giovedì 20 luglio 2017
Ha salvato una bimba nel mare di Sabaudia, ma non si dà importanza. «È un atleta e un ragazzo speciale»
Down, eroe e felice: l’oro di Valerio
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Si esercitava da anni, ma probabilmente mai avrebbe pensato che i suoi allenamenti sarebbero serviti a salvare davvero una vita. E invece è accaduto realmente, in una spiaggia libera frequentata da centinaia di bagnanti. Valerio Catoia è il ragazzo 17enne con sindrome di Down che mercoledì scorso a Sabaudia ha salvato una bambina di undici anni che stava per annegare. Suo papà, Giovanni, è stato il primo ad accorrere, ma ben presto gli è mancato il fiato: «Valerio, salvala tu», gli ha detto con un filo di voce. E così il ragazzo, che pratica nuoto da anni, l’ha caricata su di sé e l’ha portata quasi fino a riva. Un gesto coraggioso, reso possibile da una notevole preparazione fisica e soprattutto grazie alla determinazione di Valerio. Racconta il padre: «Quando era piccolo l’abbiamo portato a nuoto su suggerimento dei medici, per aiutarlo nello sviluppo fisico. Aveva tre anni e all’inizio stava aggrappato tutto il tempo al bordo della vasca. Poi piano piano si è appassionato, e oggi non riesce a stare lontano dall’acqua».

Ma non c’è solo la piscina. Valerio è attivissimo. Ha appena concluso il secondo anno al Liceo Manzoni di Latina, suona la chitarra e da dieci anni è uno scout. E proprio grazie alle attività in clan ha imparato a essere più autonomo. Non ha alcun problema fisico e riesce tranquillamente a percorrere lunghi sentieri insieme ai compagni. «Valerio è caparbio, va dritto per la sua strada. Come genitori, non abbiamo mai voluto trattarlo in modo diverso dalla sorellina Gaia e, quando andava rimproverato l’abbiamo fatto. Sa ascoltare sempre i consigli, è affabile e allegro. Al mattino si sveglia col sorriso e la sera va a dormire con lo stesso sorriso».

La sua vita, però, è soprattutto per lo sport. Si allena cinque volte alla settimana per il nuoto e due volte per l’atletica, poi fa lunghi giri in bicicletta con il papà. Quando ha salvato la bambina non se ne è vantato perché sa che un vero sportivo deve essere forte e schivo. A celebrarlo ci ha pensato giustamente il presidente Comitato italiano paralimpico, Luca Pancalli: «Siamo orgogliosi del nostro atleta, una delle tante straordinarie storie che vedono protagonisti gli atleti paralimpici, spesso capaci di azioni di grande valore etico e sociale. Valerio è campione nello sport e nella vita».

Lo sa bene anche il suo allenatore Roberto Cavana, istruttore della società Polisportiva Hyperion e delegato Fisdir (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo-relazionali): «Valerio si era allenato molto per una dimostrazione di salvamento portata a Firenze ai Trisome games, ma trasportare un manichino è ben diverso rispetto a salvare una persona. Pretendo sempre molto dai miei atleti e li incito non a conquistare una medaglia ma a superare i propri limiti. Questi ragazzi, malgrado la disabilità, si impegnano in allenamenti uguali agli altri, anche i regolamenti di gara sono quasi identici. Ciò che ha fatto è normale. Si è sentito pronto, e l’ha fatto».

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