mercoledì 19 novembre 2014
L’85% dei casi non arriva a conoscenza degli adulti. Collaborazione tra pediatri e Polizia di Stato per favorire l’uso positivo del web, prevenire e contrastare il fenomeno.
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Il cyberbullismo è un fenomeno sempre più diffuso tra i giovanissimi, ma resta in gran parte sommerso. A svelarlo è l’indagine “Abitudini e stili di vita degli adolescenti 2014” condotta dalla Società Italiana di Pediatria su 2.107 studenti delle scuole secondarie di primo grado. Il 31% dei tredicenni (dato che sale al 35% se si considerano solo le femmine) dichiara di aver subito molestie via web. Gli adolescenti più a rischio sono, com’è naturale, i frequentatori più assidui dei social network: tra chi ne usa più di tre, la percentuale di chi ha subìto atti di bullismo online sale dal 31 al 45%. Insulti, persecuzioni e minacce su social network (39,4%), in chat (38,9%) o tramite sms (29,8%) sono le modalità più frequenti, seguite dall’invio o pubblicazione di foto o filmati (15%) e dalla creazione di profili falsi su Facebook (12,1%). Il comportamento di gran lunga prevalente tra le vittime è il "difendersi da soli" (60% dei maschi e 49% delle femmine). Sommando il “difendersi da solo” con il "subire senza far niente") si arriva a un 70% di "non emersione" del fenomeno. E se si considera anche chi si limita a confessare la cosa ad un amico/a, la percentuale di casi che non arriva a conoscenza di genitori o insegnanti sfiora l'85%. Emerge inoltre un atteggiamento incoerente tra teoria e pratica. Infatti quasi la metà degli adolescenti che non sono mai stati vittime di bullismo dichiara che, qualora lo fosse, informerebbe un adulto. Questo scostamento tra intenzione dichiarata e comportamento effettivo è stato sempre osservato anche nel bullismo tradizionale, ma è molto più significativo nel cyberbullismo. La spiegazione è che fare emergere una "persecuzione" attraverso Internet costringe la vittima ad “aprire” ai genitori tutta la propria vita sui “social”, disponibilità assai più rara di quella a denunciare episodi circoscritti di violenza fisica. Questi dati sono stati presentati per la prima volta oggi agli Stati Generali della Pediatria, organizzati dalla Società Italiana di Pediatria e dalla Polizia di Stato, in collaborazione con Facebook in occasione della Giornata Mondiale del Bambino e dell’Adolescente dedicata al tema “Bambini sicuri dalla strada alla rete”. “Di fronte al quadro di solitudine in cui si trovano le vittime di cyberbullismo – afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria Giovanni Corsello - occorre rafforzare gli strumenti a loro sostegno, favorire il dialogo, l’apertura e la fiducia verso gli adulti, anche con interventi di prevenzione nelle scuole che coinvolgano non solo vittime e carnefici, ma gli spettatori passivi. Il cyberbullismo ha conseguenze negative sulla salute delle vittime, tra le quali sindromi depressive, ansia, sintomi somatici, ed una maggiore propensione all’uso di droghe e comportamenti devianti. “La Polizia di Stato - ha spiegato Roberto Sgalla, Direttore Centrale per la Polizia Stradale, ferroviaria, delle Comunicazioni e per i Reparti Speciali della Polizia di Stato - opera da anni per far sì che i rischi della rete, soprattutto nei confronti dei minori, non debbano costituire un limite allo sviluppo della comunicazione sul web, ma al contrario un valore aggiunto per la propria crescita culturale. Anche Facebook per bocca di Laura Bononcini, responsabile delle “Public policy” dichiara il proprio impegno “per promuovere un ambiente sempre più sicuro e protetto, tutelando le persone – in particolar modo i minori - da abusi e utilizzi inappropriati delle proprie informazioni e contenuti. In particolare i più giovani, infatti, devono poter cogliere in completa sicurezza le grandi opportunità offerte dal mondo digitale. Per questo è fondamentale che tanto i ragazzi quanto gli adulti siano consapevoli non solo dei potenziali rischi legati al web, ma anche e soprattutto degli strumenti e delle accortezze che possono aiutare a prevenirli e ad affrontarli al meglio. È in quest’ottica che Facebook ha scelto di collaborare con enti esperti e autorevoli quali Polizia Postale e la Società Italiana di Pediatria, con l’obiettivo comune d’informare in modo semplice sui temi della sicurezza online offrendo ai ragazzi e ai genitori consigli concreti su come salvaguardarla”. Ci si augura che la scelta di collaborare raggiunga degli esiti tangibili anche da parte di genitori e insegnanti.
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