venerdì 26 agosto 2022
Il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo: +218mila a tempo indeterminato. Le aziende continuano ad avere difficoltà di reperimento di personale qualificato
Un colloquio di lavoro

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Il mercato del lavoro resta vivace e nei primi cinque mesi del 2022 registra un saldo positivo tra assunzioni e cessazioni di 739mila contratti. Anche se le aziende continuano ad avere difficoltà a reperire personale. Tra gennaio e maggio – secondo quanto rileva l’Inps nell’Osservatorio sul precariato – le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 3.381.163, con un aumento del 37% rispetto allo stesso periodo del 2021. Nello stesso periodo le cessazioni sono state 2.641.798 con incremento del 44% e il saldo netto è stato positivo per 739.365 contratti. Le cessazioni da contratti a tempo indeterminato, invece, sono state 769.844 (+39%), con una crescita in linea con quelle delle assunzioni stabili (+40%). Non c’è stato quindi l’aumento dei licenziamenti che si temeva alla scadenza del blocco e il saldo per i contratti stabili (assunzioni più trasformazioni meno cessazioni di contratti fissi) nei primi cinque mesi del 2022 è stato positivo per 218.283 contratti (dato più che raddoppiato rispetto ai 122.095 dello stesso periodo del 2021, ancora nel pieno della pandemia). Sono aumentati in modo significativo i contratti precari con una variazione netta tra assunzioni e cessazioni per i contratti a termine di 198.142 unità (inferiore all’anno scorso), di 191.797 per quelli stagionali, di 55.009 per quelli in somministrazione e di 63.450 per quelli intermittenti. Le assunzioni con contratto intermittente (possono essere fatti solo a persone con meno di 25 anni o più di 55) sono state in cinque mesi 296.356, con una crescita del 62%, superiore a quella registrata per i nuovi contratti stagionali (+60%). Il saldo annualizzato, vale a dire la differenza tra i flussi di assunzioni e cessazioni negli ultimi 12 mesi (differenza tra le posizioni di lavoro in essere alla fine del mese osservato rispetto al valore analogo alla medesima data dell’anno precedente) è stato pari a 797mila unità. All’andamento negativo registrato nei mesi più acuti della prima fase della pandemia, antecedente all’avvio della vaccinazione di massa (2020), è seguita a partire da marzo 2021 una fase di continuo recupero. Per il tempo indeterminato la variazione positiva risulta pari a 215mila unità, mentre per l’insieme delle altre tipologie contrattuali la variazione complessiva è pari a 582mila unità. Anche per i rapporti di lavoro incentivati si registra una significativa variazione positiva con l’esonero giovani che aumenta del 62%. L’incentivazione denominata «Decontribuzione Sud», per la sua estensione e pratica assenza di requisiti particolari di accesso, è in termini assoluti l’agevolazione più rilevante e riguarda in cinque mesi 566.198 contratti. Le assunzioni in somministrazioni con contratto a tempo indeterminato aumentano del 77%, ma il dato risente del basso numero iniziale, mentre quelle a termine segnano un +19% con 442.273 contratti.

Resta tuttavia la difficoltà da parte delle aziende italiane di trovare manodopera qualificata. L’83% delle imprese venete, per esempio, vuole assumere nei prossimi sei mesi. Ma di queste, l’88% non riesce a trovare personale. Il paradosso emerge da un’indagine condotta nelle ultime settimane da Fòrema, ente di formazione di Assindustria VenetoCentro diretto da Matteo Sinigaglia. Il sondaggio, intitolato Survey 2022: Indagine sui fabbisogni professionali delle imprese, è stato condotto su un campione di 208 intervistati, tra manager, imprenditori, responsabili di funzione. Le grandi imprese appaiono ancora più in difficoltà delle pmi (la percentuale sale al 93%). Nello specifico, il reclutamento di figure operative da inserire in produzione mostra le maggiori difficoltà, rappresentando il 56% del fenomeno, in forte aumento rispetto al 45% del 2021. Il 57% dei rispondenti dichiara di non riuscire a ingaggiare il nuovo personale necessario per mancanza di figure disponibili.

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