giovedì 30 agosto 2012
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«Premetto che, ovviamente, non posso entrare nel merito dei due episodi, sui quali le indagini sono in corso. Ma posso dire che entrambi sono espressione di una cultura della violenza contro la quale non basta la repressione, non può essere sufficiente». Così il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo commenta il triplice omicidio di Rizziconi e l’incendio dell’esacavatore della cooperativa Valle del Marro. «Serve un vero ribaltamento culturale – aggiunge il magistrato –. Serve un’azione sociale e culturale che per fortuna è iniziata e sta dando segnali positivi. Ed è quello che fa più male alla ’ndrangheta». Non solo parole, visto che il procuratore è spesso presente a iniziative sul fronte della legalità con parrocchie, scuole e associazioni. A cominciare proprio dalla cooperativa Valle del Marro e dalla parrocchia di don Pino Demasi che della cooperativa è un po’ il "papà".Procuratore, due fatti molto gravi, dunque, figli della stessa cultura violenta. Da un lato abbiamo una violenza come espressione culturale di chi vuole farsi giustizia da solo, altrimenti pensa di perdere la faccia. Dall’altro l’espressione pervicace della volontà di mantenere il controllo del territorioNon le chiediamo di violare il riserbo delle indagini, ma almeno capire se si tratta di episodi mafiosi?Allo stato delle indagini non posso escludere niente. E comunque dietro c’è sempre quel tipo di cultura violenta.Due fatti che confermano un momento "frizzante" per la Piana di Gioia Tauro. Con non pochi fatti di sangue e attentatiQua è sempre "momento frizzante". Non ci sono cali di tensione. Purtroppo il rischio è quello di assuefarsi. Pensi che oggi, oltre ai due gravi episodi, ci siamo anche occupati di una grande truffa nel settore del turismo nell’area del Parco della Sila, con un sequestro di alberghi e altri beni per più di sette milioni di euro a persone molto note e apparentemente a posto.Senza entrare nel merito dell’episodio, l’ennesimo attentato alla cooperativa Valle del Marro conferma l’importanza della confisca dei beni ai mafiosiAssolutamente. Senza l’attacco alle ricchezze dei clan la risposta dello Stato perderebbe parte della sua ragione d’essere. Ed è proprio quello che la ’ndrangheta cerca di combattere. E anche le altre mafie come dimostrano le tante intimidazioni. Ma le intimidazioni, qui come in altre regioni, non fermano le buone prassi sui beni confiscati.È preoccupato dei rischi di tagli a sicurezza e giustizia?Per ora non ne vedo. Comunque certi avamposti del contrasto alle mafie e per il ripristino della legalità non devono e non possono essere smantellati.E della riforma delle intercettazioni di cui tanto si parla è preoccupato?Bisogna stare molto attenti a non buttare il bambino con l’acqua sporca ma prima o poi la questione andrà affrontata e posto qualche rimedio alle distorsioni nella loro divulgazione.
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