lunedì 26 novembre 2018
La cordata Salini Impregilo con Fincantieri presenta un progetto sull'idea di Renzo Piano. Entro una settimana il commissario dovrebbe decidere chi sarà il vincitore
Il modellino del ponte progettato dall'architetto Renzo Piano dopo il crollo del ponte Morandi, Genova, 7 settembre 2018. ANSA/LUCA ZENNARO

Il modellino del ponte progettato dall'architetto Renzo Piano dopo il crollo del ponte Morandi, Genova, 7 settembre 2018. ANSA/LUCA ZENNARO

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Sono una decina i progetti del nuovo ponte di Genova, arrivati entro mezzogiorno di ieri, ultimo giorno utile, sul tavolo del sindaco e commissario alla ricostruzione, Marco Bucci, che entro una settimana dovrebbe decidere quale sarà il vincitore. Tra questi, oltre a quello di Autostrade e del gruppo Cimolai di Pordenone, c’è anche il progetto della cordata composta da Salini Impregilo insieme a Fincantieri, con Italferr, società di ingegneria del Gruppo Fs, come progettista. L’opera, che si ispira all’idea di ponte di Renzo Piano, prevede dodici mesi di lavoro, dal momento della consegna delle aree, con il cantiere in attività 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Complessivamente, per la realizzazione del nuovo viadotto sul Polcevera, è prevista l’occupazione di più di mille persone, tra operai e ingegneri e un investimento di circa 200 milioni di euro.

Tra le candidature, ci sono anche quelle di tre ditte genovesi (Carena, Vernazza ed Ecoeridiana), che in una nota spiegano che l’avvio dei lavori di demolizione e ricostruzione sarà il 15 dicembre, come indicato da Bucci, «con l’impiego di mezzi e maestranze prevalentemente locali». Vernazza è una delle società che, con le sue gru di grandi dimensioni, ha operato sin dalle prime ore dopo il crollo per la rimozione delle macerie. Carena, recentemente, ha ottenuto a Genova l’appalto per il secondo lotto del nodo di San Benigno, l’intervento che dovrebbe ridisegnare la rete viaria vicino al porto. Ecoeridania è, infine, un’azienda di Arenzano che si occupa di smaltimento di rifiuti a livello industriale. Inoltre, tra i nomi circolati per la demolizione ci sono anche quelli delle aziende italiane Fagioli e Siag.

Oltre alla ricostruzione del ponte, sono molteplici i dossier aperti a Genova dopo la tragedia del Morandi. Tra questi, la situazione critica in cui versano le aziende che hanno subito danni diretti o indiretti. Alla Camera di commercio si sono rivolte finora 425 imprese delle zone rossa e arancione, quelle più a ridosso dell’area del crollo, che denunciano danni per un totale di più di 158 milioni di euro. Il settore più colpito è l’industria, con 94,7 milioni di danni, seguito dal commercio con 43,5 e dai servizi con 11,8 milioni.

«L’analisi dei modelli presentati – commenta il segretario generale della Camera di commercio, Maurizio Caviglia – è il punto di partenza per la definizione, che il commissario per la ricostruzione dovrà fare, dei perimetri di maggior interesse per le imprese: quello in cui le imprese riceveranno i contributi, quello della zona franca urbana e quello della cassa integrazione. È bene che le imprese sappiano che senza le loro segnalazioni non avremmo ottenuto niente e ora non avremmo elementi oggettivi per le perimetrazioni. Ed è per questo che rinnovo l’appello a tutte le imprese danneggiate dalla mareggiata di fine ottobre a mandarci i modelli, direttamente o tramite le associazioni di categoria, entro il 29 novembre».

Questa mattina, inoltre, una delegazione di commercianti di Certosa, il quartiere più colpito dal crollo del Morandi, sarà ricevuta in Regione dal governatore Giovanni Toti e dal sindaco Bucci, che, con il viceministro alle Infrastrutture, Edoardo Rixi, incontreranno le categorie produttive il 5 dicembre al teatro “Govi” di Bolzaneto. «Prosegue il dialogo continuo e costante mantenuto in questi mesi con le realtà commerciali e imprenditoriali della zona», si legge in una nota del Comune, che ha già comunicato l’intenzione di comprendere il quartiere Certosa nelle zone previste dagli indennizzi.

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