domenica 2 gennaio 2022
L'adesione alla Costituzione (e ai valori ad essa preesistenti) e l’Europa come prospettiva irreversibile. I punti fermi di 7 anni in cui si sono alternati mitezza dei toni e risolutezza nei principi
Sergio Mattarella

Sergio Mattarella - Ansa

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ARBITRO
Appassionato di calcio, simpatizzante del Palermo e tifoso dell’Inter, Sergio Mattarella ha sempre descritto il suo ruolo come quello di un direttore di gara del calcio, sin dal discorso di insediamento: «Nel linguaggio corrente – affermò si è soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione. È una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere - e sarà - imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza», auspicò. Non gioca la sua partita, meno si nota e meglio è, si sostiene dell’arbitro. Tuttavia la fluidità del gioco, la qualità dello spettacolo dipendono in buona parte dalle sue decisioni. Ed è soprattutto a gioco fermo, quando si resta tutti col fiato sospeso, che il suo ruolo diventa decisivo. Infatti dei 7 anni di Mattarella resta impressa soprattutto la determinazione con cui ha sbrogliato tre crisi di governo e un esito elettorale, nel 2018, che non sembrava in grado di fornire alcuna maggioranza.

COMUNITÀ
«Sono stati sette anni impegnativi, complessi», con «momenti più felici» e «giorni drammatici». Ma sempre «ho percepito accanto a me l’aspirazione diffusa degli italiani a essere una vera comunità, con un senso di solidarietà che precede, e affianca, le molteplici differenze di idee e di interessi». Non poteva mancare, nell’ultimo messaggio del settennato un riferimento alla «comunità», che è stata un po’ la sua parola simbolo. Mattarella ha sempre conferito ad essa un valore laico e civico, sia pur nell’ambito della sua formazione di cattolico democratico cresciuto alla scuola di Aldo Moro, che riconosce alcuni valori fondanti come pre-esistenti all’ordinamento giuridico. Parola richiamata ancor più spesso in questi due anni di pandemia, in cui a più riprese ha ringraziato gli italiani e soprattutto gli operatori sanitari per lo «spirito di comunità» dimostrato. Che va oltre le norme scritte e rimanda, appunto, al comune sentire di un popolo.

EUROPA
Il capolavoro di Mattarella può essere racchiuso nella capacità di portare un Parlamento che, appena eletto nel 2018, aveva un’inclinazione euroscettica largamente maggioritaria, a sostenere Mario Draghi, il più prestigioso europeista su piazza. Ma prima è stato necessario porre dei paletti. Come non ricordare la bocciatura della prima lista dei ministri del governo giallo-verde di Giuseppe Conte per l’indicazione all’Economia di Paolo Savona, che teorizzava l’uscita dall’euro come 'piano B'. Un’adesione all’Europa non supina, però, se ricordiamo la durissima lettera che Mattarella inviò dopo le improvvide dichiarazioni della neo presidente della Bce Christine Lagarde che avevano causato il crollo della Borsa e l’impennata dello spread, a pandemia appena iniziata. Un intervento senza precedenti, a stigmatizzare una presa di posizione che spazzava via il 'whatever it takes', mettendo a repentaglio i conti dell’Italia per compiacere i falchi tedeschi. Lagarde fece un veloce dietro front.

COSTITUZIONE
«Tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio mandato di presidente», ha detto Mattarella nel suo ultimo messaggio. In tutte le contese che ha dovuto affrontare ha sempre scelto di rifarsi alla Costituzione. Scelta scontata in apparenza, in realtà la più rigorosa. Il suo primo gesto, il 31 gennaio 2015 - ad elezione appena avvenuta, ancor prima dell’insediamento -, la visita alle Fosse ardeatine rappresentò, simbolicamente, l’ancoraggio del settennato al fondamento antifascista della Carta Costituzionale, rendendo omaggio alle centinaia di italiani che pagarono con la vita l’adesione a quei valori, prima ancora che fossero scritti sulla Carta. È andata così anche per l’ultima diatriba che, suo malgrado, lo vorrebbe disponibile per un secondo mandato. Non lo prevede la Costituzione e non sarebbe giusto che lo prevedesse, ha spiegato Mattarella, con il supporto di una serie di riferimenti, da giurista ed ex giudice della Consulta.

