martedì 19 marzo 2019
L'indagine bis riguarda i depistaggi sulla morte in detenzione del geometra romano nel 2009. I reati contestati sono falso, omessa denuncia, favoreggiamento e calunnia.
Stefano Cucchi in un'immagine felice

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La Procura di Roma ha chiuso l'indagine bis sui depistaggi relativi alla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 32 anni morto il 22 ottobre 2009 all'ospedale Sandro Pertini, sei giorni dopo essere stato arrestato dai carabinieri per detenzione di droga. Rischiano di finire sotto processo otto militari dell'Arma. L'avviso di conclusione delle indagini, atto che precede solitamente la richiesta di rinvio a giudizio, riguarda tra gli altri il generale Alessandro Casarsa, all'epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, e il colonnello Lorenzo Sabatino, già responsabile del reparto operativo. Tra gli altri carabinieri a rischio processo figurano Francesco Cavallo, già tenente colonnello nonché a suo tempo ufficiale addetto al comando del Gruppo Roma, Luciano Soligo, all'epoca dei fatti maggiore e comandante della Compagnia di Montesacro, da cui dipendeva il comando di Tor Sapienza (dove Cucchi venne portato dopo essere stato picchiato al Casilino), Massimiliano Colombo Labriola, luogotenente e comandante di Tor Sapienza, Francesco Di Sano, carabiniere scelto in servizio presso Tor Sapienza, il capitano Tiziano Testarmata, già comandante del nucleo investigativo, e Luca De Cianni, militare autore di una nota di pg. Casarsa, Cavallo, Colombo Labriola, Di Sano e Soligo sono accusati dalla procura di concorso nel reato di falso. Sabatino e Testarmata, invece, rispondono di omessa denuncia, mentre Testarmata ha anche l'accusa di favoreggiamento. A De Cianni sono attribuiti il falso e la calunnia.

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