martedì 11 ottobre 2022
La Lega non si è radicata al sud del Po nostante i tentativi di Salvini. L'affluenza è calata soprattutto nei comuni meno popolosi e con maggiori problemi sociali
La senatrice Liliana Segre apre la prima seduta del nuovo Senato della Repubblica

La senatrice Liliana Segre apre la prima seduta del nuovo Senato della Repubblica - ANSA

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Questa non sarà una legislatura al femminile, con poco più di un terzo di donne elette (35 per cento). E questo nonostante il Rosatellum contenesse norme volte ad assicurare la parità di genere. Guardando alla geografia, poi, Fratelli d’Italia sorpassa Lega al Nord, mentre Forza Italia scopre un’"anima" del Sud. È quanto emerge dai dati dell’Ufficio elettorale nazionale della Cassazione, in attesa di quelli definitivi che arriveranno nei prossimi giorni.

Della disomogeneità di genere nella prossima legislatura ha parlato ieri la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti (Iv) in un post su Facebook («Purtroppo questa legislatura avrà molte meno donne rispetto alla scorsa legislatura»). La stessa ministra ha però rivendicato il primato del Terzo Polo, con il 46 per cento di donne elette. Un punto sopra il M5s, mentre Pd e l’Alleanza Verdi e Sinistra si fermano al 31 per cento. Più in basso il centrodestra, con Forza Italia e Fratelli d’Italia al 30 per cento e la Lega al 29 per cento.

I risultati sono interessanti anche sotto il profilo geografico, con il sorpasso al Nord di Fratelli d’Italia sulla Lega. Dei 69 eletti meloniani alla Camera con il proporzionale, infatti, oltre la metà (35) vengono dal settentrione, Emilia-Romagna compresa. Segue il Sud (isole comprese) con 21 e il Centro (13).

La Lega, nonostante tutto, conferma la fatica a sfondare sotto la linea del Po: dei 23 eletti con il proporzionale, 15 vengono dal Nord. Il contrario di Forza Italia, che piazza tra Centro, Sud e isole ben 13 deputati su 22. Il Pd paga invece dazio al M5s perdendo parecchio terreno nel Mezzogiorno: su 57 deputati eletti al proporzionale, solo 15 vengono da lì, isole comprese.

Il centrodestra avrà circa il 59 per cento dei seggi alla Camera e il 56 per cento al Senato, numeri simili a quelli della Casa delle Libertà nel 2001. Una cosa si deve riconoscere al vituperato Rosatellum: domenica si sapeva chi aveva vinto e chi no. Non così scontato altre volte, come dopo la "non vittoria" del centrosinistra di Bersani nel 2013 e il "tripolarismo asimmetrico" (con l’ottimo risultato del M5s) del 2018.

Infine, molti hanno discusso sulla scarsa partecipazione (63,9 percento). Secondo un’analisi di YouTrend, rispetto a quattro anni fa l’affluenza è calata soprattutto nei comuni meno popolosi, con un reddito medio inferiore e con una percentuale maggiore di disoccupati e minore di laureati.




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