MULTILATERALISMO
L’Italia, per Mattarella, può ora riconoscersi in una comunità più ampia, in un’Europa che è stata sinonimo di pace per 70 anni fra popoli che nel secolo scorso si erano fatti ripetutamente la guerra. Che ha saputo reagire alla sfida della pandemia meglio di precedenti crisi e che deve andare verso una difesa comune. Un’Europa sempre più protagonista, in un mondo che non più quello bipolare della guerra fredda, ma multipolare. Però «l’Unione non può restare nelle attuali condizioni: o si completa il suo edificio o si rischia che venga meno», ha ammonito Mattarella presiedendo al Quirinale il vertice dei capi di stato del gruppo Arraiolos. Un multilateralismo volto a confermare, da un lato, l’adesione al Patto atlantico e l’alleanza con gli Usa e al tempo stesso a rafforzare il protagonismo europeo nel rapporto con gli altri primattori sulla scena mondiale. È stata questa la linea italiana portata avanti con successo nel recente G20 dall’asse Draghi-Mattarella.

SHOAH
Mattarella, da fine giurista, sa bene che quando una fattispecie non è regolata dalla legge, con l’argomentazione 'a contrario' si può riuscire a disciplinare anche un caso inverso a quello trattato, colmando una lacuna. Così, in astratto, se non ci fosse la Costituzione a definire i valori fondanti di un popolo, la comune consapevolezza del male assoluto indicherebbe comunque la strada giusta nel suo esatto contrario. La condanna condivisa dell’abominio della Shoah conduce quindi alla fratellanza, alla pace, al rispetto fra diversi popoli e religioni come valori irrinunciabili. Non a caso nel discorso di insediamento Mattarella scelse la storia del piccolo Stefano Gaj Tachè, ucciso nell’attacco alla Sinagoga di Roma nel 1982 come simbolo di tutte le vittime dell’odio e dell’intolleranza. E poi tanti altri gesti sono andati in quella direzione. Il più importante compiuto con la nomina dell’unico senatore a vita del settennato, scegliendo una donna: Liliana Segre, fra le ultime sopravvissute all’Olocausto.

SOLIDARIETÀ
La parola comunità, ne include un’altra: «Senza solidarietà non esiste una vera comunità», ha detto il presidente della Repubblica nella cerimonia di consegna delle onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, conferite nel 2020 e nel 2021. Tanti riconoscimenti a eroi del quotidiano, tanti gesti simbolici, come l’apertura ai disabili della spiaggia prospiciente alla tenuta presidenziale di Castelporziano. A volte sul suo volto è comparsa la commozione. Come nelle ripetute visite all’Arsenale della pace dell’amico Ernesto Olivero, a Torino. O a Rimini, per i 50 anni della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, di fronte al sorriso di un disabile in carrozzella che faticava ad esprimersi, ma venne ben aiutato dalla madre. O ascoltando un ragazzo uscito dal tunnel delle rapine e della droga che, con un largo sorriso, gli raccontò il suo ritorno alla vita e al rispetto dei valori costituzionali. Grazie, appunto, alla solidarietà ricevuta.

COSTRUTTORI
«Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte». Frasi scolpite nella pietra, nel penultimo messaggio di San Silvestro, un anno fa. Quando il governo Conte mostrava ormai di non avere i numeri, e non se ne intravedeva un altro possibile all’orizzonte, con la crisi pandemica che metteva a rischio il futuro stesso del Paese. Poi ne è scaturita l’era Draghi. Ma 'costruttori', per Mattarella, è un concetto che include non solo le forze politiche, ma anche gli enti locali, le istituzioni tutte, nello spirito di «leale collaborazione », e anche i «corpi intermedi», il volontariato, e i cittadini, tutti determinanti nella sua visione, a richiamare una politica sempre più improntata alla disintermediazione dei social e al populismo che ne è consegue.

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