il profilo della integrazione sociale e culturale". Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi, intervenendoal Meeting di Cl a Rimini. "Fino agli anni Ottanta - ha detto Draghi - il saldo migratorio dell'Italia è stato negativo; negli ultimi venti anni il numero di stranieri residenti è progressivamente salito fino a 3,4 milioni all'inizio del 2008 (il 6% della popolazione). Tenendo conto delle persone presenti ma non iscritte alle anagrafi e di quelle che non dispongono di un permesso di soggiorno il numero complessivo dovrebbe essere pari alla stessa data a circa 4,3 milioni".Tra l'altro, secondo il governatore, "i cittadini stranieri in Italia sono in media più giovani e meno istruiti degli italiani ma partecipano in misura maggiore al mercato del lavoro e svolgono mansioni spesso importanti per la società e l'economia italiane, anche se poco retribuite. Non si rilevano d'altra parte conseguenze negative apprezzabili sulle prospettive occupazionali degli italiani, un risultato che emerge dalla grande maggioranza degli studi svolti nei paesi a elevata immigrazione".Inoltre, ha rilevato, "affinchè la nostra economia colga appieno l'opportunità offerta dal lavoro straniero occorre combattere la tendenza alla marginalizzazione degli studenti stranieri in atto nel sistema di istruzione italiano".
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