Sono quasi tre milioni, il 5 per cento degli italiani, e il 93% vive in famiglia, spesso con gravi difficoltà per mancanza di sostegno. Per i disabili italiani i problemi più diffusi sono costituiti da carenza di servizi a domicilio, povertà e mancanza di informazioni. Il tutto acuito dalla crisi e dai tagli che rischiano di emarginare le categorie più in difficoltà, vale a dire donne, anziani, bambini e ultimamente gli immigrati disabili. È il quadro della situazione esposto ieri a Roma, nella giornata conclusiva del progetto Ue "Disability and Social Exclusion". I partner sono l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Fondazione Don Gnocchi, Coface handicap, Regione Sicilia, i comuni di Parma, Castel Sant’Angelo, Catania, e la Fish, Federazione Italiana per il superamento dell’handicap.Il Sud, a parte Catania, è più penalizzato. Senza contare i tagli ai servizi sociali. Certo, dal Governo è stato istituito l’Osservatorio nazionale sulla disabilità ed è sicuramente stato un passo avanti. Ma nell’ottica della sussidiarietà il progetto dimostra che sono state le associazioni a rimboccarsi le maniche con gli enti locali, realizzando esperienze che tengono il Belpaese – all’avanguardia nel fare leggi, meno nell’applicarle – in Europa.Per i bambini in età scolare uno dei progetti più interessanti, "Alchimia", è stato realizzato a Parma: a scuola psicologi, neuropsichiatri, psicomotricisti, logopedisti e insegnanti tengono prove di scrittura e abilità motoria per individuare eventuali disturbi di apprendimento. La città ducale ora, spiega l’assessore alle politiche per i disabili Giovanni Bernini, «ha fatto un patto con i progettisti per ampliare al massimo l’accessibilità». E il suo assessorato sta accanto alle famiglie fin dalla gravidanza, quando c’è una diagnosi di disabilità. Viene spesso sottovalutato il problema degli immigrati disabili, il cui numero è impossibile da quantificare. La disabilità complica infatti rapporti familiari e sociali soprattutto nelle seconde generazioni, quelle nate in Italia. Il comune di Torino ha attivato circa un anno fa uno sportello per le persone straniere con disabilità e le loro famiglie allo scopo di orientarle, offrire loro servizi di consulenza alla pari, consulenza psicologica, affiancamento nel disbrigo delle pratiche burocratiche. La maggioranza dei disabili sono anziani che hanno spesso bisogno di assistenza medica.A Castel Sant’Angelo, nel Reatino, in collaborazione con la Croce Rossa Italiana, il comune ha dato vita al progetto "Salute a domicilio", che prevede la consegna da parte di volontari dei farmaci agli anziani e il trasporto in strutture sanitarie e ospedaliere. Sempre per la terza età, è attivo da anni, il "Custode socio-sanitario", realizzato a Milano attraverso una convenzione tra Asl, comune, l’Aler, azienda regionale dell’edilizia popolare e Fondazione Don Gnocchi. Offre assistenza sul territorio comunale, includendo tutti gli anziani che, in seguito alla solitudine, a condizioni di salute precarie o redditi insufficienti, hanno bisogno di sostegno. Infine, a Catania, accanto all’inserimento lavorativo in cooperative sociali di circa 900 persone con disturbi psichici, l’Asl sta curando due progetti per i minori. Il primo è la misurazione del grado di ritardo mentale dei minori che commettono reati penali gravi. Un quarto circa ne soffre ed è alto il rischio di recidiva. Il secondo è la sensibilizzazione sul dramma nascosto dei disabili abbandonati. Quasi nessuno li vuole adottare e, dopo l’abbandono per la propria condizione, rischiano di diventare adulti senza aver mai chiamato una persona "mamma" o "papà".