domenica 24 agosto 2014
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Il cristiano non deve mai perdere il contatto con la realtà (ad esempio andando verso le periferie). E al tempo stesso deve tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale. Sono le due «attenzioni particolari» che il Papa raccomanda ai partecipanti al Meeting per l’amicizia tra i popoli che si apre oggi a Rimini. Lo ricorda in un messaggio inviato al vescovo della città romagnola, Francesco Lambiasi, il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Il Pontefice, scrive infatti il porporato a nome di Francesco, «invita a essere amanti della realtà. Anche questo è parte della testimonianza cristiana: in presenza di una cultura dominante che mette al primo posto l’apparenza, ciò che è superficiale e provvisorio, la sfida è scegliere e amare la realtà». Parolin cita a tal proposito una frase di don Giussani. «L’unica condizione per essere sempre e veramente religiosi è vivere sempre intensamente il reale. Non sarebbe infatti umano, cioè ragionevole, considerare l’esperienza limitatamente alla sua superficie, alla cresta della sua onda, senza scendere nel profondo del suo moto».  Quanto alla seconda raccomandazione del Papa («tenere sempre lo sguardo fisso sull’essenziale »), il segretario di Stato vaticano ricorda che «i problemi più gravi sorgono quando il messaggio cristiano viene identificato con aspetti secondari che non esprimono il cuore dell’annuncio. In un mondo nel quale, dopo duemila anni, Gesù è tornato ad essere uno sconosciuto in tanti Paesi anche dell’Occidente – prosegue Parolin, citando la Evangelii gaudium–, “conviene essere realisti e non dare per scontato che i nostri interlocutori conoscano lo sfondo completo di ciò che diciamo o che possano collegare il nostro discorso con il nucleo essenziale del Vangelo che gli conferisce senso, bellezza e attrattiva”».  Ciò pone con forza il problema della comunicazione chiara della Buona Novella. «Un mondo in così rapida trasformazione – sottolinea il cardinale a nome del Papa – chiede ai cristiani di essere disponibili a cercare forme o modi per comunicare con un linguaggio comprensibile la perenne novità del Cristianesimo. Anche in questo occorre essere realisti». Come scrive Francesco sempre nella Evangelii Gaudium, «molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada».  Papa Bergoglio, aggiunge il messaggio, ringrazia inoltre i responsabili del Meeting di avere accolto e diffuso il suo invito a camminare » nella prospettiva missionaria (il tema di quest’anno del tradizionale appuntamento di Cl è infatti “Verso le periferie del mondo e dell’esistenza”). «Una Chiesa “in uscita” – scrive il segretario di Stato vaticano – è l’unica possibile secondo il Vangelo; lo dimostra la vita di Gesù, che andava di villaggio in villaggio annunciando il Regno di Dio e mandava davanti a sé i suoi discepoli». Il cristiano, perciò, «non ha paura di decentrarsi, di andare verso le periferie, perché ha il suo centro in Gesù Cristo. Egli ci libera dalla paura; in sua compagnia possiamo avanzare sicuri in qualunque luogo, anche attraverso i momenti bui della vita, sapendo che, dovunque andiamo, sempre il Signore ci precede con la sua grazia, e la nostra gioia è condividere con gli altri la buona notizia che Lui è con noi». 

 Condividere la gioia è tra l’altro un modo di evangelizzare, specie in un mondo come quello attuale. «Gli uomini e le donne del nostro tempo – ricorda Parolin – corrono il grande rischio di vivere una tristezza individualista, isolata anche in mezzo a una quantità di beni di consumo, dai quali comunque tanti restano esclusi. Spesso prevalgono stili di vita che inducono a porre la propria speranza in sicurezze economiche o nel potere o nel successo puramente terreno. Anche i cristiani corrono questo rischio». Perciò il Messaggio cita un avvertimento del Papa. «È evidente che in alcuni luoghi si è prodotta una “desertificazione” spirituale, frutto del progetto di società che vogliono costruirsi senza Dio» Ma questo non ci deve scoraggiare, insiste il segretario di Stato, citando anche Benedetto XVI. «Nel deserto si torna a scoprire il valore di ciò che è essenziale per vivere; così nel mondo contemporaneo sono innumerevoli i segni, spesso manifestati in forma implicita o negativa, della sete di Dio, del senso ultimo della vita. E nel deserto c’è bisogno soprattutto di persone di fede che, con la loro stessa vita, indichino la via verso la Terra promessa e così tengono viva la speranza». Esattamente ciò che Francesco chiede ai partecipanti al Meeting.

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