giovedì 15 aprile 2021
Crescita del Pil del 4,5% nel 2021 con il deficit che vola all'11,8% del Pil per effetto del nuovo scostamento di bilancio da 40 miliardi. Rapporto Debito pubblico/Pil al 159,8%, più alto in 100 anni
Il Consiglio dei ministri

Il Consiglio dei ministri - Ansa

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Altri 40 miliardi da investire subito nel ristoro delle attività economiche e nel sostegno della ripresa che, insieme ai 32 già stanziati, faranno volare quest’anno il deficit italiano ai livelli più alti di sempre: l’11,8% del Pil. Ma contribuiranno anche a supportare il rimbalzo della crescita che, dopo il crollo dell’8,9% del 2020, raggiungerebbe nel 2021 il 4,5% e il 4,8% nel 2022. Sempre che l’andamento della pandemia e delle vaccinazioni non riservi altre sgradite sorprese, l’economia italiana dovrebbe pertanto tornare a sfiorare il livello del 2019 alla fine del prossimo anno.

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al Documento di economia e finanza (Def) e al nuovo scostamento di bilancio che servirà a finanziare il decreto sostegni 2 (in arrivo entro fine mese) confermando la cifra di cui si parlava alla vigilia. Una parte della maggioranza (in particolare la Lega) chiedeva più di 40 miliardi. Ma è prevalsa l’impostazione più prudente del ministro dell’Economia Franco e del premier Draghi. Tuttavia il governo ha deciso di mettere sul tavolo altri 30 miliardi per un fondo pluriennale (5 miliardi circa la quota per quest’anno) con il quale finanziare le opere pubbliche che non potranno rientrare tra quelle sovvenzionate dal Recovery plan europeo. In questo modo l’iniezione di risorse nel sistema Italia del Pnrr, circa 192 miliardi dopo i riconteggi effettuati da Bruxelles, saliranno di fatto a 222.

Il crollo e la ripresa. Nel documento il governo aggiorna il percorso macroeconomico dell’Italia per i prossimi anni alla luce delle nuove ondate Covid e del maxi ricorso al deficit per tamponare gli effetti delle restrizioni all’economia. Il Pil per effetto delle misure di sostegno annunciate dovrebbe crescere un po’ di più rispetto all’andamento tendenziale: nel 2021 si passerà dal 4,1 tendenziale al 4,5% programmatico; nel 2022 la spinta sarà di mezzo punto (da 4,3 a 4,8%). Nei due anni successivi la crescita rallenterà, ma restando comunque a livelli più alti di quelli pre-Covid: +2,6% nel 2023 e 1,8% nel 2024.

Il ritorno al segno più del Pil dopo la peggiore recessione in tempo di pace dovrebbe avvenire nel corso dell’attuale trimestre aprile-giugno e l’andamento favorevole è visto accelerare nel corso dell’estate. Lo scenario si basa sulla previsione di una campagna di vaccinazione che punta a raggiungere l’80% della popolazione entro settembre-ottobre e a un progressivo allentamento delle misure di contenimento. Un percorso sui cui, nota il Def, gravano rischi al ribasso: una contenuta efficacia dei vaccini sulle varianti del virus non potrebbe che rallentare il rimbalzo dell’economia. D’altra parte non si esclude anche un’evoluzione più favorevole se le misure di prevenzione potranno essere già quasi del tutto rimosse nella seconda parte di quest’anno e se tornasse una maggiore propensione a spendere da parte delle famiglie. L’occupazione dovrebbe riflettere a grandi linee l’andamento del Pil: le “unità standard di lavoro” sono crollate del 10,3% nel 2020 ma dovrebbero risalire del 4,9 e poi del 4,7% nei prossimi due anni. Guardando invece al numero delle persone occupate si conferma il segno meno (-1%) anche quest’anno.

La voragine dei conti. Nel Def il governo non nasconde che il livello del rapporto deficit-Pil quest’anno sarà «molto elevato» per effetto delle «misure di natura temporanea nonché della caduta del Pil». Tuttavia il disavanzo tenderà a rientrare nei prossimi anni. Dal record storico di quasi il 12% del 2021 (dopo il 9,5% segnato nel 2020), si prevede un dimezzamento al 5,9% l’anno prossimo e poi una discesa al 4,3 e al 3,4% nei due anni successivi grazie al ritorno alla crescita per l’effetto di spinta degli investimenti europei e nazionali. Ma un riequilibrio del bilancio affidato solo all’aumento Pil «sarebbe imprudente», afferma il ministro dell’Economia. Occorrerà dunque, superata la prima fase di emergenza, agire anche sul fronte del controllo della spesa o sulle entrate. Inevitabilmente rinviata nel nuovo scenario la discesa del debito pubblico. Nel 2021 raggiungerà il 159,8% del Pil, altro record assoluto. Rispetto al 2019 è aumentato di 25 punti circa (era al 134,6%). La traiettoria discendete è prevista iniziare dal 2022 (156,3%) con l’obiettivo di arrivare al 152,7% nel 2024.

Recovery "allargato". Nel Def anche gli ultimi conti sul piano europeo di ripresa, che non si discostano molto da quello presentato a gennaio. Il Pnrr potrà contare su risorse europee per 191,5 miliardi dei quali circa 69 miliardi a fondo perduto e poco più di 122 di prestiti. Serviranno a finanziare nuovi progetti per 123 miliardi e interventi già programmati per 68,6. In tutto, considerando i Fondi Ue minori e il nuovo fondo pluriennale nazionale da 30 miliardi, si arriverà a 237 miliardi nei prossimi anni.

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