giovedì 12 marzo 2009
La Commissione Sanità del Senato ha licenziato il disegno di legge sul testamento biologico, che approderà ora all'aula il 18 marzo. La Commissione ha votato il mandato al relatore Raffaele Calabrò (Pdl) di illustrare il testo in aula al Senato. Nel voto il Pd si è diviso registrando tre voti di astensione.
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La commissione Sanità del Senato ha licenziato, con vari emendamenti, il testo unificato sul fine vita, approvando il mandato al relatore Raffaele Calabrò di riferirne favorevolmente in aula il 18 marzo. Nuovo strappo con tre astensioni nel Pd (Dorina Bianchi, Daniele Bosone e Claudio Gustavino). I voti a favore sono stati 11 (Pdl, Udc, Lega), 4 i contrari (per il Pd la radicale Donatella Poretti e Vincenzo Vita, per l’Idv Giuseppe Astore, e, per motivi opposti, Laura Bianconi del Pdl). Del Pd non hanno partecipato al voto, pur presenti in commissione, Franca Chiaromonte, Fiorenza Bassoli e Lionello Cosentino. Secondo il sottosegretario al Welfare, Ferruccio Fazio, l’iter dei lavori «si è sostanzialmente svolto all’insegna della correttezza e i risultati sono sicuramente in linea con le aspettative del governo». «Ora andiamo in aula per difendere le ragioni della vita e dire no all’introduzione nel nostro paese di alcuna forma di eutanasia», ha assicurato il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. «Sull’eccellente impianto del ddl – ha aggiunto il suo vice, Gaetano Quagliariello – è stato così raggiunto un alto compromesso», in grado «di tutelare e garantire il diritto alla vita e la libertà della persona, ribadendo il no ad ogni forma di eutanasia e all’accanimento terapeutico». In aula, ha assicurato, «vi sarà anche lo spazio per ulteriori miglioramenti qualora ve ne fosse necessità».Anche Calabrò ha ribadito che se vi sono emendamenti che, pur non snaturando l’impianto della legge, «possono dare adito a dubbi interpretativi» si procederà «ad ogni rivisitazione tecnico-stilistica necessaria». Un’analoga assicurazione è venuta da Roberto Centaro del Pdl, a proposito del suo discusso emendamento che ha introdotto il carattere vincolante delle dichiarazioni anticipate di trattamento.Nella seduta della mattinata c’è stata polemica per la verifica di un voto, che ha portato alla bocciatura (11 contro 10) di un emendamento a firma di Bosone del Pd (prevedeva l’obbligo per le strutture sanitarie di garantire comunque l’esecuzione delle volontà del paziente con la possibilità dell’obiezione di coscienza del medico). Ignazio Marino del Pd ha accusato: «È incredibile che si faccia rivotare un emendamento perché l’esito della votazione non è piaciuto». Critiche anche per il fatto che il presidente della commissione, Antonio Tomassini, abbia votato. «Nervosismo della maggioranza» ha commentato la capogruppo in commissione del Pd, Bianchi. «Non vedo nessun clima di nervosismo è un lavoro che sta procedendo con la massima regolarità», ha replicato Calabrò. «Stamattina – ha riferito il relatore – c’è stato un intervento di un senatore che chiedeva che ci fosse il concetto dell’obiezione di coscienza all’interno del ddl. Ma l’obiezione di coscienza non può esserci perché il medico ha la libertà delle proprie scelte, già la legge lo dice con molta chiarezza». Su questo, ha precisato il relatore, «il senatore De Lillo si è poi convinto e ha votato come tutta la maggioranza».La nuova spaccatura nel Pd, non è rimasta senza conseguenze. Dopo la seduta si è tenuta presso il gruppo del Senato una riunione dei membri della commissione con Anna Finocchiaro, ed il vice Luigi Zanda. La presidente dei senatori democratici, che già mercoledì aveva fatto pesare la sua presenza in commissione per difendere l’emendamento di cui era prima firmataria, non avrebbe nascosto una certa irritazione nei confronti della Bianchi. In precedenza ieri aveva anticipato durissime critiche al ddl: «Sgretola il patto alla base della Costituzione. È un testo orrendo e inutile». Ma non crede «in un voto segreto salvifico» in aula. E più che in un referendum confida nell’intervento della Corte costituzionale. Per Gianpiero D’Alia dell’Udc, invece si tratta di un testo «convincente e incisivo», perché tra l’altro «non sono stati intaccati i principi fondamentali di alimentazione e idratazione, su cui ci siamo sempre battuti, perché venissero considerati sostegno vitale e non cure mediche».
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