sabato 9 ottobre 2021
Secondo gli investigatori è una nuova ondata, legata alla fuga da Kabul
Dalla Turchia alla Calabria Il 70% dei profughi è afghano

Ansa

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Preoccupa molto l’ultimo sbarco di immigrati in Calabria. Perché quasi sicuramente è il segnale dell’inizio di un forte flusso di profughi afghani. Sullo scassato peschereccio individuato in acque internazionali e poi soccorso a tre miglia dalla costa c’erano, infatti, 202 persone, tra le quali ben 144 afghani. Tutti fatti poi sbarcare, ancora una volta, nel porto di Roccella Jonica. Sono partiti dal porto turco di Iskenderun (Alessandretta), come si legge sulla poppa della barca, al confine con la Siria. Una località nuova, perché finora le barche, soprattutto a vela, sono arrivate da località molto più a nord.

Proprio la zona di imbarco fa ritenere agli investigatori italiani che si tratti di nuovi profughi, fuggiti dopo la vittoria dei taleban, e non di persone in viaggio da tempo o da mesi in Turchia. Oltretutto una presenza così massiccia non si era mai vista sulle barche in arriva dalla rotta turca. Afghani sono sempre arrivati ma in piccoli numeri. Una barca col 70% per cento di afghani è la prima volta. E anche la forte presenza di donne e bambini, intere famiglie. Tra i 144 profughi afghani ci sono 30 donne, 20 minori (metà maschi e metà femmine), anche bambini di meno di sei anni, e altri 20 minori non accompagnati.

A completare i 'passeggeri' 43 iraniani, 7 somali (una presenza rara su questa rotta), 6 siriani, un pakistano e un turco, probabilmente gli scafisti. Raggiunti dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di Finanza, gli immigrati sono stati trasbordati sulle navi militari e il peschereccio lasciato alla deriva. Troppo malridotto per essere trainato, e il porto di Roccella Jonica è ormai pieno di una trentina di barche, sia a vela che a motore, che hanno trasportato i migranti. Con l’arrivo di ieri è salito a 37 il numero degli sbarchi nel solo tratto di costa della Locride negli ultimi tre mesi e mezzo, e di questi ben 33 a Roccella. Proprio per questo si è svolta ieri, presieduta dal prefetto, Massimo Mariani, una riunione nel corso della quale è stata trattata la problematica relativa allo smaltimento delle numerose imbarcazioni utilizzate dai migranti, attualmente custodite presso i porti di Reggio Calabria e Roccella Jonica. All’incontro hanno preso parte i Procuratori di Reggio Calabria e Locri, Bombardieri e D’Alessio, il Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Minenna, i responsabili provinciali delle Forze dell’ordine. I due procuratori hanno annunciato una direttiva per assicurare la tempestiva assegnazione all’Agenzia delle imbarcazioni utilizzate dai migranti e sottoposte a sequestro, per la successiva demolizione.

Un problema risolto, non quello dell’accoglienza. «La nostra struttura può ospitare al massimo 120 persone – denuncia il sindaco Vittorio Zito –. Duecento non ci stanno. È un problema anche di sicurezza e sanitario. Oltretutto con molte donne a bambini. L’ho segnalato ma per ora non ho avuto risposte. E noi siamo sotto pressione da giugno». Ricordiamo che la struttura comunale, gestita dalla Protezione civile locale, è comunque inadatta all’accoglienza. Invano da mesi il sindaco ha chiesto al governo che sia realizzata una vera struttura. «Ora mi hanno detto che sono in arrivo 110mila euro ma il Comune finora ne ha spesi più di 250mila». Ma questa rotta continua a non fare notizia.

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