sabato 19 settembre 2015
In Università Cattolica le nuove tecnologie per l’inclusione. Sarà presentato oggi l’automa Nao. Ma il 30 per cento delle scuole non ha Wi Fi D’Alonzo: «Barriere da rimuovere».
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Anche un piccolo robot può contribuire a far compiere un grande passo verso l’inclusione degli studenti disabili. Nao, un automa dalla fattezze umane, sarà il protagonista del convegno di questa mattina all’Università Cattolica di Milano (“Le nuove frontiere high tech per la disabilità”), che metterà al centro il contributo della tecnologia nella didattica speciale. Promosso dal Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità dell’ateneo di Largo Gemelli, in collaborazione Magnetic Media network spa, Apple e l’Associazione nazionale dei pedagogisti, l’incontro vedrà la partecipazione di esperti internazionali e, soprattutto, di insegnanti di sostegno a cui saranno presentate le nuove opportunità della didattica offerte dalle tecnologie inclusive e dall’high tech.«Quello tra didattica speciale e nuove tecnologie – spiega Luigi D’Alonzo, docente di Pedagogia speciale e coordinatore del convegno – è un binomio da cementare. Quotidianamente, ciascuno di noi utilizza smartphone e tablet per comunicare, lavorare e per divertimento. Questi strumenti sono essenziali anche nella didattica speciale perché permettono ai docenti di differenziare la lezione, rendendola più accattivante e, soprattutto, accessibile ai ragazzi con disabilità. Oggi, infatti, la didattica, per essere inclusiva, ha bisogno della multimedialità. Gli strumenti digitali concorrono, infatti, a offrire un valido supporto all’apprendimento e creano le condizioni migliori per permettere a tutti gli allievi di beneficiare dell’esperienza formativa».Oltre al robot Nao, agli insegnanti sarà presentata ResearchKit, una nuova applicazione per la didattica digitale, mentre una relatrice non vedente illustrerà l’utilizzo dei comandi vocali per cellulari e tablet, già sperimentati in alcune classi.«La formazione degli insegnanti è alla base della didattica digitale – continua D’Alonzo – e, per questa ragione, in Università Cattolica abbiamo aperto un laboratorio di didattica speciale e nuove tecnologie, dove insegniamo l’utilizzo di questi strumenti per favorire l’inclusione scolastica. Da questo punto di vista – osserva il docente della Cattolica e presidente della Società italiana di Pedagogia speciale – c’è ancora molto lavoro da fare, perché sono proprio i professori l’anello debole del sistema».La strada degli studenti disabili (216.452 quelli iscritti all’anno scolastico che è iniziato in questi giorni), è disseminata anche di altri ostacoli. E non si tratta soltanto delle barriere architettoniche che, stando al Rapporto presentato ieri da Cittadinanzattiva, «sono presenti nel 18% degli ingressi e dei laboratori, nel 17% delle aule, nel 13% dei bagni, nel 12% delle palestre e nel 6% delle mense. Il 73% delle scuole non ha tutte le aule utilizzabili da studenti disabili, nel 75% non sono installate attrezzature didattiche o tecnologiche adeguate». Anche le barriere tecnologiche sono un freno all’inclusione. Stando all’ultima rilevazione “Indice dell’economia e della società digitali”, diffuso dalla Commissione Europea, l’Italia occupa la venticinquesima posizione nella classifica dei 28 Stati membri dell’Ue per la diffusione delle nuove tecnologie. Un sondaggio online tra gli studenti effettuato nei giorni scorsi da Skuola.net, ha evidenziato che il 30% delle classi non ha la copertura Wi Fi e che il 78% non utilizza né pc né tablet durante le lezioni. «Anche queste – conclude D’Alonzo – tanto quanto quelle architettoniche, sono barriere sul cammino dell’inclusione scolastica degli studenti disabili».
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