venerdì 27 ottobre 2023
Il Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana ha riconosciuto il danno subito per una ordinanza dell'allora presidente Musumeci, più restrittiva delle decisioni del governo Conte
La Corte ha accolto il ricorso dei genitori

La Corte ha accolto il ricorso dei genitori - IMAGOECONOMICA

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Risarcito per un lockdown eccessivo. È la decisione del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) per la Regione siciliana sul ricorso presentato dalla famiglia di un bambino che nel 2020, non ancora undicenne, soffrì per le restrizioni che l’allora presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, stabilì in aggiunta a quelle decise a livello nazionale dal governo di Giuseppe Conte.

La sentenza risale al 23 marzo scorso, ma è stata depositata nei giorni scorsi. Infatti il Dpcm del presidente Conte stabiliva il divieto di svolgere qualsiasi attività motoria all'aperto, anche in forma individuale, «ivi inclusa quella dei minori accompagnati dai genitori», ma con la deroga che consentiva di uscire, correre, giocare e sgambare «nei pressi della propria abitazione». Viceversa l’ordinanza emessa dal presidente Musumeci l’11 aprile 2020 eliminava quest’ultima possibilità di uscita.

Il ricorso dei genitori del piccolo Francesco, dopo un primo appello al Tar, respinto, è approdato alla Cga. La Corte siciliana, l’equivalente del Consiglio di Stato nella Regione a statuto speciale, presieduta da Ermanno de Francisco, ha stabilito che sotto il profilo risarcitorio il bambino avesse ragione: il divieto imposto era immotivato, dunque illegittimo. Se lo Stato aveva assunto misure su tutto il territorio nazionale, le Regioni potevano intervenire solo se vi fosse stato un aggravamento della situazione, e secondo principi di adeguatezza e proporzionalità.

Di qui il riconoscimento del danno subito dal bambino, e la decisione di riconoscergli un risarcimento per i 5 giorni nei quali gli fu impedito di uscire: 200 euro al giorno per un totale di mille euro.

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