domenica 14 gennaio 2024
Il promotore di “Immìschiati” (ex Forum famiglie): «I credenti si sono adagiati in una “comfort zone” per non disturbare il manovratore. L’assegno unico mostra invece che si può contare"
Gigi De Palo all'incontro di Immischiati di dicembre 2023

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«Anche i cattolici hanno finito per adeguarsi, in una sorta di comfort zone, a una politica autoreferenziale, che ti concede un posto a patto che non disturbi il manovratore». Anche per questo Gigi De Palo, ex presidente del Forum delle Famiglie, ha lanciato una sua iniziativa dal titolo singolare: “Immìschiati”, ossia coinvolgiti, sporcati le mani. Un’iniziativa che non ha trovato, e nemmeno cercato in realtà, spazio sui giornali, ma si è fatta largo lo stesso attraverso i moderni mezzi dei social e del passaparola online. Un’iniziativa che De Palo non esita a definire «politica », sia pur senza voler fondare un partito e men che meno, per quanto riguarda lui personalmente, candidarsi. «Non è il mio compito, credo di saper fare altro».

Perché “immischiarsi” allora?
Per rispondere oggi all’appello ai giovani di Giovanni Paolo II a Tor Vergata, nel 2000. Stavamo ancora bene, ma non ce ne accorgevamo. Oggi invece è diventato necessario immischiarsi, per provare a cambiare le cose, a partire dai comitati di quartiere, dalle riunioni di condominio. Tutto è politica.

I numeri sono stati interessanti.
Hanno sorpreso persino noi. Avevamo creato una piattaforma per 500 persone e invece il 16 dicembre, al primo raduno pubblico all’Angelicum di Roma eravamo in 1.300 in presenza, in tutto 1.700 calcolando tutti quelli che si erano prenotati, una parte dei quali alla fine ha dovuto adattarsi a seguire collegata online. E abbiamo più di 8mila iscritti al portale. Ci sono gruppi in tutta Italia, manca solo Vibo Valentia, ma arriverà anche quella. Il progetto ora andrà avanti con incontri a tema in cinque grandi città.

Che segnale è?
È il segno di una gran voglia di partecipazione, la prova che non è vero che non interessa la politica. Forse non interessa questa politica, conflittuale, che punta a vincere sull’avversario e non a creare le condizioni per una vita migliore per tutti. Una ragione in più per immischiarsi, per chiedere alla politica di cambiare connotati e per contribuire a far sì che ciò accada.

C’è chi sostiene che una politica siffatta non è più un posto da cattolici, che infatti preferiscono impegnarsi altrove.
Io penso invece che i cattolici si siano un po’ adagiati, adeguati alla situazione. Per trovare uno spazio nella politica attuale basta un po’ di visibilità associativa, una certa rappresentatività mediatica, non c’è nemmeno bisogno di esser portatori di un consenso reale.

I cattolici hanno perso la voglia di coltivare il consenso?
Il consenso è una scienza esatta, che deriva dal numero di “piedi” che lavi, di bisogni di cui ti fai carico in un preciso territorio per un certo tempo. Ma abbiamo smesso di farlo, nell’impegno politico, almeno.

Perché allora c’è tanta richiesta di cattolici da candidare?
Funziona un po’ come le quote rosa, io la chiamo la logica del “santino”. Io stesso sono stato contattato più volte, ma non ho accettato perché una volta cooptato non sei più libero, rischi di perdere i contatti con la tua comunità di riferimento. Preferisco impegnarmi per provare a migliorare la situazione e far crescere il senso di cittadinanza. Ma è una mia scelta, chi si impegna in politica va aiutato, perché non è facile.

Un aiuto può venire anche da fuori, cercando insieme soluzioni per il bene comune. Come è avvenuto nella legge sull’assegno unico per i figli.
Quella vicenda ha dimostrato che non è vero che i cattolici non incidono. Se vogliono incidono eccome, quando si impegnano a fare la cosa che sanno fare meglio, ossia far dialogare le persone. Fino all’ultimo abbiamo lavorato a convincere i parlamentari e il voto praticamente unanime è stato un gran risultato che ha posto al riparo questa misura ormai strutturale al cambio di maggioranza di governo, a differenza di altre misure come il Reddito di cittadinanza.

Normalmente la politica non funziona più così, è diventata una sorta di guerra quotidiana.
Ma paradossalmente più matti ci sono che urlano, più c’è uno spazio inesplorato per le questioni e le persone di buon senso, per studiare soluzioni, risolvere problemi.

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