giovedì 27 luglio 2017
Lo sversamento, in corso dal 2016, Individuato per il traffico sospetto di Tir. La Polizia: «Il contenuto fa rabbrividire». Una ventina gli arresti. Controlli nelle sorgenti di acqua. Parla il vescovo
Scoperta discarica abusiva ad Aprilia. Semeraro: una bestemmia
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Una cava dismessa ad Aprilia, in provincia di Latina, trasformata in un'enorme discarica per rifiuti tossici, decine di camion e macchinari utilizzati per il trasporto e l'interramento immediato delle sostanze pericolose. È quanto ha scoperto la Polizia al termine di un'inchiesta che ha portato all'arresto di una ventina di persone accusate, a vario titolo, di far parte di un'associazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi. I provvedimenti sono stati emessi dal giudice del tribunale di Roma su richiesta della Dda. Accertamenti e verifiche sono in corso sulla qualità delle acque di un torrente e di una sorgente di acqua minerale che si trovano a poche centinaia di metri dalla discarica. L'acqua della sorgente minerale, è stato spiegato, non viene imbottigliata, ma viene utilizzata dai cittadini.



«Episodi di questo genere non lodano Dio, ma lo bestemmiano». Non usa mezzi termini monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano (diocesi nel cui territorio si trova Aprilia) per esprimere, parlando all'agenzia Sir, il proprio «sgomento» e la propria «condanna». «Se il mio primo sentimento di vescovo è di esecrazione verso operazioni di tal fatta, l’altro sentimento è di riconoscenza e gratitudine alle Forze dell’ordine e a quanti hanno lavorato al fine di smascherare tali operazioni e così poter avviare i dovuti e necessari provvedimenti sotto i vari profili, anche penali». In Regione, prosegue il vescovo, «abbiamo sofferto e stiamo soffrendo per gravi situazioni ecologiche: mi riferisco all’emergenza idrica, le cui cause non potrebbero essere
attribuite soltanto alla siccità; penso anche agli incendi dolosi, che nei giorni appena trascorsi hanno distrutto ampie zone boschive e rovinato il territorio». Quanto ora messo in luce nella zona del Tufetto in Aprilia, afferma Semeraro, «svela la presenza di volontà cattive ben pianificate e astutamente portate in esecuzione. Non c’è chi non ne veda la gravità enorme e i conseguenti danni per la salute dell’uomo e dell’ambiente dove egli abita; chi non senta di lamentare la facilità con cui comportamenti così deprecabili possano compiersi impunemente da molti e per lungo tempo; chi non avverta il bisogno di essere seriamente difeso e tutelato nel suo diritto alla vita, a una vita sana, degna e decorosa». Il pastore ricorda come nella “Laudato si’” (n. 21) Papa Francesco «ha messo il dito anche su episodi così gravi». Purtroppo, conclude Semeraro, la sua questa analisi «sembra adattarsi esattamente a ciò che ora lamentiamo».

A condurre le indagini sono stati i poliziotti del Servizio centrale operativo (Sco), della squadra mobile di Latina e della Polizia stradale di Aprilia. In mesi di accertamenti, con rilievi aerei, intercettazioni e sistemi di videosorveglianza, i poliziotti hanno scoperto che a partire da marzo del 2016 l'organizzazione aveva trasformato una cava di pozzolana dismessa da anni in una enorme discarica dove far sparire le sostanze pericolose. I rifiuti arrivavano a bordo di decine di veicoli pesanti, anche di notte, e venivano immediatamente interrati con delle pale meccaniche, in modo da far sparire ogni traccia.

Oltre alle 22 misure cautelari emesse dal gip presso il Tribunale di Roma, è stato inoltre eseguito il sequestro preventivo di nove società, undici quote societarie, sette fabbricati di civile abitazione, otto fabbricati industriali, sette locali di deposito, trentasette appezzamenti di terreno, sessanta tra autovetture e mezzi d'opera aziendali, nonché numerosi rapporti bancari, tutti riconducibili agli indagati e ai loro familiari e prestanome, per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

La discarica abusiva è stata individuata grazie alla presenza e al controllo della polizia stradale per traffico sospetto di mezzi pesanti in prossimità del sito. «Abbiamo così individuato anche i conferitori - ha detto la polizia in una conferenza stampa - cioè ditte che dovevano garantire il corretto smaltimento dei rifiuti, che per ricavare profitti col risparmio si sono serviti senza scrupoli di questo sito». Quello che contenevano i Tir - riferiscono le forze dell'ordine - «faceva rabbrividire».

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