venerdì 26 giugno 2020
Nel volume della giornalista di Vatican news la diagnosi della svalutazione delle madri, ma anche l'indicazione della "dignità della differenza" e dell'alleanza uomo-donna, come possibile soluzione
la copertina del libro di Debora Donnini

la copertina del libro di Debora Donnini

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Da diversi anni si discute di una “società senza padri”. Immagine che descrive la carenza indotta da una certa cultura contemporanea riguardo al ruolo “debole” o addirittura inesistente della genitorialità maschile. Ma Debora Donnini, giornalista di Radio Vaticana-Vatican news, segnala un’altra e non meno pericolosa deriva. L’attacco alla maternità, che in varie forme si viene manifestando nel mondo. Lo fa attraverso il libro “Finché non sorsi come madre”, edito da Chirico e Cantagalli (con prefazione di Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita e postazione del biblista Francesco Giosué Voltaggio), proprio mentre infuriava in Italia l’emergenza coronavirus. Una doppia scelta coraggiosa (riguardo al tempo di edizione e ai contenuti) che ci consegna una lucida analisi del rischio che corriamo quando consideriamo la donna una sorta di replicante dell’uomo e annulliamo quella che l’autrice, mamma di un bimbo di cinque anni, chiama .

In tal modo Donnini passa in rassegna i temi più problematici: dall’utero in affitto, che svilisce in maniera inaccettabile il corpo della donna e la stessa maternità, al ruolo di tutela delle madri anche nei confronti di un obbrobrio come la pedofilia; dal no alla violenza (spesso omicida) contro le donne, alla necessità di eliminare odiose discriminazioni negli ambiti lavorativi, passando per le pericolose implicazioni del disegno di legge sull’affido condiviso (finito poi su un binario morto). E uno dei punti di forza del libro è quello di mostrare i collegamenti tra i diversi temi, proprio in virtù del clima culturale che tutti li sottende e che è dato dal disfavore per la maternità. Ma “una società senza madri rende orfani”, avverte la giornalista. E intreccia le sue considerazioni personali con il magistero degli ultimi tre Pontefici, quello di san Giovanni Paolo II, che al “genio femminile” dedicò pagine memorabili, e quello di Francesco, in particolare, che alle parole ha spesso accompagnato gesti significativi (come la nomina di alcune donne in posti apicali della Curia Romana). Soprattutto, però, sta a cuore a Debora Donnini denunciare quella che potrebbe essere definitiva la causa di fondo del problema segnalato: “La svalutazione sociale per l’alleanza stabile e generativa dell’uomo e della donna è certamente una perdita per tutti. Dobbiamo riportare in onore il matrimonio e la famiglia”. Questa frase di papa Bergoglio, pronunciata il 29 aprile 2015, può essere assunta come una delle linee guida dell’intero volume, così come la convinzione espressa dall’autrice che “un dialogo a favore della donna, della maternità, della sua dignità, con parità di diritti, non potrà che fare bene all’Italia e al mondo”.

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