giovedì 5 ottobre 2023
Domani a Roma con la Cgil e 200 organizzazioni. «Non sarà la manifestazione delle opposizioni, chi lo dice vuole denigrarla. Noi cristiani dobbiamo dare testimonianza, più che esibire crocifissi»
Emiliano Manfredonia

Emiliano Manfredonia - ACLI

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«Domani a San Giovanni le Acli ci saranno a manifestare per “la via maestra”. Perché la Costituzione non è solo la legge fondativa dei nostri codici - sottolinea il presidente delle Acli Emiliano Manfredonia - ma è un programma che impegna costantemente le istituzioni e i cittadini in una sfida etica. Non sarà la manifestazione delle opposizioni. Chi lo dice vuole denigrarla e incasellarla».

Con la Cgil e altre 200 organizzazioni della società civile manifesterete in difesa della Costituzione, il cui incipit è il lavoro: oggi troppo poco, povero, insicuro. L’Associazione cristiana dei lavoratori italiani ci sarà anche per questo?

I dati sull’occupazione sono confortanti, ma qual è la qualità del lavoro? Tempo determinato, salari sotto la soglia di dignità, lavoratori sfruttati come collaboratori o partire Iva. Poi c’è il tema degli incidenti, il presidente Sergio Mattarella lo ha richiamato incontrando i principali sindacati. E le donne, ancora poche quelle che lavorano Poi le donne, ancora poche quelle che lavorano e purtroppo ancora troppe quelle che subiscono un gap retributivo di genere. Senza dimenticare i giovani che lasciamo “nel cassetto”: tra domanda e offerta in 230 mila restano fuori e li costringiamo a emigrare in massa. Così si sterilizza una generazione.

Altro tema caro alle Acli è quello la pace. È la terza manifestazione dall’inizio dall’invasione russa. C’è chi dice che siete fuori dalla realtà perché la guerra si vince con le armi...

Fuori dalla realtà semmai c’è chi pensa che queste crisi internazionali si superano con l’uso delle armi. In un anno e mezzo di combattimenti , morti, distruzioni non si è raggiunto nulla. C’è un popolo aggredito e c’è un dittatore aggressore, è evidente. E c’è un diritto alla difesa. Ma c’è anche il diritto internazionale, che ora deve alzare la voce e farsi sentire. Andiamo in piazza perché non si vedono iniziative di pace serie, tranne il Papa che in modo profetico, col cardinale Zuppi, cerca di annodare fili complicatissimi. Noi chiediamo un ruolo importante all’Italia e all’Europa. Dopo Mosca e Kiev, Washington e Pechino, Zuppi dovrebbe andare a Bruxelles: c’è un deficit di diplomazia europea. Per noi la via maestra è scritta nella Costituzione all’articolo 11: l’Italia ripudia la guerra. Ripudiare è un verbo fortissimo, quasi non è un termine giuridico. Perché la nostra Costituzione antifascista, costruita nella Resistenza, sa che non è la guerra la via. I padri costituenti lo hanno scritto perché sono stati costretti a farla.

Nel movimento per la pace, grazie alle manifestazioni contro la guerra, è emersa da un anno e mezzo a questa parte una forte sintonia tra laici e cattolici.

Credo che dobbiamo uscire da certi schemi del ‘900 e unirci per una nuova cultura che ci faccia impegnare sulla solidarietà, la cura, il rispetto delle differenze, l’ecologia integrale, anche l’articolazione democratica e l’impegno nella partecipazione, cosa diversa dalla cooptazione politica. Temi che devono spingerci verso un modo nuovo di pensare. E io non vedo grandi differenze tra laici e cattolici. Penso, semmai, che le differenze siano limiti che permettono l’incontro e la messa in discussione. Il Sinodo appena inaugurato lo dice molto bene: dobbiamo camminare insieme, senza negare le differenze. E allora noi cristiani dobbiamo testimoniare la nostra presenza più che esibire crocifissi. Anche in percorsi difficili come questa manifestazione, che rischia di essere politicizzata. È col governo che ci confrontiamo, certo, che oggi è di destra, ma non è per questo che lo facciamo. Potrebbe essere anche di sinistra. Se dunque la manifestazione di domani è politica, allora lo è perché vuole che la politica si svegli. E torni a seguire la via maestra della Costituzione.


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