martedì 26 marzo 2024
Il governatore della Puglia corregge il tiro: «Decaro non era con me». E Vendola parla di un aneddoto «alterato nella realtà». Al Comune si è insediata la commissione inviata dal Viminale
Dopo Emiliano, una foto contro Decaro. Meloni: a Piantedosi accuse vergognose

Ansa

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Una foto del 2023 che ritrae il sindaco con la nipote e la sorella del boss Capriati offre il fianco agli attacchi della destra e semina scompiglio al Nazareno, preoccupato per la candidatura alle Europee del presidente dell’Anci Roma Benché il Pd continui a difendere Antonio Decaro, il clamoroso autogol di Michele Emiliano alla manifestazione di sabato (con il racconto della visita a casa della sorella del boss, Tonino Capriati, per convincerla a lasciar lavorare l’allora assessore alla mobilità), complica decisamente l’impresa. Senza contare la foto pubblicata ieri da diversi quotidiani, che ritrae il primo cittadino con un'altra sorella (estranea a vicende mafiose e priva di precedenti per crimine organizzato) e la nipote del personaggio in questione. Un uno-due che inizia a preoccupare seriamente il Nazareno, perché rischia di indebolire la candidatura europea del presidente dell’Anci, su cui il partito ha investito molto e sulla quale conta ancora di far convergere gran parte dell’elettorato del Sud. Non è un caso se i dem siano passati subito al contrattacco, accusando il governo di utilizzare il “caso Bari” per nascondere i guai della ministra del Turismo, Daniela Santanchè (vedi articolo sotto), ma la strategia non basta a placare le polemiche. Anche l’autodifesa di Decaro, che ha smentito con risolutezza il racconto del presidente della Puglia, non ferma gli assalti degli avversari. Ma a parziale compensazione del pasticcio del governatore sono arrivate ieri le parole della nipote del boss, che ha chiarito di aver chiesto lei uno scatto al sindaco (tra l’altro nel 2023, non nel periodo citato da Emiliano) ridimensionando in qualche modo le accuse della maggioranza al Pd. In serata è stato poi ancora Emiliano a intervenire, rivedendo la versione dell’episodio raccontato («Decaro non c’era») e parlando di «un’inversione del significato» delle sue parole. Giorgia Meloni, nel frattempo, prosegue nel sostenere l’intervento del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, mentre la commissione d’acceso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni nel Comune si è insediata ieri mattina. «Non è possibile fare un selfie, mi dica lei? Mi dica se è normale. Io devo fare una querela adesso, non si dovevano permettere di usare la mia foto senza alcun consenso». Queste le parole con cui Annalisa Milzi, la nipote di Capriati appunto, ha giustificato l’esistenza dell’istantanea oggetto degli strali del centrodestra. «Chiesi al sindaco: è possibile fare una foto? – ha spiegato –. Lui ha risposto: assolutamente sì. Che c'entra ora associare altro?». Insomma, il candidato dem alle Europee non è un “amico” della famiglia criminale e la foto non prova alcun rapporto con la malavita. Un concetto ribadito anche dal diretto interessato, che ha sconfessato pubblicamente l’aneddoto di Emiliano: «Non so cosa ricorda, io non ho mai incontrato la sorella di nessuno. Non capisco quale sarebbe la trattativa Pdmafia. Venti anni fa ero un giovane assessore, ero ingegnere e mi occupavo di trasporti – ha poi continuato –. Ero stato chiamato dal sindaco Emiliano per occuparmi della mobilità. Quei giorni sono stati difficili, all'inizio soprattutto. Ci sono voluti sei mesi per chiudere al traffico. Mi è anche capitato nei primi giorni di incontrare persone che mi hanno maltrattato». A definire «iperbolico» e «alterato » il racconto di Emiliano è stato anche Nicola Vendola, ex governatore pugliese, che però ha ammesso «il danno» arrecato al partito e a Decaro. Non a caso la destra continua a sfruttare la scivolata e Fdi, con una nota del vicecapogruppo a Montecitorio, Manlio Messina, ha chiesto di approfondire le parole del presidente regionale in commissione Antimafia. La premier ha invece respinto al mittente le accuse del centrosinistra, negando la matrice politica dell’azione del Viminale su Bari: «Penso che le accuse rivolte al ministro Piantedosi siano vergognose, penso che il ministro abbia agito correttamente – ha puntualizzato –. Non abbiamo fatto alcuna forzatura, avremmo fatto una forzatura se non avessimo disposto un accesso ispettivo, che sarebbe stato disposto nella stessa condizione per qualsiasi comune italiano». E Piantedosi in serata la ringrazia. In ogni caso il lavoro della commissione d’accesso è già iniziato. Ne fanno parte Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza, Antonio Giannelli, viceprefetto e Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Guardia di finanza. Ieri i componenti sono stati ricevuti dal segretario generale, avvocato Dino Susca, che è la figura istituzionale per le attività di accesso, prima di incontrare lo stesso Decaro per quello che fonti vicini alla giunta comunale hanno definito un colloquio «breve e cordiale».

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