martedì 2 giugno 2020
Solo il 14% dei nuovi positivi è in ospedale e 3 su 4 sono asintomatici. Chiudono i reparti da Nord a Sud L’Oms: ma il virus non è diventato meno patogeno

La carica virale del Covid è diminuita?

Ormai da diverse settimane i medici impegnati in prima linea nei reparti Covid italiani sostengono che la carica virale del virus sia diminuita: si presentano, cioè, casi sempre meno gravi di pazienti contagiati da Sars–Cov–2, con sintomi lievi e, ciò che più conta, senza polmonite. Due studi diversi hanno per ora documentato la fattispecie: quello condotto nel Laboratorio di Microbiologia degli Spedali Civili di Brescia e quello dell’Università Vita–Salute del San Raffaele di Milano. In entrambi i casi le verifiche condotte su centinaia di tamponi dimostrano come la carica virale nei nuovi positivi sia effettivamente crollata. Il virus, tuttavia, per ora non risulta mutato: secondo gli esperti potrebbe essersi “adattato” al suo ospite, diventando meno aggressivo, o potrebbe essere stato mitigato dalle condizioni ambientali.

Perché si parla già di «seconda ondata»?

Gli scienziati al momento sono divisi sulla possibilità che una seconda ondata di coronavirus travolga il nostro Paese nei prossimi mesi. Gli occhi sono puntati sull’autunno, in ogni caso, quando i sintomi del Covid potrebbero confondersi con quelli dell’influenza stagionale e quando le temperature e la vita al chiuso potrebbero tornare a favorire i contagi. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, si è detto quasi convinto che assisteremo a un ritorno dell’epidemia, ma che quest’ultima si presenterà in ogni caso in maniera affievolita: il Sistema sanitario è infatti più preparato e il Paese si è dotato di un sistema di tracciamento e isolamento dei casi più agile e immediato.

Come si curano i nuovi malati?

Di fatto, come si diceva, tra i nuovi pazienti di Covid ormai pochissimi necessitano di ricovero. Su questi (meno di 6mila al momento, il 14% degli attualmente positivi) si utilizzano da subito le terapie più efficaci tra quelle sperimentate nei mesi dell’emergenza: antivirali per lo più, mixati all'occorrenza ad antibiotici, l'eparina e nei casi più gravi antinfiammatori o, dove sono in atto sperimentazioni, il plasma dei guariti. Più il supporto dell’ossigeno, soprattutto nei pazienti più anziani e in chi presenta complicazioni respiratorie serie. Per chi resta a casa invece, senza sintomi o con sintomi lievi, la terapia più utilizzata è quella a base di antipiretici (se e quando sale la febbre), più eventualmente il monitoraggio dell'ossigenazione del sangue tramite il saturimetro.

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