giovedì 26 giugno 2014
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​Nemmeno il tempo di concludere l’incontro e il suo smartphone ha iniziato a squillare all’impazzata. Un susseguirsi di telefonate, e-mail e messaggi sulla chat di whatsapp che è terminato solo a tarda sera. Gli hanno fatto i complimenti molti colleghi, attivisti campani, qualche avversario politico e persino i due fondatori. «Sei stato meraviglioso», sono state le parole di Grillo. «Bravo, sei andato alla grande – ha aggiunto Casaleggio –. Hai mantenuto i toni bassi e replicato colpo su colpo a Renzi». Luigi Di Maio è il nuovo leader del M5S. Ormai non ci sono più dubbi. Il quarto streaming tra Pd-M5S - che arriva dopo quelli con Bersani, Letta e il duello di febbraio tra l’ex sindaco di Firenze e il comico genovese - ha incoronato ufficialmente il vicepresidente della Camera come massimo rappresentante dei Cinque Stelle. Del resto, l’ascesa di questo ragazzo di neanche 28 anni è risultata evidente nelle ultime settimane, in particolare dopo la batosta alle Europee. Grillo e Casaleggio hanno affidato a lui sia la responsabilità di portare avanti la trattativa sulle riforme sia il compito di mediare tra le varie anime del gruppo pentastellato. Così, in un colpo solo, il giovane leader ha scalzato i vari Di Battista, Lombardi, Di Stefano e i tanti altri considerati troppo da "battaglia".Di Maio, al contrario, viene ritenuto l’uomo perfetto per condurre la "fase due" di M5S: fedele, competente e abile politicamente. Capacità mostrate anche nel confronto di ieri con il presidente del Consiglio. Gli altri membri della delegazione di M5S  - escludendo qualche breve intervento tecnico di Toninelli - hanno recitato il ruolo di comparse. È stato un match a due. Renzi ha aperto la sfida, ricordando il precedente dello scambio di bigliettini in Aula: «Dopo i pizzini abbiamo cambiato. Ci diamo del lei», ha esordito. Poi l’affondo sulle preferenze. «Noi non le temiamo - ha incalzato il premier -. Moretti ha preso 230mila preferenze. Mentre il primo di M5S? 30mila?». Di Maio non si è scomposto: «Giusto, ma il vostro partito ha una tradizione di 60 anni, noi solo di 3 e non abbiamo mai avuto problemi di mercato di tessere». Altre scintille sull’arresto di Genovese e l’alleanza con Farage. Nel movimento dell’«uno vale uno», adesso Di Maio dimostra nei fatti di contare più degli altri.
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