sabato 21 luglio 2012
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«In effetti a Bologna la società è abbastanza attenta e i servizi sociali funzionano più che altrove. Eppure la ragazza ha agito in questo modo: ciò denota un degrado a livello sociale che è entrato nella nostra cultura ben oltre le situazioni di disagio economico». Enrico Masini, responsabile del servizio "Maternità difficile" della Comunità Papa Giovanni XXIII, lo tocca con mano tutti i giorni: «Per quanto riguarda la maternità, purtroppo, oggi c’è un riconoscimento molto scarso, e bassa è la considerazione della vita, specie quando è ancora portata nel grembo».Non è così vero, quindi, che la giovane avrebbe trovato supporto, se solo l’avesse chiesto?
La realtà purtroppo smentisce il pm. Le ragazze incinte che noi accogliamo nelle case-famiglia raccontano una grande solitudine, sono incomprese in famiglia, sul lavoro e anche da parte di quelle strutture sociali e sanitarie che dovrebbero essere di supporto. Sempre più di frequente incontriamo donne che sono state indotte, o almeno consigliate con molte pressioni, ad abortire da parte di tutte queste realtà. Così subiscono una scissione tremenda: da una parte percepiscono la grandezza di ciò che stanno vivendo, dall’altra sono immerse in un contesto che vede quel figlio soltanto come un problema.Di cui liberarsi...La legge 194 prevede la rimozione delle difficoltà, ben prima dell’aborto, invece in genere le strutture socio-sanitarie non danno risposte che tengano conto della madre e del bimbo insieme. Questo è un problema serio, occorre un cambiamento di mentalità affinché una donna incinta si senta di nuovo protagonista positiva nella storia dell’umanità, e non un peso.Com’è un bambino a 22 settimane?Pesa circa 500 grammi ed è esattamente sulla soglia del potercela fare, se ha un giorno in più sopravvive, se ha un giorno in meno muore. Il fatto che il gemello è in terapia intensiva è l’unico elemento per provare a supporre che il primo nato avrebbe potuto farcela, ma è presto per valutare.Come prevenire disgrazie del genere?Nelle nostre case-famiglie accogliamo qualunque madre con una maternità difficile (numero verde 800-035036). A livello nazionale sosteniamo poi un progetto per poter lasciare il neonato in adozione, in alternativa all’aborto, un percorso poco praticato perché gli stessi operatori non ci credono abbastanza. Danno per scontato, infatti, che la donna preferisca abortire, ma noi testimoniamo l’esatto contrario: con un percorso di presa di coscienza, sceglie di lasciarlo nascere, e spesso anche di tenerselo. In ogni caso, noi le accompagniamo fino alla fine.
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