martedì 9 dicembre 2014
​La mobilitazione internazionale presentata in sala stampa vaticana. Il cardinale Turkson: troppe forme di violenza contro i minori. 
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Un fenomeno mondiale, che non deve essere assolutamente sottovalutato, perché in fortissima ascesa a causa della diffusione soprattutto tra i giovanissimi degli smartphone. Così Olivier Duval, presidente del Bice (Bureau International Catholique de l’Enfance) ha presentato ai giornalisti oggi in sala stampa vaticana il fenomeno delle molestie su Internet, le cui primissime vittime sono proprio giovani e giovanissimi. Per questo motivo il Bice ha lanciato nel 2014 la campagna “Stop alle molestie su Internet” che mira a sensibilizzare sul fenomeno e a incoraggiare a denunciarlo e che ha raccolto oltre 10.000 firme. La campagna è stata presentata attraverso l’agghiacciante racconto di una giovane ragazza francese di 21 anni, Laetitia Chanut, vittima per un lungo periodo di molestie via Facebook e sms, che l’hanno condotta lentamente alla depressione e a un tentativo di suicidio e che oggi è stata scelta dal Bice come testimonial della campagna. “Anche se - confessa - non è facile per me parlare. Io ne sono uscita, ma non so se altri come me ci stanno riuscendo”. Da un’inchiesta condotta nel 2013 su 20mila giovani europei emerge che un giovane su tre confessa di essere stato vittime di molestia sul web. Le molestie su Internet possono prendere forme diverse: intimidazione, insulti, pubblicazione di foto o video della vittima... Le conseguenze sono devastanti: le molestie provocano ansia, stress, sentimento di vergogna, demotivazione, crollo del rendimento scolastico, depressione fino addirittura al suicidio. Spesso le giovani vittime non si confidano con i genitori e le violenze vengono vissute in solitudine e nell’isolamento. “Molti non parlano - ha detto don Fortunato Di Noto (Associazione Meter) - per cui non si ha percezione del danno. Ma la vita virtuale non è virtuale. Ha un’incidenza profonda nella vita reale con lesioni che si porteranno per tutta la vita”. Don Di Noto parla di “periferie digitali” dove troppo spesso “si naufraga per scopi di male”. Sono luoghi che favoriscono le identità fluide e nascoste. Basti pensare che su Facebook esistono 90 milioni di profili falsi e che in Italia sono 200mila i minori che hanno un profilo falso. La “battaglia” di Meter parte proprio da qui, dalle periferie digitali “per far sì che queste favelas tecnologiche possano essere abitate nella consapevolezza che laddove latita l’affetto, gli avvoltoi si avventano”. Flaminia Giovannelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, ha invocato il ruolo essenziale della famiglia che deve essere aiutata e accompagnata soprattutto perché solo “l’affetto può condurre i ragazzi ad aprirsi e confidarsi. E la confidenza è il primo passo per lottare contro questa piaga”. ​"L’umanità non è ancora riuscita a sradicare completamente le diverse forme di violenza e di sfruttamento nei confronti dei bambini”. Parole di grande “preoccupazione” sono state espresse questa mattina dal cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, per la “lunga lista” delle diverse forme di violenza sui minori. Intervenendo alla presentazione in sala stampa vaticana della campagna internazionale di mobilitazione “Stop alle minacce su Internet” nel contesto del 25° anniversario della Convenzione sui diritti dell’infanzia, il cardinale ha detto che “gli esempi” di violenza contro i giovanissimi “purtroppo si moltiplicano”: “Basta pensare ai minori che sono vittime della tratta”; “ai minori stranieri non accompagnati” o alle “giovani vittime di matrimoni forzati e a quelle che sono indotte a offrire conforto sessuale ai terroristi”. Il cardinale ha quindi ricordato che la Santa Sede è stata tra i primissimi soggetti a ratificare la Convenzione sui diritti dell’infanzia”. Riguardo poi alle questioni delle molestie su Internet, il cardinale ha sottolineato il ruolo centrale dell’educazione perché “per affrontare questo fenomeno - ha detto - è necessario educare i giovani a riconoscere negli altri persone di pari dignità, da considerare non nemici o concorrenti, ma fratelli da accogliere ed abbracciare”.
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