mercoledì 4 marzo 2009
Il ministro del Welfare smentisce le voci su una bozza del governo pronta per l'Ue sull'innalzmento dell'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione. Cisl e Cgil in rivolta: «Non siamo d'accordo, decisione sbagliata».
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"Non vi è nessuna bozza pronta per l'Ue, il tema dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne deve essere un tema da affrontare nel Consiglio dei ministri. Lo ha detto il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, a margine del convegno, organizzato dalla Cassa di previdenza e assistenza forense su "l'adeguatezza delle pensioni"."Mi dispiace - ha spiegato - che si sia fatto troppo rumore per nulla, infatti è nota da tempo la sentenza della Corte di Giustizia europea che ci impone di finire il percorso di omologazione dell'età pensionabile tra uomini e donne". Il ministro Sacconi ha poi aggiunto che vi sono tante bozze e che "non è stato deciso nulla, solo contatti con l'Unione Europea per vedere quali sono gli spazi decisionali". "In un contesto di crisi economico-sociale non si aggiunge incertezza su incertezza". «Un errore modificare la riforma Maroni». A chi gli faceva notare che il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, aveva bocciato la proposta, Sacconi ha detto "boccia la sentenza Ue e che non c'è nessuna decisione". Alla domanda su quando il governo incontrerà i sindacati Sacconi ha detto "quando avremo chiari gli spazi di merito". Il ministro del Welfare ha poi polemizzato con il governo Prodi sulla riforma delle pensioni. "Modificando lo scalone è stato commesso un grave errore che ci costringe a maggiori spese per circa 10 miliardi. Un errore cambiare la riforma Maroni".Il no della Cisl. "La Cisl non condivide la decisione del Governo di proporre un innalzamento, seppur graduale, dell'età pensionabile delle lavoratrici della pubblica amministrazione", lo ha dichiarato il Segretario Generale della Cisl, Raffaele Bonanni. " Non siamo d'accordo per ragioni di metodo e di merito. Per la Cisl è inammissibile che su un tema delicato come quello delle pensioni, il Governo abbia deciso unilateralmente, senza aprire un confronto con il sindacato, come si è sempre fatto per tutti gli interventi sulla previdenza. "Quanto al merito- prosegue Bonanni- si tratta di una decisione sbagliata che ci riporta indietro negli anni, introducendo criteri di accesso differenziati alla pensione di vecchiaia per le lavoratrici pubbliche rispetto a quelle private. Il Governo può contrastare la sentenza della Corte di Giustizia europea facendo presente che il regime pensionistico pubblico non è un regime professionale distinto da quello legale generale. Semmai, nel futuro, il problema potrebbe essere risolto reintroducendo meccanismi più flessibili di accesso al pensionamento, superando la distinzione fra pensione di anzianità e di vecchiaia, cosa che era già stata fatta con la legge Dini. Per una larga parte delle donne - ha concluso il Segretario generale della Cisl -il pensionamento precoce è imposto da condizioni familiari, dalla cura dei figli e degli anziani. Si intervenga prima su questo, attraverso una politica di intervento che aumenti l'offerta degli asili nido e che sostenga l'attività di assistenza e di cura domiciliare degli anziani".Epifani: «Così scaricati tre volte i costi della crisi sulle donne». In un momento di grande crisi come questo innalzare l'età pensionabile, che per ora riguarda il settore pubblico ma non è escluso venga esteso anche al privato vuol dire scaricare due volte i costi della crisi sul mondo del lavoro e tre volte sulle donne lavoratrici". Questo il commento del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, all'emendamento del governo inserito in un disegno di legge in discussione al Senato che prevede per le donne che lavorano nel pubblico impiego di portare l'età pensionabile a 65 anni. Inoltre, ha aggiunto Epfiani "non si può cambiare la legge sulle pensioni ogni anno. Già un anno e mezzo fa si era alzata l'etàpensinabile e se proprio lo si deve fare ancora bisogna lavorare sulla flessibilità, come già avvenuto con la riforma Dini, stabilendo un'età massima ed una età minima. La flessibilità in uscita -ha concluso- è la risposta al problema, non la rigidità".
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