mercoledì 28 ottobre 2020
Riparte la discussione in Aula, ampliati i motivi della discriminazione, non più solo quelli legati al sesso e al genere. Nuova formulazione anche per l’emendamento "salva idee". Ma i dubbi restano
La disabilità entra nel Ddl Zan

La disabilità entra nel Ddl Zan - Ansa

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Bastano sette emendamenti per ridisegnare una legge divisiva come il ddl Zan contro l'omofobia e renderla un po’ più digeribile? Secondo i promotori, a cominciare dal deputato Pd che l’ha promossa, naturalmente sì. Di segno opposto Lega e Fratelli d’Italia che ieri, dopo aver presentato oltre 700 emendamenti contrari, hanno invano cercato di bloccare la ripresa della discussione in Aula alla Camera presentando pregiudiziali di costituzionalità (bocciate con 254 voti contrari e 201 a favore).

Durante il dibattito il costituzionalista del Pd, Stefano Ceccanti, ha spiegato che mentre le opposizioni continuano a considerare la legge non necessaria e comunque liberticida in quanto imposizione di un pensiero unico, la maggioranza ritiene che «sia necessaria perché c’è un effettivo allarme – ha sostenuto il deputato Pd – in termini di discriminazioni e di atti violenti, legittimati anche dai nuovi social media, rispetto a caratteristiche qualificanti della persona».

A parere di Ceccanti sono in gioco due aspetti irrinunciabili: la pari dignità di tutte le persone da un lato e la libertà di manifestazione del pensiero dall’altro. «E così posta la legge, se ben costruita, non è affatto liberticida, non impone un pensiero unico». Ma questo è il punto. È ben costruita questa legge? Al di là del dibattito sull’opportunità di introdurre modifiche del codice penale, è stato fatto tutto quanto necessario per ridurne al minimo i rischi libertidici?


La discussa legge ricomincia l’iter parlamentare
Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità di Lega e Fratelli d’Italia
Ceccanti (Pd): «Non è una legge liberticida
C’è un allarme da scongiurare»

Gli emendamenti approvati dalla maggioranza introducono alcune novità di rilievo su cui ci sarà modo di riflettere. A cominciare dall’estensione delle previsioni degli articoli 604 bis e ter del Codice penale anche alle violenze e discriminazioni legate alla disabilità. Il titolo diventa così: "Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alla disabilità". Accolte anche le richieste di modifica che erano state avanzate dalla Commissione Affari Costituzionali e del Comitato per la Legislazione della Camera. Gli esperti avevano sottolineato come la definizioni di sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale fossero inadeguate o comunque espresse in modo tale da determinare possibili fraintendimenti.

Era stata richiesta anche la riscrittura dell’articolo 3, con un emendamento "salva idee", in grado cioè di tutelare la libertà d’opinione. Questa la nuova formulazione: «Ai sensi della presente legge, restano salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».

Inoltre gli emendamenti all’articolo 1, spiegano cosa si intenda per sesso («il sesso biologico o anagrafico»), per genere («qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso»), per orientamento sessuale («l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi»), per identità di genere («l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione»). Spiegazioni più dettagliate forse rispetto alla precedente formulazioni che però rischiano di privilegiare una sintesi certo non esaustiva rispetto alla complessità delle questioni affrontate e delle opinioni a riguardo.

Ieri il Centro studi Livatino e l’Associazione non si tocca la famiglia, in un comunicato congiunto, sono tornati a ribadire che il testo unificato, al di là degli emendamenti approvato, ha solo in realtà «lo scopo di favorire l’ideologia gender, che nega la dimensione sessuata dell’essere umano e considera la naturale differenza fra uomo e donna una mera "costruzione sociale". Non a caso – si fa notare – il testo parla di "identità di genere", espressione che indica il senso di appartenenza di una persona a un genere col quale essa si identifica a seconda di come si percepisce in un dato momento (fluidità del genere)». Una legge ad alto rischio, si fa notare, anche per la libertà educativa dei genitori.

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