venerdì 23 maggio 2025
Organizzato dalla cooperativa "La Valle di Ezechiele", che dà lavoro agli ex detenuti, l'evento il 15 maggio ha messo insieme i cappellani delle carceri, il mondo della politica e la società civile
Da dove nasce la richiesta di un gesto di clemenza: quel convegno al Senato

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Una inaspettata convergenza di intenti si è realizzata ieri sul problema del sovraffollamento delle carceri italiane, anche e soprattutto per mano di Ignazio La Russa, che è intervenuto durante il convegno organizzato in Sala Zuccari, a Palazzo Giustiniani, dalla cooperativa "La Valle di Ezechiele", che dal 2019 si occupa di dare lavoro agli ex detenuti. Il presidente del Senato - nonché noto avvocato penalista - ha infatti annunciato che presto incontrerà Roberto Giachetti, deputato di Italia viva e membro del Partito Radicale transnazionale, per discutere la sua proposta di liberazione anticipata: «Farò moral suasion perché se ne discuta».
Al centro di tutto la piaga del sovraffollamento, che secondo il presidente del Senato deve essere affrontata con un progetto strutturale: «La soluzione non può essere, come nei decenni che ci hanno preceduto, episodica: cioè svuotiamo il carcere, in attesa che si riempia di nuovo, come è sempre accaduto». Eppure un progetto del genere richiede anni per essere attuato, e l’allarme è più che mai pressante: in Italia sono più di 62mila le persone detenute, a fronte di una capienza regolamentare di circa 50mila posti, con un tasso di affollamento del 133,52%. È qui che, secondo La Russa, potrebbe entrare in gioco la proposta di Giachetti: la liberazione anticipata (passare dall’attuale "sconto" di 45 giorni a 60 ogni sei mesi di detenzione) di alcune categorie di detenuti permetterebbe al sistema carcerario di tirare un sospiro di sollievo, mentre si continua a lavorare su una soluzione che operi a lungo termine. Da 22 giorni Rita Bernardini, presidente della Ong Nessuno tocchi Caino, era in sciopero della fame in segno di sostegno al provvedimento di Giachetti, ma dopo aver ascoltato l’inattesa dichiarazione d’intenti di La Russa, ha deciso di sospenderlo. Ha però chiesto alle oltre 150 persone che hanno aderito all’iniziativa di proseguire lo sciopero, «per accompagnare insieme questo processo che oggi ha visto un'apertura politica significativa».
L’intervento di La Russa arriva in un momento critico: il 2024 è stato "un annus horribilis" per il mondo delle carceri, come ha ricordato Alessia Villa, presidente della Commissione Carceri Regione Lombardia. L’anno passato ha infatti stabilito un record per il numero di suicidi, non solo tra i detenuti ma anche tra gli operatori degli istituti penitenziari. Per questo, secondo Villa, non ha più senso parlare di "emergenza carceri", perché ormai si è raggiunto uno stato di "cronicità" tale che "presto o tardi le porte di quei carceri si riapriranno, ma per le troppe persone". In istituti come la Casa Circondariale di Busto Arsizio o quella di Brescia - Canton Mombello il tasso di sovraffollamento è del 200% con celle da 13 o anche 15 detenuti. In un contesto del genere, ha rimarcato Villa, la riabilitazione è praticamente impossibile.
Ne è una spia il recente caso di Emanuele De Maria che, in permesso di lavoro fuori dal carcere, ha ucciso una donna e si è tolto la vita. Secondo Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, i magistrati di sorveglianza sono così intasati di lavoro da non riuscire a instaurare un rapporto efficace con il detenuto e a guidarlo nella strada della rieducazione. Per Pinelli, l’alto tasso di recidiva è da ricondursi anche e soprattutto a questo. L’unica soluzione, secondo il vicepresidente del Csm, è lavorare direttamente sull’ordinamento penitenziario, rivedere il concetto di pena alla luce della realtà attuale delle prigioni italiane.
Anche don Raffaele Grimaldi, ispettore generale dei cappellani delle carceri italiane, ha lanciato un appello, per «un gesto di clemenza». La stessa invocata da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo, in cui ha chiesto ai governi di assumere iniziative «che restituiscano speranza. Forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società».
Ed «è nella direzione della speranza che bisogna agire», ha rimarcato don David Maria Riboldi, cappellano della Casa Circondariale di Busto Arsizio e fondatore de La Valle d Ezechiele. Perché «per ogni tragedia come quella di De Maria ci sono invece decine di uomini e donne che ce la fanno».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: