sabato 17 agosto 2013
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Da anni padre Domenico Piz­zuti denuncia lo stato di uno dei campi rom di Scampìa, quello di Cupa Perillo. Trenta lettere per descrivere i cumuli di rifiuti a ri­dosso delle baracche, tanto da osta­colare finanche l’accesso al campo. «Anche per mancanza di una video­sorveglianza promessa dal 2009», spiega padre Pizzuti evidenziando la gravità della situazione, diventata e­mergenza sanitaria per gli abitanti del campo e per i cittadini, poiché, scrive, «sistematicamente i rifiuti vengono date alle fiamme».
Alla let­tera ha risposto il vicesindaco Tom­maso Sodano assicurando che in tut­te le aree, dove vivono oltre tremila rom, «si sta procedendo all’attuazio­ne degli interventi, i quali interessa­no prioritariamente le discariche a­busive a ridosso dei campi rom». L’as­sessore comunale alle Politiche so­ciali, Roberta Gaeta, ha confermato l’individuazione di una delle ditte che ha scaricato abusivamente i rifiuti , poi incendiati, e a cui competerà l’o­nere della rimozione e del corretto smaltimento. Ha inoltre annunciato la convocazione a settembre delle as­sociazioni che nel 2011 parteciparo­no al Laboratorio per il progetto di un insediamento stanziale rom a Scampìa, di cui si era persa traccia.
Padre Pizzuti ringrazia, ma si dimo­stra scettico: «Non dovrebbe essere il singolo a portare all’attenzione del­l’amministrazione un problema di decoro, decenza e civiltà innanzitut­to e igienico, economico e sociale. Il fatto è che a Napoli non c’è mai sta­to un assessorato alle periferie». Poi, insiste: «Non si dovrebbe arrivare al- le bonifiche, costano. Bisognerebbe controllare le fabbriche prima che vadano a scaricare illegalmente ed e­vitare l’accumulo di rifiuti organici anche da parte dei rom, mettendo cassonetti nei campi e svuotandoli con regolarità».
Due anni fa la Pro­vincia presentò un progetto per av­viare la raccolta differenziata nei campi, mai attuato. Annota il sacer­dote: «Si ha l’impressione che siano repubbliche indipendenti. Chi le a­bita non è italiano, non ha diritto di voto e il disinteresse è la logica con­seguenza ».
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