martedì 29 maggio 2018
Indaga la Polizia postale. Si scatenano anche le 'armate' digitali di Lega e M5S
È delirio social, ma Mattarella vince in Rete
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Manlio C. ha 40 anni e un faccione sorridente. È single, vive a Palermo. Su Facebook ha due profili ma è attivo anche su Twitter, dove ieri mattina ha scritto: «La mafia ha ucciso il #Mattarella sbagliato». Dopo che è stato travolto dalle critiche, il suo profilo Twitter è svanito. Ma la foto col post criminale ha fatto lo stesso il giro della Rete. Michele C. invece ha un profilo Facebook che non dice molto. Nella sua foto si vede un signore di 50 anni. Scrive di essere un fan dei 5 stelle e commentando un post di Facebook ha scritto a proposito di Mattarella: «Dovremmo fargli fare la fine di quel pezzo di m... del fratello». Quando la giustizia busserà alle porte di Manlio e Michele per vilipendio del Capo dello Stato, entrambi magari faranno le vittime, diranno che non volevano, che gli è scappata la mano e tutto il solito armamentario di scuse sfoderato dagli 'odiatori da social' quando si trovano davanti la polizia. Nel frattempo, la Polizia postale ha avviato un monitoraggio per segnalare all’autorità giudiziaria dichiarazioni che configurino reati. Sui social gli slogan deliranti contro il Colle non hanno avuro limiti, da 'Mattarella deve morire' (Roberto) 'Mattarella infame!' (Antonio) fino a 'Muori, verme', 'Muori male'.

Senza arrivare a questi livelli è sotto gli occhi di tutti che in queste ore l’Italia si sia spaccata in due (e non solo sui social): pro o contro Mattarella. Su Twitter hanno persino creato diversi hashtag per sostenere le due parti: #stoconmattarella (scritto corretto) e #iostoconmatterella (col cognome scritto sbagliato); #mattarelladimettiti e #ilmiovotoconta per lanciare una manifestazione contro il Capo dello Stato. DataMedia Hub ha provato ad analizzare i flussi social di queste ore e il picco massimo delle conversazioni si è avuto tra le 20.30 e le 21.00 di domenica sera. «Anche se vi è quasi un equilibrio tra sentiment positivo e negativo, in realtà a prevalere sono le citazioni di sostegno alla posizione del Presidente della Repubblica». Attenti però: «Una condizione che è influenzata anche dal silenzio su Twitter di Di Maio e Salvini che invece si sono affidati domenica solo a dei video su Facebook». Alla fine «sembrerebbe quasi che su Facebook abbia la meglio la visione di contrapposizione a Mattarella, mentre su Twitter, al contrario, prevalga il sostegno al Presidente della Repubblica». Un andamento che anche ieri non è cambiato di molto.

C’è poi un dato molto più difficile da misurare. E cioè quanto le «armate social» dei partiti (Lega e M5s su tutti) stanno influendo sullo scontro. Attraverso le cosiddette «botnet» (reti di computer comandate a distanza) muovono centinaia di profili fasulli che lanciano e rilanciano sui social lo stesso messaggio così da dare l’impressione di un sollevamento di popolo su questo o quell'argomento, contro questo o quel politico. E siccome chi urla di più attira l’attenzione e se a urlare sembrano in tanti a loro si uniscono facilmente tanti altri (veri), non è così difficile inquinare il dibattito.

Comunque la si pensi, c’è anche un dato reale: una larga fetta di persone vere, anche nel mondo cattolico, sta con M5s e Lega contro Mattarella. Tutto legittimo, ovviamente. Ma fa effetto vedere il livello di aggressività che ha invaso ieri anche le pagine social di realtà come l’Azione Cattolica, 'colpevole' di avere espresso vicinanza al Capo dello Stato. «Difendete Mattarella? Ho fatto bene a stracciare la tessera di Ac» scrive Mena V. Gli fanno eco Ivano e Anna S.: «Felicissimi di aver chiuso l’Azione Cattolica nella nostra parrocchia!!! ». Sopra e sotto tanti altri commenti con parole come «vergogna», «ladri», «servi», «taci», «tacete». Cambi pagina. Ma non cambia molto. Se la Conferenza Episcopale Italiana attraverso il suo segretario Galantino difende Mattarella è «per continuare a non pagare l’Ici sui suoi immobili» invece (chiosa un altro) dovrebbe «pensare alle Chiese che si svuotano».

E via così: «la Chiesa non deve parlare», «la Chiesa deve stare col popolo non col potere». Sarebbe in qualche modo consolante poter dire che il mondo dei social è diverso da ciò che succede nella «vita reale», ma sappiamo tutti che non è così. Se ci fermiamo al «cosa» ci resta però una (magra) consolazione: ieri una larga parte del Paese ha postato articoli della Costituzione, discusso del valore di un voto e del parere di alcuni costituzionalisti. Sul «come», però, è tutta un’altra storia. E senza arrivare a Manlio e Michele c’è poco di cui essere fieri. Anche perché nella Rete che tutto dovrebbe ricordare, molti (anche tra i politici) sembrano avere la memoria molto corta.

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