mercoledì 19 luglio 2017
Erasmo D'Angelis, coordinatore della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio, avverte che gli incendi rendono più fragili i territori. Il ruolo dei comuni
Dopo le fiamme, le inondazioni. L'allerta del Governo alle Regioni
COMMENTA E CONDIVIDI

Da Palazzo Chigi è già partito l’allarme alle Regioni: dopo gli incendi quando arriveranno le piogge c’è il forte rischio di disastri. È 'l’effetto Scilla', come lo chiama Erasmo D’Angelis, coordinatore della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio. Tre giorni fa nel centro costiero calabrese, ricorda, «dopo gli incendi all’improvviso è arrivata una 'bomba d’acqua' e l’ha travolto».

Proprio per questo, spiega, «abbiamo già cominciato ad allertare tutte le regioni, perché i presidenti sono commissari di governo per il dissesto idrogeologico, dicendo di fare molta attenzione alle aree che per gli incendi sono ora prive di vegetazione, aree già di per sé franose. E abbiamo avvertito che lì c’è bisogno di mandare geologi e esperti di forestazione». Gli incendi hanno, infatti, aggravato una situazione già ad alto rischio. «Nella storia meteorologica italiana purtroppo abbiamo vissuto grandi periodi siccitosi, come l’attuale, e subito dopo, essendo i terreni secchi, l’acqua non viene assorbita ma scorre. A Scilla il segnale è stato chiarissimo: ti dico che già si ricomincia. Purtroppo ora piove 'male': in pochissimo tempo, su territori ristretti, arriva una quantità di acqua che prima cadeva in tre mesi. E dove non c’è una rete fognaria in grado di assorbirla, succede il disastro. Con gli incendi tutto diventa più pericoloso».


Insomma, avverte, «bisogna essere pronti a passare da un’emergenza all’altra». In altre parole «bisogna davvero non allentare la tensione che c’è oggi sugli incendi, moltiplicarla soprattutto nelle zone più a rischio, tenere in allerta le protezioni civili nei comuni ». E qui parte una critica. «Abbiamo visto in queste situazioni è che s’è spezzata la catena della Protezione civile che parte dal Dipartimento nazionale e arriva al più piccolo comune. Quando non funziona, non c’è il terminale nei comuni o nelle regioni, è un disastro». Servono dunque interventi urgenti. Uno, afferma De Angelis, «è a costo zero. Se i comuni sono davvero responsabili la prima cosa che devono fare è inserire le aree bruciate nel catasto, e far votare dalle regioni che non ce l’hanno, cioè quasi tutte, la legge che vieta l’edificabilità in queste aree, sulla scorta delle legge nazionale del 2000».

Ma poi sicuramente «mettere in campo almeno nelle zone più a rischio degli interventi di messa in sicurezza. Soprattutto sui versanti che già erano franosi e che ora senza vegetazione diventano ancora più fragili. Abbiamo terreni malamente ancorati, sabbiosi, argillosi, e senza le radici che li trattengono perdono consistenza e potremmo trovarci di fronte a veri drammi. Bisognerà intervenire con molta attenzione, anche con opere di contenimento a basso impatto, non invasive, quelle che facevano un tempo i nostri nonni».

E i fondi ci sono? Su questo De Angelis è netto. «Oggi non c’è un problema di finanziamenti, ma di realizzazione delle opere. I soldi ci sono. Non è questione di risorse ma di organizzazione dei territori che a volte manca». Nel passato si è però scoperto che ad appiccare gli incendi era stato chi era poi interessato ai lavori di messa in sicurezza. «Dovremo tenere gli occhi ben aperti sugli appalti per la messa in sicurezza. Seguiremo con molta attenzione le gare». Ma poi torna a insistere sulla necessità di non abbassare la guardia. «La prevenzione è questa. È attenzione. Non possiamo vivere di emergenze. Le possiamo ridurre, contrastare, ci possiamo difendere ma è un lavoro di lunga scadenza. Però tutto parte dai comuni e dalla regioni. Quando lì non funziona il disastro si moltiplica». E non solo nei piccoli centri. «Non è possibile – accusa riflettendo sul drammatico incendio a Castelfusano – che Roma ancora non abbia il responsabile della protezione civile comunale!».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: