lunedì 23 ottobre 2023
Il ministro della Difesa è nel Sud del paese per incontrare i circa 1.100 militari italiani dispiegati al confine con Israele. I rischi di un coinvolgimento di Hezbollah nel conflitto
Crosetto in Libano: «Anche l'Italia impegnata a evitare un'escalation»
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Visita lampo di Guido Crosetto in Libano. Il ministro della Difesa è nel Sud del paese per incontrare i circa 1.100 militari italiani dispiegati a ridosso della cosiddetta "BueLine" la linea di demarcazione (ancora oggetto di contesa in alcuni tratti) che segna il confine con Israele. Nella base militare di Shamaa il ministro è stato accolto dal generale Giovanni Brafa Musicoro, a capo del contingente italiano nel quale il contributo più numeroso viene dalla Brigata "Granatieri" di Sardegna. Crosetto poi si porterà à a Beirut per incontri con rappresentanti istituzionali libanesi.

«Continua lo sforzo della Difesa per prevenire un ulteriore deterioramento della situazione in Medio Oriente» spiegano le fonti della Difesa, aggiungendo che il ministro intende «accertarsi di persona delle condizioni di sicurezza, del morale e dell'attuale situazione del contingente». Si tratta di preservare la presenza dei militari italiani in Libano, per continuare a garantire la pace come è stato fatto finora ma tutelando la «loro sicurezza, considerando che in questa missione le regole di ingaggio prevedono una presenza di pace» ha detto il ministro a Rainews24, ribadendo che Hamas non è il popolo palestinese, ma ha anche invitato a «rimboccarsi le maniche» per la pace. E ha sottolineato il «rispetto di cui gode l'Italia, frutto del lavoro di migliaia di soldati che da anni sono stati in servizio con il loro particolare modo di operare. Tutti dobbiamo lavorare perché non ci sia un'escalation, un peggioramento del conflitto. Sarebbe drammatico se queste vicende infiammassero il mondo islamico e scatenassero una nuova guerra tra occidente e islam», ha detto ancora il ministro, è la prima volta che vedo un attivismo così corale per evitare che la situazione peggiori. I paesi hanno capito che più che lamentarsi per gli incendi che divampano è meglio buttare acqua sul fuoco».

Il contesto in cui opera la missione "nuova Unifil" vede l'Italia impegnata in prima fila fin dalla sua costituzione a garantire il cessate il fuoco fra Israele ed Hezbollah dopo la guerra riesplosa nel 2006 sul fronte Nord con il Libano, a seguito del ritiro delle truppe israeliane. L'Italia ha guidato la missione, che vede il contributo di oltre 40 nazioni, sin dal 2007 con il generale Claudio Graziano e per ben quattro volte, per un lungo periodo, a conferma del ruolo che all'italia viene riconosciuto storicamente, in grado di parlare a entrambe le fazioni in lotta. Nel sud del Libano Hezbollah, proprio con con questo ruolo decisivo svolto dall'Italia è stata sostanzialmente restituita a un ruolo di welfare, accanto alle istituzioni comunali e locali, ma la prospettiva di un ritorno alle armi, nonostante l'impegno della missione finalizzato anche al disarmo di Hezbollah è sempre incombente, anche per via della presenza nel territorio del Sud del Libano dei campi di profughi palestinesi da Ain el-Helweh, autentiche polveriere extraterritoriali, in cui lo scorso agosto ci sono stati segnali di riesplosione della guerriglia.

Il timore, che l'Italia è impegnata a scongiurare, è l'apertura di un fronte Nord del conflitto israelo-palestinese. Un razzo, senza causare danni, ha anche sfiorato anche una nostra base militare lo scorso 15 ottobre, forse per errore, non essendo quello il suo obiettivo, ma probabilmente la linea di confine che non è riuscito a oltrepassare.

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